I conti del Conto

Ing. Laurent Roberto Socal
Presidente Anta

Secondo il rapporto statistico 2012 del Gse, l’anno scorso sono stati erogati incentivi per oltre 6 miliardi di euro. Con il V Conto energia gli incentivi, che hanno durata ventennale, toccheranno la cifra massima di 6,75 miliardi di euro. Quanto vale questo fiume di denaro, prelevato dalle bollette degli utenti italiani per essere distribuito ai proprietari degli impianti incentivati? Facciamo qualche conto.

Se dividiamo quei 6 miliardi di euro per il numero di cittadini residenti in Italia (60 milioni) otteniamo 100 euro a testa. In pratica, una famiglia di tre persone spende ogni anno 300 euro per incentivare un impianto fotovoltaico che, normalmente, non è suo.

Parte di questa cifra remunera i piccoli impianti, ma la maggior parte degli incentivi, però, se ne è già andata all’estero per acquistare i moduli fotovoltaici che hanno riempito il nostro territorio. Un’altra parte se ne andrà a retribuire grandi capitali, anche stranieri, che hanno trovato un investimento sicuro e redditizio remunerato dagli utenti italiani.

Prendiamo quegli stessi 6 miliardi e dividiamoli per 40.000 – cifra con la quale si potrebbe adeguare energeticamente un condominio di 16 appartamenti (sistema di termoregolazione e contabilizzazione, nuova caldaia a condensazione ed eventuale isolamento del sottotetto).

Otteniamo 150.000 edifici residenziali adeguati gratuitamente (con incentivo 100%) ogni anno. Se consideriamo 2 abitanti ad appartamento, si tratta di quasi 5 milioni di persone! In 20 anni si potrebbe ristrutturare energeticamente il 160% del patrimonio edilizio nazionale!

In alternativa, con gli stessi 40.000 euro potremmo coprire lo stipendio e i costi sostenuti da un’azienda che assumesse un lavoratore dipendente. In questo caso si tratterebbe di 150.000 posti di lavoro per i prossimi vent’anni, ovvero il “dedotto” occupazionale del fotovoltaico.

L’”indotto” del fotovoltaico è pari, invece, alle poche decine di migliaia di posti di lavoro creati nel settore, ma che difficilmente potranno restare tali da qui al 2033. Anzi molti stanno già scomparendo…

Un particolare non irrilevante: nei casi descritti (ristrutturazione dei condomini e posti di lavoro) quei 6 miliardi sarebbero restati nel nostro paese e l’economia nazionale ne avrebbe tratto un sicuro giovamento. E il Conto Energia cosa ci dà in cambio? Ben il 5÷6% dell’energia elettrica di cui abbiamo bisogno in Italia.

E qui, per fortuna, ci fermiamo. La potenza minima della rete elettrica italiana nelle ore di minor consumo è compresa fra 20 e 25 GW. Poiché la potenza installata degli impianti incentivati è già di oltre 16 GW, fra poco sarà addirittura necessario poterli distaccare dalla rete in alcuni momenti. Ciò significa che non c’è più spazio per installarne altri.

Quanto ci costa, in bolletta, tutto questo? Nel solo 2012, a causa dell’aumento degli oneri di sistema destinati agli incentivi al fotovoltaico, il costo di un chilowattora elettrico è aumentato di circa 3 centesimi a kWh. Su un costo della materia prima di circa 10 centesimi a kWh, si tratta di un carico supplementare del 30%.

Oltre alle tasse siderali, alle leggi assurde ed alla burocrazia demenziale, se servisse qualche altro motivo per capire perché le aziende scappano dall’Italia, eccolo servito. La domanda che dovremmo porci è: perché abbiamo accettato ed accettiamo questa situazione? In nome di quale sostenibilità? E chi ha preso queste decisioni non dovrebbe risponderne?

Almeno per limitare i danni, non sarebbe il caso di stabilire che l’erogazione degli incentivi venga interrotta una volta rimborsato il costo documentato dell’impianto, salvando eventualmente i pochi piccoli impianti fino a 6 kW?