“La voce del freddo” è il secondo ciclo di podcast dedicato al mondo della refrigerazione e del condizionamento, realizzato grazie al contributo educazionale di Chemours. La seconda puntata di questo ciclo è dedicata alla legislazione che guida e guiderà l’industria italiana della climatizzazione.
Si tratta di un tema di grande rilevanza perché l’innovazione tecnologica da un lato e la transizione ecologica dall’altro, stanno rendendo indispensabili azioni veloci e significative per poter gestire l’attuale contesto da parte dell’industria, in linea con le indicazioni scientifiche e governative.
Ospite di questa puntata è Giacomo Di Stefano della segreteria tecnica di Assoclima, associazione autonoma federata ad Anima Confindustria.
In merito alla revisione del regolamento UE 517/2014, meglio noto come F-Gas e alla recente pubblicazione della proposta su cui Parlamento, Commissione e Consiglio Europeo stanno discutendo, Di Stefano illustra la posizione dell’associazione: “Assoclima condivide l’ambizione della Commissione Europea di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, così come stabilito dal Green Deal europeo, attraverso la riduzione graduale dei gas refrigeranti HFC, gli idrofluorocarburi, ad alto potenziale di riscaldamento globale; questo sarà realizzabile però solo grazie all’impiego di tecnologie, già disponibili, che utilizzano soluzioni alternative, sia fluorurate a basso potenziale di riscaldamento globale, che non fluorurate. Tuttavia, abbiamo una forte preoccupazione rispetto alle proposte della Commissione e del Parlamento Europeo e, pur apprezzando gli sforzi del Consiglio dell’Unione Europea di proporre scadenze e scopi dei divieti più vicini alle richieste dell’industria, temiamo che le misure ivi contenute non siano adeguate a costruire un regolamento efficace, pragmatico e attuabile”.
In particolare, Di Stefano mette in guardia sui rischi che si correrebbero se l’attuale proposta diventasse legge: “Una regolamentazione che vieti completamente l’utilizzo di refrigeranti fluorurati renderebbe in alcuni casi impossibile e in generale più difficoltosa e costosa l’installazione di un impianto di climatizzazione. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi di installazione di 30.000.000 di nuove pompe di calore entro il 2030 come indicato dalla Commissione all’interno del piano REPowerEU, è necessario utilizzare tutto il portafoglio dei refrigeranti disponibili, coerentemente con le necessità di applicazione sia nelle abitazioni sia in tutti gli altri contesti quali ospedali, uffici, teatri per sostenere l’obiettivo di riduzione della CO2 considerando il tema nella sua interezza.”
Un’altra criticità da evidenziare è quella relativa alla manutenzione degli impianti esistenti: “La proposta di diminuzione delle quote presentata comporterebbe una riduzione delle quantità disponibili di refrigeranti, oggi ancora molto utilizzati, nel 2024 e, soprattutto, a partire dal 2027. Nella sostanza questa limitazione potrebbe ostacolare e rendere economicamente più impattante l’assistenza e la manutenzione degli impianti esistenti”.
Di Stefano sottolinea infine l’impatto che la nuova proposta avrebbe sui produttori di macchine per il condizionamento e pompe di calore: “Per le aziende del settore i divieti proposti non sono del tutto sostenibili dal punto di vista della sicurezza, dell’efficienza, delle tempistiche e dell’accessibilità. Occorre pertanto fissare limiti più realistici, considerata in particolare l’importanza delle pompe di calore nel quadro del RePowerEU. In generale, si evidenzia che per alcune apparecchiature i divieti proposti dalla Commissione Europea sono di fatto inapplicabili e rischierebbero soltanto di interromperne l’immissione sul mercato”.