La Carbon Footprint è un indicatore attraverso il quale è possibile misurare le emissioni di gas serra generate da un’organizzazione, da un servizio, da un prodotto. In questo caso, parliamo di una realtà industriale, anzi…quattro: quelle di Valsir, OLI, Marvon e Alba, aziende appartenenti alla holding bresciana Silmar Group.
“Certificare” l’impronta ecologica di un’impresa significa misurarne con precisione l’impatto ambientale, considerando anche tutti i fattori “a valle e a monte” dell’operato di tale impresa.
Con la scelta di cimentarsi in questa nuova sfida, le quattro aziende valsabbine non soltanto si sono impegnate a verificare – secondo le precise indicazioni della norma UNI EN ISO 14064 – il reale impatto delle proprie attività produttive, ma hanno scelto di adottare i criteri stabiliti dalla “Science Based Target initiative” (SBTi) per fissare gli obiettivi di mitigazione dell’emissione di CO2 e gas ad effetto serra e – soprattutto – di rendicontare pubblicamente l’andamento del proprio percorso.
Misure adeguate
È un passo essenziale perché definisce un punto di partenza, l’inizio di un percorso. E perché permette di definire gli obiettivi da raggiungere con lo scopo di ridurre le emissioni attraverso l’attuazione di misure adeguate, che includono sia attività di miglioramento del proprio profilo ecologico, sia iniziative di compensazione (ad esempio, attività di riqualificazione ambientale).
Ma una scommessa così importante non è una novità per Valsir e consociate, che hanno iniziato già molti anni or sono a rendicontare il proprio impegno sostenibile attraverso la pubblicazione del Bilancio di Sostenibilità (di cui è stata recentemente data alle stampe la quarta edizione biennale) e che nel tempo hanno lavorato costantemente in questa direzione, ad esempio – per quanto riguarda proprio Valsir – con il conseguimento della certificazione ISO 50001 e ISO 14001, rispettivamente del Sistema di Gestione dell’Energia e dell’Ambiente e delle certificazioni EPD (in conformità alle norme UNI EN ISO 14025 e UNI EN ISO 14025+A2) che misurano l’impatto ambientale di ciascun prodotto, considerandone l’intero ciclo di vita “dalla culla alla tomba”.
‘Se non lo puoi misurare, non lo puoi migliorare’
L’impegno assunto dalle aziende di Silmar Group è parte di una strategia che guarda con lucidità al presente e al futuro. E ci spiega perché l’ing. Andrea Sbicego, che si occupa proprio del continuo miglioramento della performance energetica, in qualità di Energy Manager delle quattro aziende: «Faccio mie le parole di Lord Kelvin, che diceva ‘se non lo puoi misurare, non lo puoi migliorare’. Avevamo già imboccato la strada della sostenibilità più di dieci anni fa, perché abbiamo sempre creduto fermamente nelle opportunità di sviluppo che questa visione rappresenta per le nostre imprese. Monitorare ed ottimizzare il nostro profilo energetico, l’efficienza dei nostri processi e l’ecocompatibilità dei nostri prodotti – rendicontando puntualmente gli esiti delle nostre osservazioni e i risultati del nostro impegno – è una leva competitiva per il futuro, se guardiamo agli obiettivi comuni che il confronto istituzionale ha stabilito. Anche per questo le nostre aziende hanno sottoscritto il ‘Patto per la Sostenibilità Brescia 2050’, lanciato durante la fiera Futura Expo lo scorso ottobre. Vogliamo dimostrare che, oltre che della qualità delle soluzioni idrotermosanitarie (il core business delle nostre aziende), è delle persone, del territorio e della collettività che vogliamo prenderci cura».