La Fondazione nazionale dei commercialisti ha recentemente reso noto lo studio “Gli effetti macroeconomici e di finanza pubblica del Superbonus 110%”, che presenta una stima, al 31 dicembre 2022, dell’impatto sul nostro Paese del Superbonus e degli altri bonus edilizi.
Attraverso un modello teorico appositamente elaborato, la Fondazione stima un impatto molto positivo del Superbonus 110% sugli investimenti in edilizia e, quindi, sul Pil, oltre che sull’occupazione. Il modello parte dai dati ufficiali sulle cessioni dei crediti d’imposta relativi al Superbonus 110% e ai bonus edilizi ordinari per stimare la spesa indotta, l’effetto sul Pil e l’incremento di gettito fiscale.
Dall’emanazione del decreto legislativo 34/2020 e fino al 31 dicembre 2022, i dati dell’Agenzia delle Entrate attualmente disponibili – spiega la Fondazione – segnalano un ammontare totale di crediti d’imposta ceduti pari a 110 miliardi di euro (sia da Superbonus che da bonus ordinari). Sulla base di tali dati, il modello valuta una spesa indotta dal Superbonus 110% per gli anni 2021 e 2022, cioè investimenti aggiuntivi nel settore costruzioni e, per il sistema delle interconnessioni settoriali, in tutti gli altri settori dell’economia, pari a 96 miliardi di euro. A tale spesa indotta, corrisponde un costo lordo per lo Stato, rappresentato dalle detrazioni fiscali maturate in aggiunta a quelle ordinarie, pari a poco più di 97 miliardi di euro.
Di conseguenza, anche se in un orizzonte temporale più ampio corrispondente a circa un quinquennio, si stima un incremento di Pil di quasi 91 miliardi di euro e di gettito fiscale di circa 37 miliardi di euro. Pertanto, a regime, il costo netto per lo Stato del Superbonus 110% è ritenuto pari a 60 miliardi di euro e, quindi, nettamente inferiore all’incremento del Pil. In pratica, secondo il modello il moltiplicatore sul Pil della spesa aggiuntiva indotta dal Superbonus è pari a 0,95, mentre l’effetto di retroazione fiscale, cioè l’incremento di gettito rispetto all’incremento di spesa pubblica, è pari al 38%.
Queste conclusioni – sottolinea la Fondazione – trovano un’importante conferma nei dati presentati dal Mef nell’Audizione del 23 maggio 2023, laddove, sulla base delle stime di impatto dei bonus edilizi sul Pil nominale per il periodo 2021-2025 (per altro, limitate al solo impatto del Superbonus e del bonus facciate) si ricava un valore complessivo di incremento del Pil, per i cinque anni presi in considerazione, di 121 miliardi di euro. È evidente dunque – sostiene la Fondazione – che se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110% sulle finanze pubbliche è addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/pil.
I dati Istat di contabilità nazionale relativi al biennio 2021-2022 – prosegue la Fondazione – mostrano che il valore aggiunto nel settore costruzioni si è incrementato di 36 miliardi di euro, rispetto all’anno base 2020, a fronte di un incremento del valore aggiunto totale di 311 miliardi di euro, mentre la spesa per investimenti nell’edilizia residenziale si è incrementata di 61 miliardi circa (52,5 miliardi se viene posto ad anno base del confronto il 2019 anziché il 2020). Infine, i dati Istat sul mercato del lavoro evidenziano, nel triennio 2020-2022, sempre in termini cumulati, un incremento di occupazione di 353 mila unità nel settore delle costruzioni rispetto al calo generale di un milione e 289 mila occupati.
Considerando che gli effetti induttivi degli investimenti in edilizia della spesa agevolata dal Superbonus 110% hanno una valenza intersettoriale, oltre che intertemporale, tale per cui, oltre all’effetto diretto nel settore costruzioni, si genera anche un effetto indiretto negli altri settori dell’economia in base alle relazioni input-output, i dati Istat mostrano l’elevata capacità delle spese agevolate in edilizia di produrre effetti positivi sul Pil, sull’occupazione e sul bilancio pubblico.
Pertanto, sebbene non si possa dire che le agevolazioni in edilizia si ripaghino totalmente, si può certamente asserire – conclude la Fondazione – che tali agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali e anche sui fondamentali di finanza pubblica.