È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il “Piano nazionale d’azione per il Radon 2023-2032”. Il Piano, adottato con DPCM 11 gennaio 2024, contiene gli obiettivi per affrontare i rischi a lungo termine dell’esposizione al radon nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni, descrive la linea d’azione nazionale e fornisce agli esperti e ai cittadini interessati informazioni sulla strategia italiana per ridurre l’esposizione della popolazione al radon.
Il radon – ricorda innanzitutto il documento – è un gas nobile radioattivo naturale. È invisibile, inodore, incolore e insapore, ed è un prodotto intermedio del decadimento di elementi radioattivi che si trovano nel suolo, nell’acqua e nei materiali da costruzione. Poiché è un gas, il radon può facilmente uscire e accumularsi nell’aria, all’aperto si diluisce e si disperde; ma in ambienti chiusi si concentra soprattutto quando la ventilazione degli edifici non è sufficiente.
Il maggior contributo alla concentrazione di radon indoor proviene dal suolo, dal quale penetra all’interno degli edifici principalmente attraverso fessure nei pavimenti; giunzioni del pavimento e della parete; passaggi degli impianti termici idraulici e delle utenze elettriche.
La concentrazione di attività del radon nell’aria è misurata in Becquerel per metro cubo (Bq/m3). Studi scientifici hanno dimostrato che esiste una correlazione statistica tra la quantità di radon in aria e il rischio di tumore ai polmoni e che questo rischio aumenta di circa il 16% per ogni 100 Bq/m3 di incremento di concentrazione media di radon.
In base ai dati registrati nella prima indagine condotta nelle abitazioni alla fine degli anni ’80, è stato stimato che circa 800.000 abitazioni italiane presentino una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, le abitazioni con concentrazione di radon superiori a 400 Bq/m3 sono valutate in circa 200.000, mentre la stima per i luoghi di lavoro che superano i 300 Bq/m3 ammonta a circa 200.000 edifici.
Il Piano nazionale d’azione per il radon intende agire su tre macro aree strategiche:
- Misurare;
- Intervenire;
- Coinvolgere.
Declinate in azioni, a loro volta articolate in attività.
L’area “Misurare” definisce e raccoglie le azioni dedicate a fornire indicazioni sulle indagini, sui protocolli di misurazione e sulla gestione dei dati di concentrazione di radon indoor, sui livelli prestazionali e le modalità operative e gestionali dei servizi di dosimetria, sulla individuazione delle aree prioritarie, sui luoghi di lavoro e sulle attività lavorative a maggior rischio di esposizione. Lo scopo principale è individuare le aree prioritarie attraverso la caratterizzazione omogenea dell’intero territorio nazionale e individuare le attività lavorative, i luoghi di lavoro e gli edifici esposti a maggior rischio.
L’area “Intervenire” raggruppa le azioni per ridurre il rischio di esposizione al radon e promuove i sistemi di prevenzione e riduzione negli edifici esistenti e nei nuovi edifici con indicazioni sulla loro progettazione, individua i materiali da costruzione che potrebbero esalare radon, fornisce indicazioni per la qualificazione degli esperti di risanamento.
Le azioni previste dall’area “Comunicare” promuovono la diffusione della conoscenza del fenomeno radon attraverso strategie comunicative efficaci e mirate che prevedono lo sviluppo di piani di formazione rivolti ai lavoratori e ai professionisti della pubblica amministrazione, la realizzazione di progetti didattici rivolti agli studenti, la possibilità di utilizzare forme partecipative da parte del cittadino e la promozione, infine, di azioni diffuse di riduzione dell’esposizione al radon nelle abitazioni.
Una azione prevede l’istituzione dell’Osservatorio nazionale radon che, attraverso un monitoraggio dell’attuazione delle azioni del Piano, supporta e integra le attività previste.
Gli obiettivi di riduzione dell’esposizione al radon che il Piano si prefigge di realizzare nel corso dei dieci anni di durata sono i seguenti:
- la riduzione della concentrazione di radon nei luoghi di lavoro con concentrazione di radon superiore ai 300 Bq/m3 , nel rispetto delle previsioni normative;
- la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni, ricadenti nelle aree prioritarie nelle quali sia stata riscontrata una concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, dando la precedenza a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3;
- la riduzione della concentrazione di radon almeno nel 50% delle abitazioni del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, ricadenti nelle aree prioritarie, con concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m3, sempre con priorità a quelle con concentrazione superiore a 300 Bq/m3 ;
- il controllo che il livello di concentrazione di radon sia inferiore ai 200 Bq/m3 nelle abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024.
Le valutazioni della situazione ai fini del raggiungimento degli obiettivi sono effettuate periodicamente dall’Osservatorio nazionale radon – in riferimento al documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “Development of environment and health indicators for european union countries” – tramite i seguenti specifici indicatori:
- la stima, attraverso adeguate indagini campionarie, del numero di abitazioni e luoghi di lavoro in cui vengono superati i livelli di riferimento;
- il numero di abitazioni e luoghi di lavoro in cui è stata misurata la concentrazione di radon;
- il numero di abitazioni e luoghi di lavoro in cui la concentrazione di radon misurata risulta superiore ai livelli di riferimento;
- la stima del numero di abitazioni e luoghi di lavoro, con concentrazioni di attività di radon misurate superiori ai livelli di riferimento, che siano state risanate con conseguente riduzione della concentrazione di radon.