Pompe di calore a scambio geotermico, free cooling e recupero del calore ad alta efficienza, reti a portata variabile e un’efficace regolazione automatica minimizzano l’impatto energetico e ambientale di un landmark urbano.
Luogo di transizione fra il tessuto ottocentesco e la prima periferia industrializzata milanese, Piazzale Loreto è un ampio rondò nel quale convergono importanti arterie viabilistiche. Nei primi anni ‘60 l’anonimo skyline della piazza fu profondamente trasformato dalla costruzione di Palazzo di Fuoco (progetto Minoletti – Chiodi), un edificio per funzioni terziarie dall’immagine molto innovativa per l’epoca.
Oggi il rinnovato Palazzo di Fuoco (progetto GBPA Architects) preserva il concept originario, grazie alla rispettosa reinterpretazione dei principali tratti morfo-tecnologici e spazio-funzionali, rispondendo agli standard contemporanei anche per quanto attiene prestazioni energetiche, fonti rinnovabili, qualità dell’aria e condizioni di comfort, che hanno concorso alla certificazione BREEAM-In-Use Excellent.
Palazzo di Fuoco – L’edificio in sintesi
Promosso da Krialos SGR, l’intervento di ristrutturazione e riqualificazione energetica ha mantenuto l’assetto stereometrico preesistente, composto dal volume principale su 10 livelli, con basamento a doppia altezza e fascia sommitale trasparente, e da due corpi laterali in linea, di 5 e 8 livelli, a delimitare la corte coperta interna.
L’articolazione spazio-funzionale è stata trasformata per rispondere alle necessità degli spazi per uffici contemporanei, con possibilità di suddivisione mono e multi-tenant (circa 115 persone per piano). Al piede l’edificio (SLP 8.796 m²) ospita ampi esercizi commerciali e i 2 ingressi pedonali, aperti verso la piazza e una strada laterale, oltre ai livelli ipogei occupati dalla corte coperta e dagli spazi tecnici.
Le lobbies introducono alla corte, disposta su più livelli, che funge sia da cerniera per i percorsi interni, sia da luogo di incontro e sosta. La centralità di questo spazio collettivo è enfatizzata dall’estrema trasparenza delle vetrate perimetrali, che consento la visione degli spazi interni nei quali il verde svolge un ruolo importante.
Dalla corte si accede ai 2 nodi della circolazione verticale che conducono agli uffici. Gli elevatori sbarcano sia in posizione baricentrica rispetto al volume principale, consentendo la suddivisione dei livelli superiori in semipiani, sia lungo corridoi vetrati che mettono in comunicazione le estremità dei corpi laterali. In copertura si trovano un’area relax all’aperto sormontata da spazi tecnici.
Il disegno dei prospetti mantiene l’immagine consolidata ispirata all’international style postbellico: un curtain wall regolare e trasparente (5.240 m² complessivi), scandito da un esile reticolo metallico, con strutture verticali arretrate rispetto ai piani di facciata che esaltano il ruolo del fronte principale, rivolto verso il centro storico e ben visibile da tutte le direzioni.
Comunicazione e trasparenza
Il prospetto verso piazzale Loreto è concepito per la visione notturna dell’elaborato apparato comunicativo luminoso, che rese e rende ancora l’edificio un landmark urbano. In origine il sistema era composto da luci al neon colorate, inserite nelle architravi delle finestre, mentre sulla copertura erano installati un nastro luminoso per la messaggistica, un grande quadrante orario circolare e un’antenna che riportava i dati meteorologici.
L’intero apparato per l’illuminazione notturna dell’edificio è stato riprogettato utilizzando la più evoluta e sostenibile tecnologia LED, estesa a tutta la superficie dei prospetti. Questa sorta di lavagna luminosa sottolinea le forme architettoniche in modo dinamico e inquadra messaggi e immagini, comunicando con lo spazio urbano della piazza interessata dal progetto di riqualificazione urbana Loreto Open Community 2026.
Il nuovo involucro edilizio esterno è composto da cellule prefabbricate modulari con vetrate strutturali a camera singola, incollate a telai in profili di alluminio anodizzato con taglio termico. Le facciate del basamento nella zona retail sono realizzate con specchiature continue a vetrocamera singola, accostate mediante giunti siliconici, per enfatizzarne la trasparenza.
I prospetti interni sono invece concepiti come quinte della corte. In questo caso la cortina di cellule prefabbricate prevede prevalentemente specchiature opache policromatiche, alternate a moduli trasparenti visivi con vetrocamera singola e fasce spandrel in vetro retro-smaltato.
Grazie alle elevate performance dell’involucro edilizio e alle scelte in ordine all’impiantistica termomeccanica, il rinnovato Palazzo di Fuoco coniuga un’immagine all’avanguardia con prestazioni di riferimento dal punto di vista energetico e ambientale.
La parola al progettista
L’ing. Aldo Bottini (BMS Progetti) ha coordinato l’engineering del progetto relativo alla renovation di Palazzo di Fuoco:
«Fin dalla fase concorsuale, il percorso è stato caratterizzato da una stretta collaborazione con gli altri team coinvolti. Questo ha facilitato l’individuazione di idee e soluzioni condivise per tutti gli aspetti tecnici più rilevanti, dal design delle facciate alla conformazione degli spazi interni, dalla dotazione tecnologica al comfort ambientale, ecc..».
Quali sono state le principali complessità incontrate e come sono state risolte?
«Nella sua configurazione originaria l’edificio era dotato di un antiquato impianto a ventilconvettori con aria primaria. L’impostazione del sistema prevedeva una distribuzione che impattava sulla fruibilità degli spazi, limitando le superfici utilizzabili e la trasparenza della facciata. Abbiamo confermato questa soluzione impiantistica, aggiornandola dal punto di vista tecnologico e del comfort, lavorando in sinergia con gli architetti sia per combinarla con i rilevanti interventi strutturali, sia per rendere gli spazi di lavoro il più possibile fruibili e flessibili.
Il risultato è una soluzione integrata ottimizzata, anche a vantaggio del contenimento dei costi per i successivi interventi di fit-out. Il ricorso a ventilcovettori incassati a pavimento o a soffitto, ad esempio, ha richiesto un’attenzione specifica anche alla progettazione dei sistemi di facciata, chiamati a rispettare la scansione strutturale, della quale ha beneficiato anche il disegno dei controsoffitti, vincolati da altezze interpiano non modificabili.
Il risultato più interessante per noi è che l’impianto dell’ingegneria sul progetto è molto efficace ma poco visibile. Ancora una volta abbiamo lavorato affinché l’ingegneria risultasse leggera, anche se importante per il recupero di preziose superfici lungo il perimetro dei diversi piani, mantenendo quell’immagine estremamente trasparente che distingueva l’architettura voluta dal progettista, realizzando ambienti dall’aspetto sobrio e molto confortevoli».
Quali sono gli aspetti più interessanti dell’impianto di climatizzazione?
«La ricerca di soluzioni molto performanti dal punto di vista energetico, attestate da certificazioni autorevoli, costituisce una sfida comune a tutti i progetti contemporanei. In questo caso era di fondamentale importanza nascondere tutti i principali componenti impiantistici anche rispetto alla vista dall’esterno. L’elevato grado di integrazione fra edificio e impianti risponde non solo al requisito della funzionalità, ma anche alla necessità valorizzare l’architettura.
Il risultato è un edificio pienamente rispondente alle aspettative del committente, efficiente e sostenibile dal punto di vista energetico quanto confortevole e salubre. Al contempo Palazzo di Fuoco presenta un’immagine architettonica estremamente rispettose della memoria del luogo, senza rinunciare a una qualità degli spazi collettivi interni adeguata alle esigenze del nostro tempo».
Palazzo di Fuoco. Aspetti generali della progettazione
L’edificio è situato a Milano (zona climatica E; 2.404 gradi giorno): a fronte di condizioni termoigrometriche esterne pari a -5 °C con U.r. 80 % (inverno) e a 33 °C con U.r. 48 % (estate), negli ambienti interni sono garantite temperature operative pari a 20 °C (inverno) e a 26 °C (estate), con U.r. 50%. Nella corte coperta le temperature di progetto variano fra 18 °C e 28 °C, senza controllo dell’umidità.
La progettazione impiantistica è stata orientata a principi di:
- contenimento dei consumi energetici, grazie a: componenti edilizi ad alte prestazioni energetiche; pompe di calore abbinate a geotermia a bassa entalpia; free cooling e recupero di calore ad altissima efficienza per la ventilazione; reti a portata variabile con pompe e ventilatori dotati di inverter; sistema di regolazione automatica e supervisione (BMS);
- assenza di emissioni climalteranti in sito e minimizzazione delle emissioni acustiche;
- alta qualità dell’aria indoor, mediante filtrazione dell’aria e presenza di sonde di qualità dell’aria in ambiente;
- elevati comfort e funzionalità per gli utenti, con selezione di terminali efficienti e dispositivi di controllo e gestione intuitivi;
- affidabilità rispetto a guasti e ad eventi esterni, con ridondanza di apparecchiature e componenti ad alto grado di sicurezza intrinseca e con un’architettura in grado di fronteggiare situazioni di emergenza con limitati tempi di ripristino del servizio;
- contenimento delle spese di manutenzione, con accessibilità semplificata agli impianti e possibilità di operare senza creare disservizi all’utenza.
Il progetto si distingue per l’alto grado di integrazione e modularità estese all’intero l’edificio, con particolare attenzione alle reti di distribuzione e alla posizione dei terminali, a vantaggio della facilità d’installazione, della plurifunzionalità e della flessibilità.
Per consentire l’installazione e la manutenzione straordinaria delle apparecchiature della centrale termofrigorifera, il locale è accessibile da una botola/asola (dimensioni 400 x 250 cm) nel solaio del primo livello interrato e, in proiezione, nella copertura della corte coperta.
La centrale termofrigorifera
Situata al secondo livello interrato, la centrale termofrigorifera produce i fluidi termovettori caldo (45÷40 °C) e refrigerato (7÷12 °C) per la climatizzazione, anche in contemporanea, mediante scambio termico con acqua di falda. Il circuito geotermico è di tipo aperto, realizzato con tubi in polipropilene PP-RCT tristrato, e comprende:
- 3 pozzi di presa, dotati di elettropompe a portata variabile (max 90 m³/h);
- valvola di bilanciamento e regolazione (EQM) con prese di pressione e servocomando modulante;
- separatore di impurità, microbolle e magnetite con tecnologia ciclonica;
- filtro autopulente automatico a controlavaggio;
- 3 scambiatori di calore a piastre (ciascuno 600 kW);
- dispositivi di precisione per mantenimento della pressione e degasazione;
- camera di calma per resa a un corso d’acqua superficiale che transita in prossimità dell’edificio; in alternativa sono presenti 3 pozzi di resa.
La produzione dei fluidi è affidata a 6 pompe di calore polivalenti (ciascuna: 322 kWt; 295 kWf) con funzionamento in cascata, equipaggiate con compressori scroll (R410A) e gruppi idronici con scambiatori di calore a piastre. Lo scambio termico con l’acqua di falda avviene:
- in inverno a 15÷10 °C (primario) e a 8÷14 °C (secondario);
- in estate a 16÷21 °C (primario) e a 26÷18 °C (secondario).
La centrale termofrigorifera comprende inoltre:
- quadri elettrici di potenza e regolazione (alimentazione, comando e controllo delle apparecchiature);
- sistemi di trattamento dell’acqua tecnica (addolcimento, anticorrosione) e riempimento delle reti;
- elettropompe (circuiti primari, secondari, condensazione) a portata variabile;
- 2 serbatoi inerziali per l’acqua calda e refrigerata (ciascuno 5.000 l);
- collettori di distribuzione per reti a 4 tubi, distinte per ventilconvettori e UTA.
Circuiti e apparecchiature sono opportunamente coibentati, per minimizzare dispersioni termiche e prevenire la formazione di condensa. La gestione ottimizzata del funzionamento dell’intera centrale, compreso il circuito geotermico, è affidata al system manager delle unità polivalenti che controlla anche sonde termiche, pressostati differenziali, valvole, flussostati, degasatore, contabilizzatori e contatori, ed è interfacciato con il BMS.
Quest’ultimo è accessibile presso la control room, mediante pc, e da remoto: provvede alla gestione, al controllo e alla supervisione degli impianti meccanici (centrale termofrigorifera, UTA, climatizzazione e ventilazione degli ambienti). Ogni tenant dispone di un pannello touch screen per la gestione degli impianti di pertinenza.
Soluzioni per il comfort
I circuiti di distribuzione in acciaio nero sono equipaggiati con valvole a 2 vie, per adeguare la portata al fabbisogno istantaneo e conseguire un ulteriore risparmio energetico. Le montanti transitano in cavedi accessibili per la manutenzione, dalle quali le reti dirette alle utenze si diramano con stacchi di piano dotati di contabilizzatori.
Le varie aree funzionali sono servite da differenti soluzioni per climatizzazione e ventilazione meccanica. Vediamole in dettaglio:
- reception A: ventilconvettori canalizzati a soffitto, pavimento radiante (solo riscaldamento), aria primaria con diffusori lineari ad alta induzione per mandata e ripresa;
- reception B: come la reception A, con ventilconvettori canalizzati inseriti nelle contropareti;
- uffici (tutti i livelli): ventilconvettori a pavimento e a 4 tubi, aria primaria con bocchette ad alta induzione;
- corte coperta: ventilazione a tutta aria con UTA dedicate, immissione da diffusori a ugello in controparete e ripresa da griglie a pavimento;
- aree commerciali: ventilconvettori canalizzati a soffitto, aria primaria con diffusori lineari ad alta induzione per mandata e ripresa più recuperatori di calore di zona a soffitto.
Nei servizi igienici presenti nelle diverse aree sono stati previsti impianti di estrazione ed espulsione dell’aria.
Gli spazi a doppia altezza destinati alle lobby di ingresso sono riscaldati da pavimenti radianti, con ventilconvettori canalizzati per l’integrazione termica invernale e la climatizzazione estiva.
L’aria primaria è fornita dall’UTA al servizio della corte coperta (30.600 m3/h), simile a quelle utilizzate per gli uffici ma installata nel secondo livello interrato. In questo caso un canale che sfocia in copertura approvvigiona l’aria di rinnovo: l’immissione dell’aria avviene grazie a ventilatori VAV di sovrappressione, dotati di filtri G4 e silenziatori, mentre l’espulsione avviene attraverso bocche di lupo perimetrali.
La diffusione dell’aria avviene attraverso diffusori lineari ad alta induzione a flusso turbolento, installati a soffitto lungo la facciata esterna (reception A) e a parete (reception B), con ripresa attraverso tagli architettonici realizzati nei controsoffitti.
Nella corte coperta la climatizzazione è affidata a un impianto a tutt’aria con ricircolo parziale, per il solo controllo della temperatura interna. L’aria è distribuita da canalizzazioni installate nella controparete, mediante diffusori a ugello sferico termoregolabile per lanci profondi, dotati di motorizzazione elettrica e regolazione termostatica, mentre la ripresa avviene attraverso griglie pedonabili, installate a filo pavimento e distribuite in modo uniforme, complete di plenum, serranda di regolazione e cestello per la raccolta della polvere.
Nelle aree commerciali sono presenti le sole predisposizioni per l’installazione di impianti a tutt’aria. La control room al primo livello interrato dispone di un impianto di climatizzazione VRF con terminali interni incassati nel controsoffitto.
Regolazione e bilanciamento sono affidate a valvole a 2 vie servocomandate, del tipo pressure independent, comandate da termostati ambiente (±3 °C) a parete, con gestione automatica dal BMS. Nei servizi igienici sono previsti anche termoarredi alimentati dal circuito dell’acqua calda dei ventilconvettori.
Al servizio degli uffici sono state previste 2 UTA silenziate, una per ciascun semipiano, per una portata complessiva di 45.000 m3/h. Situate sulla copertura, le macchine sono equipaggiate con:
- pre-filtrazione G4 e filtrazione F8;
- serrande motorizzate di presa ed espulsione dell’aria esterna;
- recuperatore di calore rotativo igroscopico ad altissima efficienza;
- doppi ventilatori plug-fan a inverter, per mandata e per ripresa;
- batterie calda, fredda e di post-riscaldamento;
- umidificazione adiabatica con acqua atomizzata, collegato a un sistema di trattamento dell’acqua ad osmosi inversa;
- quadri elettrico e di regolazione interfacciati con il BMS.
L’aria è distribuita attraverso 2 cavedi montanti, con stacchi di piano gestiti da serrande CAV, e 4 canali di mandata per piano, tutti termoisolati, a 20 °C o 26 °C a seconda della stagione. Le canalizzazioni in lamiera zincata a sezione rettangolare, termoisolate e celate dai controsoffitti, con raccordi flessibili per il collegamento ai diffusori e serrande di taratura e regolazione della portata. La ripresa dell’aria avviene tramite i pannelli microforati del controsoffitto e le griglie installate sui 2 canali presenti a ciascun piano.
L’estrazione forzata dell’aria dai servizi igienici è demandata a valvole a soffitto e a torrini posizionati in copertura.
Altri impianti idrici
L’acqua per tutti gli usi è derivata dall’acquedotto a 12 °C a 3 bar di pressione. La centrale idrica è situata al secondo livello interrato ed è composta da disconnettori idraulici, filtri dissabbiatori autopulenti, serbatoio preautoclave con compressore d’aria, gruppo di pressurizzazione e sistema per addolcimento, dosaggio e condizionamento antilegionella.
L’impianto idrico-sanitario comprende reti di distribuzione distinte per l’acqua fredda potabile (in acciaio zincato) e non potabile (in polipropilene PP-RCT), a loro volta articolate in reti a bassa (fino al livello 3) e alta pressione (dal livello 4).
La produzione dell’acqua calda sanitaria è demandata a bollitori a doppia alimentazione (dalle pompe di calore polivalenti ed elettrica per la resistenza d’emergenza), installati in ogni blocco di servizi igienici.
Sono inoltre presenti i seguenti impianti per smaltimento acque:
- depurazione e riuso delle acque grigie provenienti dagli scarichi dei lavabi;
- raccolta e smaltimento delle acque piovane.
In entrambi i casi l’acqua recuperata è utilizzata per rifornire le cassette dei wc e per alimentare l’impianto di irrigazione della vegetazione in vaso interna all’edificio, con integrazione dall’acquedotto.
L’edificio è equipaggiato con un impianto antincendio di base, attestato su una vasca di riserva (circa 83 m³, alimentata dall’acquedotto) e su una centrale di pompaggio (elettropompa, motopompa soprabattente, pompa jockey), che alimentano una rete di tubazioni per idranti UNI 45 (portata 120 litri/min a 4 idranti per 120 minuti; pressione residua all’idrante più sfavorito 2 bar).