L’obbligo di installare i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore negli edifici condominiali entro la fine del 2016 comporterà anche un cambio del criterio con cui si ripartiscono le spese di riscaldamento e acqua calda. Negli edifici sprovvisti di contabilizzazione del calore ciò avveniva generalmente in base ai millesimi di proprietà; in quelli che ne disponevano mediante la definizione di una quota a consumo e di una fissa da parte dell’assemblea condominiale. La legge entrata in vigore recentemente, ossia il Decreto legislativo 102 del 2014, rimanda invece obbligatoriamente al criterio contenuto nella norma UNI 10200. In futuro le componenti di spesa saranno perciò formate da
- consumi volontari – ossia il calore prelevato consapevolmente per il riscaldamento degli ambienti e l’acqua calda per usi sanitari –
- consumi involontari, causati ad esempio dalle dispersioni della rete di distribuzione
- spesa gestionale, costituita dai costi di conduzione e manutenzione dell’impianto termico e dai servizi di lettura e ripartizione dei consumi.
Ognuna delle tre componenti sarà ripartita con un criterio specifico: la prima in base ai consumi effettivamente misurati, le altre due in base all’uso potenziale dell’impianto. Per mettersi in regola si dovrà anche modificare per tempo il regolamento condominiale: nel 2017 si potrà ancora derogare a quanto fissato dalla norma, ma soltanto per un anno, poi bisognerà adeguarsi. Il principio generale del legislatore è orientare con decisione il comportamento energetico degli utilizzatori, forzandoli contenere al massimo gli sprechi.
Ma il successo della misura sarà raggiunto soltanto se l’obiettivo condiviso tra amministrazione e condòmini sarà la riduzione della spesa complessiva del condominio e non solo una diversa ripartizione a spesa costante; per fare questo occorrerà coinvolgimento, informazione e trasparenza delle informazioni.