Radon, quali strategie per combatterlo?

Il radon, spesso definito “killer silenzioso”, è un gas radioattivo che può ristagnare negli edifici e causare pericolosi danni alla nostra salute. Ma, una volta riconosciuto, è possibile fronteggiarlo utilizzando semplici ed efficaci strategie per bonificare l’aria interna. Scopriamo in che modo.

La diffusione della pandemia da Covid-19 ha fatto sì che la tematica dell’aria indoor, spesso precedentemente messa in secondo piano, tornasse al centro di importanti riflessioni volte a garantire, all’interno degli edifici, non solo il comfort, ma anche la salubrità dell’ambiente e delle persone al suo interno. Un esempio di questo rinnovato interesse è stata la lezione di approfondimento tenuta dalla Vortice Academy in merito agli inquinanti dell’aria indoor.

Nel corso della vita, infatti, spendiamo gran parte del nostro tempo vivendo all’interno di luoghi chiusi e confinati: le abitazioni, i luoghi di lavoro, le scuole, e così via. Nella stragrande maggioranza dei casi, la scarsa qualità dell’aria che respiriamo in questi locali deriva non tanto da fonti esterne, quanto da fonti interne, come gli stessi occupanti e i loro comportamenti (il fumo di sigaretta, i fumi espulsi durante la cottura dei cibi, o, ancora, le sostanze volatili presenti nei prodotti per la pulizia).

Ci troviamo dunque, più frequentemente di quanto si possa pensare, ad avere una qualità dell’aria interna con livelli di inquinanti maggiori rispetto a quelli presenti nell’aria esterna (da 5 a 9 volte in più, secondo alcuni studi). Ma come si ottengono le condizioni per garantire un benessere ottimale all’interno dei locali? La risposta sta in un perfetto mix tra un certo livello di temperatura (20-25 °C), un certo livello di umidità relativa (50%), il costante controllo delle velocità di movimentazione dell’aria per evitare lo spiacevole “effetto spiffero” (<0,2m/s), la gestione del rumore e, infine, un controllo costante della qualità dell’aria interna (IAQ).

Gli inquinanti dell’aria interna

Focalizzando la nostra attenzione sui contaminanti che intaccano la qualità dell’aria indoor, possiamo suddividerli in: agenti biologici (quali virus, batteri, funghi, muffe e bioaerosol); particolato solido (come polveri, fumi o polveri sottili) e sostanze chimiche (ad esempio il monossido di carbonio, i composti organici volatili COV, gli antiparassitari, ossidi di zolfo e azoto, o il radon). Una menzione particolare andrebbe fatta anche per quanto riguarda l’umidità, perché, se è vero che non possiamo farla entrare all’interno degli inquinanti veri e propri, gioca comunque un ruolo importante in considerazione dei danni e del discomfort che causa.

Cos’è il radon

Alla categoria di inquinanti di tipo chimico appartiene anche il radon (Rn), un gas nobile che deriva dal decadimento radioattivo dell’uranio, presente nella crosta terreste. Il gas radon, una volta liberato dalle rocce in cui si è formato, può risalire alla superficie terrestre, raggiungere e contaminare anche le falde acquifere. È un gas pesante (all’incirca otto volte più pesante dell’aria) e, pertanto, ha la tendenza a stratificare verso il basso: non a caso possiamo trovarlo più facilmente nei locali interrati o in quei locali a diretto contatto con il terreno. Esso è presente anche in atmosfera, dove però le concentrazioni sono talmente basse da non apportare alcun pericolo per la salute, diversamente da quello che accade quando questo riesce a penetrare all’interno degli edifici.

Può infatti accadere che, durante la sua risalita, questo gas riesca ad entrare in contatto con gli edifici attraverso le porosità dell’involucro edilizio, le sue crepe, attraverso la canalizzazione degli impianti, o, ancora, direttamente dall’acqua sanitaria proveniente da una falda contaminata. Oltre a queste opzioni, il radon potrebbe essere introdotto nell’edificio anche attraverso gli stessi materiali di costruzione, che possono esserne impregnati, specialmente per quanto riguarda le rocce di origine vulcanica, tufo o granito. (fig. 1)

Fig.1 – Le fonti del radon negli edifici

I rischi del radon sulla salute

La pericolosità del radon cresce all’aumentare della sua concentrazione nell’aria, misurata attraverso l’unità di misura Bq/m³ (Bq=Becquerel). Il radon presente negli ambienti diventa pericoloso quando le sue concentrazioni superano i limiti di sicurezza fissati dalla legge.

Ad essere pericoloso per la nostra salute non è tanto il radon stesso, che viene espulso attraverso l’espirazione, quanto i suoi discendenti radioattivi, che possono depositarsi nell’apparato respiratorio e provocare malattie tumorali. Secondo l’OMS e l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, la contaminazione da Radon è la seconda causa di tumore ai polmoni dopo il fumo di sigaretta.

Dove possiamo trovare il radon

Fig. 2 – Mappatura
della concentrazione
di radon in Italia

La presenza del radon, nelle diverse zone geografiche, non è omogenea ma differisce, anche largamente, da zona a zona. I risultati della prima mappatura in Italia della concentrazione di radon (fig. 2), effettuata nel 1990 per capire quanto gas di questo tipo potesse fuoriuscire dal sottosuolo, mostravano come il valore della concentrazione nazionale media fosse pari a 70 Bq/ m³, un valore relativamente elevato rispetto alla media mondiale, valutata intorno a 40 Bq/m3 e a quella europea, di circa 59 Bq/ m³.

Inoltre, i risultati dell’indagine nazionale aggregati per regione mostrano una situazione molto diversificata, con una maggiore concentrazione in Lombardia e Lazio, dove si attestano picchi di Bq maggiori di 100/m³. Si sono verificati anche casi di singole abitazioni che sono arrivate ad avere concentrazioni fino a migliaia di Bq/m³.

Possiamo dunque affermare che, se da un lato non possiamo prevedere con certezza dove si trovi questo gas, a causa delle differenti caratteristiche geologiche del territorio, è anche vero che, questa pericolosità aumenta o diminuisce in base alla diversa qualità degli edifici e alle abitudini dei loro abitanti, come mostreremo più avanti in questo articolo.

Fronteggiare il rischio radon: il quadro legislativo

Qual è il limite oltre il quale il radon si trasforma in una vera e propria minaccia per la nostra salute? Fino al 2020, il limite massimo di concentrazione ammessa per legge nei nostri edifici era di 500 Bq/m³; dal 27 agosto 2021 è stata recepita attraverso la Legge 101/2020 la Direttiva Europea Euratom 2013/59/UE che sottolinea la necessità di prendere delle precauzioni per proteggersi dai pericoli delle radiazioni ionizzanti, introducendo limiti molto più stringenti rispetto al passato e che variano in funzione della destinazione d’uso dell’edificio.

Per destinazione d’uso residenziale si fissa il limite a:

  • 300 Bq/m³ per abitazioni esistenti;
  • 200 Bq/m³ per abitazioni che saranno costruite dopo il 31 dicembre 2024.

Mentre, per i luoghi di lavoro, sia esistenti che futuri, il limite è fissato a 300 Bq/m³. Oltre a fissare i limiti di concentrazione, la legge prescrive anche l’obbligatorietà della mitigazione nel caso si fosse in presenza di concentrazioni eccessive. La legge ammette inoltre, ma solo come eccezione, la possibilità di agire sui tempi massimi di permanenza nei locali, esclusivamente nel caso in cui gli interventi di mitigazione risultassero insufficienti a rientrare nei limiti prescritti dalla legge.

Impone infine l’obbligo di misurare la concentrazione di radon in occasione di interventi di ristrutturazione volti all’efficientamento energetico.

Alte concentrazioni di radon: i principali fattori di rischio negli edifici

Come abbiamo visto, la diffusione geografica del radon sul territorio dipende esclusivamente dalla tipologia del suolo presente nelle diverse zone; se invece focalizziamo la nostra attenzione sugli edifici, ci sono dei fattori che aumentano la probabilità di superare le concentrazioni massime consentite.

Un primo fattore può essere il cosiddetto “effetto camino”, che si crea a causa delle differenze di temperature presenti all’interno dell’abitazione, condizione che provoca la depressione dei locali, favorendo, a sua volta, proprio come farebbe una spugna assorbente dal terreno, l’ingresso dal suolo di aria carica di radon. In questo caso la pericolosità aumenta all’aumentare della tenuta all’aria dell’edificio, che “intrappola” l’aria al suo interno impedendone il ricircolo.

Un secondo fattore possono essere i parametri microclimatici che ostacolano la regolare circolazione dell’aria e, per terzo, il già citato caso in cui sono gli stessi materiali di costruzione ad essere impregnati di radon o le tecniche costruttive che espongono l’edificio al gas (crepe nell’involucro edilizio, contaminazione degli impianti).

Proteggersi e limitare la presenza di radon: principali strategie

Per ostacolare la penetrazione di radon dal suolo attraverso l’involucro degli edifici possono essere messe in atto diverse strategie come l’utilizzo di guaine impermeabili al gas posate in corrispondenza delle fondamenta, l’accortezza di sigillare tutte le crepe, fessure o fughe; la creazione di un vespaio ventilato; l’aspirazione dell’aria direttamente dal sottosuolo (fig.3) e, infine, l’aerazione dei locali o la loro ventilazione.

È importante ribadire che la depurazione non è una soluzione, in quanto il gas radon verrebbe semplicemente rimesso nuovamente in circolo e non eliminato. Nelle nuove costruzioni c’è quasi sempre un utilizzo sinergico di barriere combinate alla ventilazione meccanica, così come tutti quei meccanismi di controllo basati sulla differenza di pressione tra il suolo e i locali interni. (fig. 4)

Ventilazione, la soluzione ideale per protezione e comfort

Oltre ai ventilatori per l’estrazione dell’aria, al fine di migliorare anche il comfort termico e contenere gli sprechi energetici, si possono utilizzare impianti di ventilazione meccanica controllata. Essi, infatti, ricambiano l’aria sfruttando il principio della diluzione degli inquinanti, che impedisce l’accumulo di concentrazioni eccessive all’interno dell’edificio. L’aria che si estrae dall’interno, carica di radon, viene compensata con aria proveniente dall’esterno che, come precedentemente detto, ne è praticamente priva.

LE SOLUZIONI VORTICE
Vortice ha sviluppato un sistema di ventilazione appositamente concepito per mitigare le concentrazioni di radon, aspirandolo direttamente dal terreno o dai locali in cui tende ad accumularsi.

Estrattore della gamma CA-RM ES

La soluzione ideata si basa su una gamma di 8 estrattori, diversi per taglia e prestazioni. Di questi, 5, denominati CA-RM ES, sono destinati all’installazione in condotto e particolarmente adatti, per la tenuta stagna (grado IP47), al posizionamento in pozzetti interrati soggetti ad allagamento. I restanti 3, identificati dalla sigla CA-RM RF ES, sono stati pensati invece per l’installazione su tetti o all’estremità di condotti verticali di aerazione (in questo caso il grado di protezione è IP45).

Comuni a tutte le unità sopra citate sono le elevate prestazioni (fino a oltre 1.200 m³/h con 200 Pa di pressione residua) e i ridotti consumi (da 90 a 165 W), in virtù degli efficienti motoventilatori EC (la stessa tecnologia adottata sui più recenti veicoli elettrici), perfettamente adatti all’impiego continuativo, 7/24. L’ottimale sigillatura degli involucri e degli accoppiamenti alle tubazioni previene inoltre i rischi di esalazioni di gas radioattivo, pericolose per la salute.

Centralina elettronica Vort Sicurbox

La proposta è completata da un’ampia gamma di accessori, indispensabili per soddisfare la maggior parte delle esigenze installative, nonché dalla centralina elettronica Vort Sicurbox, fornita in opzione, in grado di controllare simultaneamente fino a due apparecchi, che ne permette l’impostazione iniziale, la programmazione di specifiche logiche operative e il costante monitoraggio del corretto funzionamento, segnalando tempestivamente l’insorgere di eventuali problemi.