Crescita record degli energy manager

La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia è un’associazione tecnico-scientifica indipendente e senza finalità di lucro che gestisce dal 1992, su incarico a titolo non oneroso del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, la rete degli energy manager individuati ai sensi della Legge 10/1991, recependone le nomine e promuovendone il ruolo attraverso varie iniziative.

La Federazione ha recentemente presentato l’edizione 2024 del “Rapporto sugli energy manager in Italia”, con, in particolare, l’obiettivo di:

  • fornire un quadro statistico dettagliato delle nomine degli energy manager pervenute alla FIRE nell’anno analizzato;
  • promuovere il ruolo dell’energy manager fra i soggetti inadempienti e fra i soggetti non obbligati interessati ad avviare delle azioni di miglioramento dell’uso dell’energia.

Il Rapporto ricorda innanzitutto quali sono il ruolo e i compiti dell’energy manager, definendolo un profilo di alto livello, con competenze manageriali, tecniche, economico-finanziarie, legislative e di comunicazione, che supporta i decisori aziendali nelle politiche e nelle azioni collegate all’energia.

L’evoluzione del mercato e della normativa lo hanno portato negli ultimi anni ad accostare ai tradizionali argomenti energetici (lato riduzione e flessibilità della domanda e produzione dell’energia) temi quali la riduzione delle emissioni climalteranti, la sostenibilità e la digitalizzazione.

Questo si traduce in un ruolo differente a seconda delle caratteristiche dimensionali della struttura considerata:

  • nel caso di un’organizzazione complessa, sarà preferibilmente un dirigente alla guida di un gruppo di persone di estrazione prevalentemente tecnica;
  • in presenza di dimensioni aziendali medie sarà probabilmente una figura con competenze energetiche;
  • per aziende ed enti di piccole dimensioni si tratterà presumibilmente di un consulente esterno con competenze tecniche.

Da quando è disponibile la certificazione come EGE (Esperto in Gestione dell’Energia) secondo la norma UNI CEI 11339, è utile che l’energy manager risulti certificato, soprattutto nel caso di un consulente esterno.

Venendo al quadro statistico, il rapporto ha registrato il più alto numero di nomine totali degli ultimi 20 anni, con un incremento rispetto all’anno precedente in tutti i settori di riferimento. Nel 2023 sono stati 2.498 gli energy manager nominati. Di questi, 1.728 lavorano presso soggetti obbligati e 770 presso soggetti non obbligati. Il 79% degli energy manager possiede una laurea tecnica, l’1% una laurea non tecnica e il 16% un diploma tecnico-professionale.

Il Rapporto individua alcune aree di miglioramento delle competenze, sulla base della nuova edizione della UNI CEI 11339 pubblicata nel 2023 e di quanto emerso dall’indagine: soft skill, tematiche legate alla decarbonizzazione, alla digitalizzazione e alla sostenibilità. Si registra, comunque, una crescita del ruolo anche rispetto ai sistemi di gestione e alle configurazioni di autoconsumo diffuso. Secondo la Federazione sarebbe, invece, da migliorare l’inquadramento.

La maggior parte degli energy manager (il 63%) ha un inquadramento aziendale elevato, dai diversi livelli del quadro, al dirigente fino all’amministratore. Questa percentuale è pressoché in linea rispetto ai dati dell’anno passato. Rimane, altresì, ancora oggi un numero consistente di energy manager inquadrati a livello troppo basso per potere incidere in modo adeguato sulle scelte aziendali (impiegati e quadri di basso livello). Altro dato: gli energy manager interni certificati EGE sono il 21% (stabile rispetto allo scorso anno), di contro gli energy manager consulenti esterni e certificati sono il 73%, in aumento di due punti rispetto al 2022.

Per ciò che riguarda i sistemi di gestione dell’energia (SGE) – continua il Rapporto – i soggetti che hanno nominato un energy manager, siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia, risultano essere 397, circa il 19% in più rispetto all’anno precedente. La tendenza è in continuo aumento negli anni e rappresenta uno dei segnali più confortanti in ottica di ampliamento del raggio di azione dell’energy manager. Peraltro, questa tendenza – sollecita la FIRE – dovrà vedere una forte accelerazione nei prossimi quattro anni, in ragione dell’obbligo introdotto dalla direttiva 1791/2023 sull’efficienza energetica, che prevede la certificazione ISO 50001 per tutte le imprese sopra gli 85 TJ di consumo medio di energia nei tre anni precedenti.

Tornando alla crescita delle nomine, il Rapporto ritiene interessante notare che l’incremento si ha anche nella PA. Sono 60 i comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria dell’energy manager, pur non superando la soglia di obbligo. Il tasso di nomine relative alle regioni è pari al 45% (9 su 20, in aumento di due unità rispetto all’anno precedente), mentre va peggio per le province con un 19% (comunque in aumento rispetto all’anno precedente). Nonostante ciò, rimane una diffusa inadempienza (solo la metà delle città metropolitane ha inviato la nomina). I capoluoghi di provincia che hanno nominato un energy manager sono invece 46 su 109.