Equipaggiato con le tecnologie medicali più avanzate, il nuovo Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio si propone come edificio modello di sostenibilità, efficienza energetica, salubrità e comfort per le strutture sanitarie.
Concepito come espressione di una sanità all’avanguardia, secondo un approccio che pone il paziente al centro dei percorsi diagnostico-terapeutici, l’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio è in funzione dall’agosto 2022 nella sua nuova sede, che sarà uno dei principali poli di MIND (Milano Innovation District) – il distretto dell’eccellenza scientifica che sta sorgendo nel sito di Expo Milano 2015.
Il nuovo edificio unifica i centri d’eccellenza del Gruppo San Donato – il primo gruppo ospedaliero privato italiano – per le cure specialistiche in ambito ortopedico e cardiovascolare, la ricerca e la formazione. Focalizzata sulla qualità nell’assistenza e sull’innovazione tecnologica, la struttura è estremamente evoluta anche sotto il profilo della sostenibilità ed è candidata alla certificazione secondo il protocollo LEED V4, rating Gold.
Edificio e impianti
Il nuovo ospedale è una compatta costruzione in linea a sviluppo verticale (superficie complessiva circa 153.000 m² parcheggi esclusi), con altezza media interpiano di 5,5÷6 m (altezza totale a circa 94 m), composta da:
- basamento ipogeo (piano interrato prevalentemente destinato a parcheggio);
- corpo a piastra (4 livelli fuori terra);
- volume parallelepipedo (ulteriori 12 livelli fuori terra).
La piastra comprende gli spazi per l’accoglienza di pazienti e visitatori, tutti i principali reparti per l’emergenza urgenza, la diagnostica ambulatoriale e strumentale, le prestazioni e le degenze medico-chirurgiche diurne, i servizi sanitari e generali, le aree direzionali, le attività accademiche. Il volume in elevazione ospita le aree ad alta intensità delle cure (blocco operatorio, terapia intensiva, ecc.) e, ai livelli superiori, i reparti di degenza per oltre 600 posti letto.
I collegamenti sono affidati a 7 nodi della circolazione verticale, distinti fra quello principale (situato al centro dell’edificio, con 18 fra montalettighe ed elevatori) e gli altri per i flussi di servizio e logistici (con montalettighe e montacarichi situati in corrispondenza dei core strutturali perimetrali. L’efficace organizzazione spazio-funzionale è supportata da percorsi orizzontali brevi e razionali.
Sicurezza e igiene sono garantite dalla netta separazione degli accessi e dei flussi, dall’uso di materiali appositamente selezionati ed eco-compatibili e da un’impiantistica efficiente e ridondante.
L’ospedale è equipaggiato fra l’altro con tecnologie all’avanguardia, fra cui:
- bunker per radioterapia;
- blocchi chirurgici (principale e day surgery), per un totale di 25 sale operatorie di cui alcune predisposte per funzionamento ibrido (con angiografo);
- sale per emodinamica-elettrofisiologia;
- terapia intensiva ortopedico-traumatologiche, cardiochirurgico- vascolari e coronarica;
- laboratori di analisi e di ricerca.
Gli impianti meccanici ed elettrici, oltre ad antincendio, gas medicali, aria compressa, ecc., sono attestati nel fabbricato tecnico che occupa la fascia settentrionale del lotto e accoglie:
- centrale idrico-sanitaria (livello -1);
- centrale frigorifera (livello terreno);
- centrali termica, cogenerazione e produzione del vapore (livello 1);
- torri evaporative e dissipatori di calore (copertura).
Nell’edificio principale sono inoltre presenti piani tecnici ai livelli -1 (servizi logistici, manutenzione), 7 (soprastante il blocco operatorio) e 15 (ultimo piano coperto), più i locali tecnici di piano, prevalentemente situati in prossimità dei cavedi impiantistici. La copertura piana è prevalentemente occupata da un impianto fotovoltaico (481,6 kWp).
- Committente – GSD Real Estate IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio
- Progettazione – Binini Partners
- Responsabile del progetto, coord. sicurezza progettazione – ing. Tiziano Binini
- Coordinamento, direzione progettazione architettura – arch. Cecilia Morini
- Progetto architettonico – ing. ed. arch. Francesco De Benedittis
- Coordinamento, direzione progettazione ingegneria – ing. Raffaele Ramolini
- Progetto strutturale – ing. Maria Vittoria Tagliaferri, ing. Marco Iotti
- Progetto edile, sicurezza, antincendio – ing. Fabrizio Placido
- Progetto impianti elettrici e speciali – ing. Gianluca Lombardi
- Progetto impianti meccanici – ing. Cristian Torelli
- Progetto idraulica e reti – ing. Simone Pioli
- Involucro edilizio – Gualini
- Healtcare Design – arch. Lucia Mosconi
- Interior Design – arch. Gianluca Castagnetti, arch. Alessia Becchi
- Landscape – arch. Sara Galeazzi
- Quantity Surveyor – ing. Alberto Baroni, ing. Elena Morini
- BIM manager – ing. Elena Gualandri
- Geologia, geotecnica – dott. geol. Mario Mambrini
- General Contractor – GKSD Edile
- Energy Consultant – GKSD Esco
- Project Monitor – GKSD Monitor
- Installazione impianti – I stralcio: Bouygues Energies & Services Italia
- Installazione impianti – II stralcio: Euroimpianti SpA, Elettromeccanica Galli Italo SpA, Gianni Benvenuto SpA
- Variante progetto esecutivo impianti – EP&S Engineering Project & Service
- Impianti meccanici – ing. Matteo Bo
- Impianti elettrici – ing. Renzo Zorzi
- Cogeneratori, dissipatori di calore – Margen
- Scambiatori di calore – Alfa- Laval
- Gruppi frigoriferi, pompe di calore, assorbitore – JC-York
- Torri evaporative – Decsa
- Elettropompe – Wilo
- Pannelli radianti – Proter Imex
- Ventilconvettori – Sabiana
- Radiatori – Irsap
- Unità trattamento aria – Samp
- Cassette VAV – Trox
- Diffusori – Sagicofim
- BMS – Siemens
- Vapore pulito, misure di portata, componenti vapore – Spirax Sarco
Le condizioni del progetto
L’ospedale sorge alla periferia nord-ovest di Milano, in zona climatica E (gradi giorno 2.449; condizioni invernali: T -5 °C, Ur 80%; condizioni estive: Tbs 33 °C, Ur 55%). La stima del fabbisogno di energia termica dell’ospedale è stata effettuata nelle condizioni di massimo sviluppo futuro, considerando:
- tutti i recuperi attivi sulle UTA (al valore minimo), oppure con fuori servizio del circuito di recupero più grande (valore massimo);
- la potenza di picco appannaggio degli impianti ausiliari e a pannelli radianti;
- tutte le sale operatorie attive in condizioni normali, metà delle quali in regime di post-cooling.
Il mix di sistemi e tecnologie per la produzione del calore è stato definito per coniugare il miglior livello di efficienza energetica con il maggiore risparmio economico connesso ai costi d’esercizio, per ottenere i seguenti fluidi:
- vapore (8 bar), potenza max 11,05 MWt;
- acqua calda ad alta temperatura (circuito primario: 90÷75 °C), max 2,12 MWt;
- acqua calda a media temperatura (45÷38 °C), max 16,9 MWt (per UTA e pre-riscaldamento);
- acqua refrigerata (7÷14 °C), 18,17 MWf (per UTA).
Sono inoltre presenti reti di distribuzione per:
- acqua calda a bassa temperatura (35÷31 °C, per soffitti radianti, radiatori, post-riscaldamento, lame d’aria);
- acqua refrigerata per i locali ausiliari (9÷14 °C);
- acqua refrigerata ad alta temperatura (17÷19,5 °C, per soffitti radianti, radiatori, post-riscaldamento, lame d’aria). È previsto il mantenimento delle condizioni di comfort standard (20÷26±1 °C; Ur 50%±10%) nella maggior parte degli spazi collettivi, per le attività sanitarie, amministrative e didattiche, dei locali di supporto, servizio e tecnici.
Fanno eccezione alcuni spazi caratterizzati da esigenze specifiche di tipo:
- igienico-sanitario (sale operatorie, bunker, simulatore, camere ardenti, sosta salme, ecc.), mantenuti costantemente a 18 °C;
- comfort personale (sale per diagnostica strumentale, radiologia interventistica, preparazione di pazienti e personale, recovery room, ecc.), mantenuti nel periodo invernale a 22÷24 °C.
Per definire le portate dell’aria esterna di rinnovo è stata considerata la condizione più gravosa fra quelle previste dalle norme UNI 10339/95, ASHRAE 170-2008 e ASHRAE 60.1-2010. L’aria esterna è trattata per garantire un’efficienza totale non inferiore a ePM1 > 90%.
Fra gli spazi che necessitano di maggiore ricambio si distinguono:
- shock room nel pronto soccorso, terapie intensive e UTIC (compresi locali e filtri per pazienti isolati), locali per preparazione/ risveglio pazienti, recovery room, risonanza magnetica, (10 vol/h; per locali e filtri isolati 12 vol/h nel caso di pazienti immunodepressi/infettivi);
- locali per sterilizzazione e depositi sterili, sale per emodinamica ed endoscopia, bunker e simulatore nella radioterapia, preparazione salma e camere ardenti, laboratorio farmaci antiblastici (15 vol/h);
- sale operatorie (17÷20 vol/h).
Aspetti generali della progettazione
Il percorso progettuale (architettonico, strutturale, impiantistico, ecc.) è stato curato da Binini Partners fino al livello esecutivo, anche con l’obiettivo di contenere sprechi, consumi ed emissioni acustiche e inquinanti a fronte delle migliori condizioni di comfort, salubrità e igiene. Il progetto impiantistico ha poi subito una variante agli impianti meccanici ed elettrici, affidata dal general contractor alla società di ingegneria EP&S.
L’involucro edilizio risulta particolarmente curato ed efficiente dal punto di vista termico. È composto da circa 30.000 m² di facciate continue, da 24.000 m² di rivestimenti in pannelli metallici e da 9.500 m² di facciate ventilate, che proteggono lo strato termoisolante incombustibile. La conformazione geometrica e le stratigrafie minimizzano dispersioni invernali e immissioni di calore estive, consentono la gestione dell’irraggiamento solare mediante frangisole fissi e garantiscono il corretto sfasamento delle temperature.
Ove possibile, tutte le distribuzioni verticali sono state posizionate lungo il perimetro dell’edificio, per ottimizzare la distribuzione degli spazi interni ed evitare il vincolo costituito dai cavedi fissi.
Dal punto di vista impiantistico sono state previste soluzioni efficienti in termini di:
- produzione combinata di energia elettrica e termica (cogenerazione);
- ricorso alle fonti rinnovabili (acqua di falda, solare fotovoltaico) e al teleriscaldamento;
- previsione di impianti di climatizzazione a bassa temperatura;
- ventilazione a portata variabile con recupero del calore.
Il monitoraggio pervasivo dei sistemi di produzione e recupero dell’energia concorre al regolare funzionamento impiantistico, secondo scenari ad hoc che definiscono precise sequenze di funzionamento per privilegiare sempre la soluzione più performante.
————————————
La distribuzione dei fluidi termovettori è affidata a gruppi di elettropompe controllate da inverter e a reti idroniche in tubazioni d’acciaio nero termoisolate, con allacciamento ai terminali mediante tubo multistrato preisolato. Per il carico degli impianti si utilizza acqua trattata e sistemi di filtrazione specifici per ogni singolo circuito.
Il bilanciamento dei circuiti è realizzato con PICV (valvole per la regolazione della portata indipendente dalla pressione nel circuito a monte) poste su tutti i terminali, compresi:
- pannelli radianti (in funzione del segnale inviato dal BMS, le PICV assumere automaticamente posizioni differenti corrispondenti alle portate massime di progetto estiva e invernale);
- UTA (le PICV forniscono al BMS diverse tipologie di dati, tra cui l’energia transitata).
La parola ai tecnici
«Il nuovo Galeazzi – Sant’Ambrogio è un ospedale a sviluppo verticale – il più alto in Italia e l’ottavo per altezza in Europa – spiega l’ing. Tiziano Binini, responsabile del progetto per Binini Partners. Grazie alle risorse messe a disposizione da Gruppo San Donato, l’approccio progettuale ha inteso valorizzare l’efficienza complessiva dell’intero complesso ospedaliero.
La progettazione è stata interamente sviluppata con metodi e strumenti BIM, affinché le informazioni potessero essere gestite all’interno del team professionale e, quindi, trasferite nel modo più preciso e completo sia alle imprese coinvolte nel processo costruttivo, sia a chi dovrà occuparsi della conduzione tecnica dell’ospedale. La previsione di circa 100.000 punti fisici e oltre 500.000 punti logici di controllo asserviti al BMS consentirà una reale integrazione gestionale rispetto ai temi della sicurezza, del comfort, del risparmio energetico, dell’igiene del costruito, ecc.. Tutti i segnali convergono infatti nella control room, che costituisce il centro nevralgico delle attività tecniche».
«La committenza ha svolto un ruolo attivo nello sviluppo del progetto impiantistico – afferma l’ing. Luigi Berti, CEO di GKSD Engineering nonché Direttore operativo degli impianti. Un comitato tecnico ha revisionato il capitolato, allo scopo di diversificare e ottimizzare l’approvvigionamento e lo sfruttamento delle fonti energetiche, incrementare la resilienza e la flessibilità dei sistemi tecnologici e contenere i costi d’intervento. Queste indicazioni hanno orientato le proposte presentate dalle imprese concorrenti in sede di gara e, quindi, sia il progetto di variante effettivamente realizzato, sia l’articolazione degli stralci operativi, evitando di rallentare il cronoprogramma dei lavori. La gestione energetica si giova così di una notevole pluralità di fonti rinnovabili e di sorgenti ad alta efficienza, ridondanti fra loro, in grado di permettere la scelta fra le sorgenti di alimentazione più convenienti per minimizzare i costi d’esercizio, in relazione alle necessità e all’uso effettivo dei diversi reparti e dei singoli ambienti».
Il secondo stralcio delle opere impiantistiche è stato realizzato dall’ATI composta dalle società Euroimpianti, Elettromeccanica Galli Italo e Gianni Benvenuto, unitamente alla progettazione esecutiva di variante, subaffidata dall’ATI a EP&S Engineering Project & Service.
Camere di degenza, ambulatori e uffici dispongono di:
- soffitti radianti collegati alle reti dell’acqua calda a bassa temperatura a 4 quattro tubi;
- ventilazione ad aria primaria, con distribuzione mediante diffusori e bocchette lineari a soffitto o a parete.
L’abbinamento fra soffitti radianti e aria primaria è stato preferito per:
- il superiore comfort termoigrometrico a fronte di bassi consumi energetici;
- il contenimento della portata d’aria esterna, a vantaggio di minimi consumi e di ridotti ingombri delle reti aerauliche;
- l’assenza di ingombri dovuti ai terminali e della necessità di loro manutenzione, pulizia e sanificazione;
- la silenziosità del funzionamento accoppiata all’elevata fonoassorbenza dei controsoffitti.
Posizionati nel centro dei locali e contornati da superfici in cartongesso, i controsoffitti radianti sono composti da pannelli metallici asportabili e ispezionabili, dotati di serpentine in rame o in materiale plastico e di valvole a 6 vie. Il comando dei singoli controsoffitti è demandato a una sonda in ambiente e a sonde dew point sulla tubazione in ingresso, che arrestano il flusso dell’acqua refrigerata nel caso di rischio di condensa.
La maggior parte delle UTA per l’aria primaria non è dotata di batteria di post-riscaldamento a bordo macchina, in modo da disporre in tutte le stagioni di aria sufficientemente fredda per il raffrescamento dei locali. Le batterie di post-riscaldamento in campo sono collegate al circuito dell’acqua calda a bassa temperatura. In inverno la temperatura di mandata dell’aria è neutra, mentre in estate sono previste temperature differenziate minime pari a:
- 23 °C per i locali esposti a nord e situati nelle aree centrali dell’edificio;
- 20 °C per i locali esposti a est, sud e ovest;
- 16 °C per i locali particolarmente critici. In alcuni locali nei quali i pannelli radianti non riescono a coprire il carico, è stata prevista l’integrazione con ventilconvettori canalizzati a soffitto, dotati di silenziatori in mandata e in aspirazione.
Calore ad alta temperatura
La centrale di produzione del vapore è composta da 3 generatori, tutti di identica potenza (3.500 kWt) e capacità (5.000 kg/h), equipaggiati con bruciatore funzionante sia a metano, sia a gasolio, per permetterne il funzionamento indipendente. La produzione dell’acqua calda e l’integrazione del fabbisogno di vapore è affidata a un sistema misto che comprende:
- 2 cogeneratori con motore endotermico alimentato a metano;
- 2 scambiatori di calore da 3.000 kWt ciascuno, attestati sulla rete del teleriscaldamento;
- 3 gruppi frigoriferi in pompa di calore del tipo acqua/acqua, con compressore a vite;
- 3 scambiatori di calore d’emergenza vapore/acqua, per complessivi 8.200 kWt.
Nel dettaglio, ciascuno dei cogeneratori provvede alla produzione combinata di:
- elettricità (800 kWe);
- acqua ad alta temperatura (460 kWt), mediante recupero del calore dall’olio motore e dall’acqua di raffreddamento delle camicie del motore;
- acqua a media temperatura (45 kWt);
- vapore (350 kW; 528 kg/h), grazie a 2 caldaie a tubi di fumo per il recupero del calore dai gas di scarico.
Acqua a media temperatura
Le pompe di calore possono operare in due modalità:
- per il raffrescamento (14÷7 °C, 30÷35 °C; 1.190 kWf complessivi), in caso di necessità di integrazione degli altri generatori frigoriferi, mediante interconnessione del condensatore alle torri evaporative (35÷30 °C);
- per il trasferimento di calore (13÷7 °C; 38÷45 °C; 1.300 kWt e 1.050 kWf complessivi), in caso di richiesta contemporanea di acqua calda e refrigerata, mediante interconnessione del condensatore al circuito dell’acqua a media temperatura (45- 38°C) e dell’evaporatore al circuito dell’acqua refrigerata.
Lo scambiatore posto sul ritorno dell’acqua refrigerata verso l’evaporatore – il cui primario e l’acqua di falda e che ha lo scopo di portare quest’ultima a 13 °C – entra in funzione solo nel caso in cui la stessa acqua non e sfruttata termicamente. L’acqua di falda (portata 500 m3/h; ΔT in raffrescamento 16÷24 °C; ΔT in riscaldamento 15÷8 °C; potenza disponibile 4.600 kWt) e utilizzata:
- nel periodo estivo e nelle stagioni di transizione, per il raffrescamento dell’impianto a pannelli radianti e il pre-raffrescamento dell’aria esterna in ingresso a tutte le UTA;
- per le pompe di calore condensate ad acqua di falda.
Acqua refrigerata
La produzione dell’acqua refrigerata e appannaggio di:
- 3 gruppi frigoriferi (ciascuno 3.000 kWf; EER 6,31; ESEER 11,39), con predisposizione per installare un quarto chiller;
- 1 gruppo frigorifero ad assorbimento (1.000 kWf), con predisposizione per un ulteriore assorbitore monostadio.
I gruppi frigoriferi sono del tipo ad altissima efficienza, equipaggiati con compressori centrifughi monostadio a levitazione magnetica azionati da inverter, che utilizzano gas R-1233zd (ultra- low GWP), e con condensazione ad acqua di torre.
L’assorbitore e del tipo a doppio effetto ed e dimensionato sulla portata della produzione di vapore a carico dei cogeneratori (1.000 kg/h), allo scopo di massimizzarne il funzionamento (potenza da smaltire in torre 1.695 kWt; COP 1,44) alle temperature di 7÷14 °C (in/out acqua refrigerata) e di 30÷35 °C (in/out acqua di torre).
Le torri evaporative sono al servizio di:
- gruppi frigoriferi e pompe di calore, con potenza pari a 3.050 kW (Tbu 24 °C; T fluido 30÷35 °C);
- assorbitore bistadio, con potenza pari a 1.700 kW (Tbu 24 °C; T fluido 30÷35 °C).
Le bussole dell’ingresso principale sono equipaggiate con lame d’aria collocate sopra le aperture, alimentate dalle reti dell’acqua calda a bassa temperatura e dell’acqua refrigerata ad alta temperatura. Queste riforniscono anche gli aerotermi, situati in corrispondenza degli ingressi veicolari (camera calda nel pronto soccorso). Ventilconvettori alimentati dalla rete dell’acqua refrigerata ad alta temperatura provvedono al raffrescamento delle sale riunione, per la rapida copertura del maggiore carico derivante dall’affollamento, e dei locali tecnici, distribuiti all’interno dell’ospedale. In generale i servizi igienici sono climatizzati in modo indiretto, mediante l’aria richiamata dagli estrattori. Nelle camere di degenza i servizi igienici dispongono anche di termoarredi alimentati dalla rete a bassa temperatura, con funzione di porta salviette.
Trattamento dell’aria
Le centrali aerauliche sono equipaggiate complessivamente con 48 UTA di tipo ospedaliero, sanificabili e caratterizzate da elevati standard qualitativi, distinte in UTA al servizio di:
-
impianti ad aria primaria, raggruppate in gruppi da 3 unità previste tutte attive al 100%, ma dimensionate al 120% della portata per mantenerne attive due con portata maggiorata in caso di fuori servizio della terza;
- impianti a tutt’aria, anch’esse raggruppate in gruppi da 3 di cui due attive al 100% e una di riserva;
- impianti ad aria primaria o a tutt’aria dedicati a utenze specifiche (bunker, imaging, aula magna, università, ecc.), dimensionati in relazione alle esigenze;
- ogni singola sala operatoria.
Con l’esclusione delle 25 UTA delle sale operatorie, a seconda dei casi le altre 23 (complessivamente: mandata 958.500 m3/h; ripresa 875.300 m³/h) sono dotate di recuperatore a flussi incrociati o di estrattori separati con recupero di calore centralizzato mediante batterie accoppiate.
In generale le UTA per impianti ad aria primaria e a tutt’aria sono composte da serrande (presa d’aria esterna, mandata) filtri a tasche rigide EPM2.5-50% ed EPM1-85%, batteria di recupero termico (efficienza min. 68%) o a flusso incrociato (73%) con serranda di by-pass, batterie di pre-riscaldamento, pre-raffreddamento e raffreddamento, silenziatori a setti fonoassorbenti, fan wall oppure doppio ventilatore, umidificatore a vapore e separatore di gocce.
I componenti di ripresa delle UTA ad aria primaria prevedono inoltre serrande (ripresa, bypass, espulsione), batteria di recupero termico, filtro piano, silenziatori, fanwall. Nell’UTA della cabina elettrica sono presenti le sole batterie di pre-raffreddamento e raffreddamento.
La distribuzione dell’aria è del tipo a portata variabile, con regolazione automatica generalmente affidata a regolatori costant air volume (CAV). Allo scopo di permettere il pre-bilanciamento all’uscita dal cavedio e di consentire la modifica e la misura delle portate, in corrispondenza degli stacchi ai vari livelli, ogni montante aeraulico è dotato di un regolatore del tipo:
- VAV-PR per il controllo della pressione, nel caso siano presenti regolatori CAV;
- VAV-Q per il controllo della portata, nel caso di canale al servizio di un unico ambiente non dotato di regolatori CAV.
L’aria è immessa negli ambienti mediante:
- diffusori lineari installati a controsoffitto, in prossimità della parete esterna di ambulatori e uffici, o a parete, sulla veletta all’ingresso delle camere di degenza;
- diffusori ad effetto elicoidale, negli spazi senza riscontro diretto con l’esterno, anche dotati di filtro assoluto H14 nel caso dei locali per terapia intensiva, di quelli annessi alle sale operatorie e, in genere, di quelli che necessitano un’elevata qualità dell’aria.
La ripresa è affidata a griglie e bocchette situate in posizione tale da favorire l’efficace lavaggio del locale. Ogni vano scale dispone di estrattori dell’aria con portata non inferiore a 1,08 m³/h per ciascun piano servito.
La maggior parte degli ambienti destinati alle funzioni collettive e all’attività sanitaria, in particolare le aree e i reparti a maggiore intensità delle cure, dispone di un impianto a tutt’aria con batterie di post-riscaldamento in campo, per gestire con precisione ed efficienza le specifiche esigenze dei singoli locali. Nei locali con affollamento variabile (attese, ecc.) la modulazione della portata dell’aria è demandata a DCV (Demand Controlled Ventilation) in funzione dell’affollamento rilevato, mediante sonde CO2 e della temperatura installate in ambiente o nel canale di ripresa. I DCV comandano le cassette VAV e le batterie di post-riscaldamento secondo una logica progressiva. Terminali di diffusione completi di filtrazione assoluta H14 sono presenti in aree e reparti con requisiti specifici: sterilizzazione e locali annessi; radiologia interventistica e osservazione breve intensiva (pronto soccorso); locali ancillari dedicati a comparto operatorio, day surgery, ambulatori chirurgici ed endoscopia; emodinamica; terapia intensiva e UTIC (compresi locali per isolamento), recovery room; farmacia.
Ventilazione per la chirurgia
Tutte le sale operatorie sono del tipo ISO 5, servite da UTA compatte per sale chirurgiche con post-cooling a espansione diretta, al servizio di impianti a ricircolo misto, parte in sala (ripresa dell’aria e ventilatori nelle canalizzazioni poste agli angoli del locale) e parte in macchina.
Le UTA sono distinte in base alla tipologia delle sale:
- per interventi chirurgici standard, ciascuna da 9.600 m3/h (portata totale unitaria) di cui 2.400 m3/h di aria esterna, 4.800 m3/h di ricircoli in sala e 2.400 m3/h di ricircolo in macchina;
- per day surgery, da 6.000 m3/h di cui 2.500 m3/h di aria esterna e 3.500 m3/h di ricircoli in sala;
- per sala ibrida cardiochirurgia, da 12.000 m3/h di cui 7.200 m3/h di aria esterna e 4.800 m3/h di ricircoli in sala;
- per sala ibrida neurochirurgia.
L’aria è immessa mediante diffusori a flusso unidirezionale (DFU), con velocità differenziata fra centro (≥ 0,35 m/s) e bordi (≥ 0,26 m/s) per migliorare l’efficacia del lavaggio del campo operatorio. L’impianto così concepito incrementa l’efficienza energetica per effetto della razionalizzazione dei trattamenti psicrometrici, della prossimità fra UTA e sale operatorie e dell’indipendenza del funzionamento di ciascuna sala, anche a vantaggio dell’igiene e della sicurezza.