Nel 2017 la Black Lion House era ancora uno squallido edificio per uffici di sei piani degli anni 80, situato sopra una fila di spazi commerciali a livello stradale sulla trafficata Whitechapel Road. Ora è stato trasformato nell’elegante Hyatt Place London City East, un hotel con 280 camere di distribuite su nove livelli.
L’hotel dispone di un’area lounge, di una lobby e di un ristorante al piano interrato, di una palestra e di un bar con terrazza al nono piano con vista sulla città. Progettato dallo studio di architettura Dexter Moren Associates, l’intervento che ha portato a questa notevole metamorfosi dell’edificio si è basato su un’intelligente soluzione impiantistica. Il coinvolgimento del progettista degli impianti è avvenuto ben prima della decisione di trasformarlo in hotel. Quando nel 2015 gli fu chiesto per la prima volta di dare un’occhiata all’edificio, lo scopo era ancora quella di ristrutturarlo ancora ad uso ufficio. All’epoca c’era già stata una proposta per trasformarlo in hotel che però non si era concretizzata. Dopo un cambio di committente, tuttavia, la proposta è tornata d’attualità e nel 2018 è stata concessa la concessione edilizia per il cambio di destinazione d’uso.
Prima della sua trasformazione, lo strip out ha ridotto l’edificio originale alla struttura in cemento armato e sono stati aggiunti tre piani alla copertura. La trasformazione di un ufficio in un hotel rappresenta un ottimo esempio di riutilizzo e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Essa risulta relativamente semplice dato che la pianta di un ufficio è, in generale, facilmente riadattabile. Si tratta infatti di una pianta aperta, quindi la flessibilità è elevata in termini di posizionamento delle partizioni per creare le stanze e le altezze da pavimento a soffitto aumentano leggermente.
Una delle maggiori sfide nello sviluppo della soluzione impiantistica per questo progetto è stata legata al fatto che le unità commerciali al piano terra dovevano rimanere aperte operative durante tutta la trasformazione dell’edificio. Le camere, la lounge e la terrazza si trovano ai piani sopra i negozi, mentre al di sotto, nell’interrato, si trovano la reception, il ristorante, la cucina e, soprattutto, i locali tecnici per gli impianti. Per tutti questi nuovi spazi previsti sotto terra, l’unico modo di collegarli al primo piano è stato quello di utilizzare due montanti esistenti nei vecchi nuclei degli uffici.
Le camere (figura 3) sono servite con aria esterna proveniente da due unità di trattamento sulla copertura sulla quale è installato anche un sistema VRF di tipo ibrido che fornisce il riscaldamento e il raffreddamento degli ambienti mediante unità fan coil montate nel controsoffitto in ogni camera. I bagni sono serviti con acqua calda sanitaria addolcita e acqua fredda in arrivo dal locale tecnico all’interrato. L’aria primaria viene fornita ai fan coil delle camere mentre l’aria viziata viene estratta dai bagni attraverso l’UTA a recupero di calore. Le acque di scarico di lavabo, docce e WC vengono convogliate al piano interrato fino al punto di collegamento alla rete fognaria.
Il sistema VRF ibrido prevede tubazioni sia di gas refrigerante che di acqua. In pratica il gas viene fatto circolare dalle unità motocondensanti fino a una scatola di distribuzione prevista a ciascun piano dotata di uno scambiatore di calore. L’acqua calda e fredda viene invece fatta circolare fino a ogni piano per trasferire il calore e il raffreddamento dalla scatola di distribuzione ai fan coil di ogni stanza.
È stato utilizzato un sistema VRF ibrido, anziché uno completamente caricato con refrigerante, per evitare la necessità di installare un sistema di rilevamento delle perdite di gas in ogni camera. I gas refrigeranti sono più densi dell’aria, quindi si raccolgono a livello del pavimento in caso di perdite. In conformità alla norma EN 378, quando i gas sono presenti in uno spazio chiuso è necessario dimostrare che il volume della carica di refrigerante in grado di fuoriuscire in una singola stanza non superi un determinato valore oppure installare un sistema complesso e costoso che abbia capacità di rilevare una perdita e pompare la carica dal sistema per rimuoverla dall’unità.
Il sistema ibrido è stato utile anche per lo sviluppo della strategia energetica. In combinazione con la nuova facciata ad alte prestazioni, esso ha infatti consentito al progetto di ottenere una riduzione delle emissioni di CO2 del 45% oltre i limiti di legge stabiliti dal distretto londinese di Tower Hamlets. Il sistema VRF è stato utilizzato anche per gli spazi comuni, come il bar/ristorante al piano interrato (figura 4) e il rooftop bar all’ultimo piano (figura 5).
In entrambi gli ambienti gli impianti sono installati a vista verniciati di nero. La figura 6 mostra lo schema funzionale di tutti gli impianti. È stata una fortuna che i solai dell’ufficio esistente fossero stati realizzati in opera utilizzando un sistema a vaso cavo, un metodo in base al quale elementi cavi in terracotta venivano incorporati nella costruzione del solaio per ridurre la quantità di calcestruzzo utilizzata. Questi elementi sono stati relativamente facili da rimuovere senza presentare un impatto significativo dal punto di vista strutturale. Di conseguenza, la soluzione impiantistica prevedeva la creazione di una serie di montanti verticali di servizio allineati agli elementi vuoti.
Grazie alle informazioni ricavate dal rilievo sull’edificio esistente, che mostravano dove si trovavano questi elementi, è stato possibile sovrapporre le stanze e i relativi montanti. La presenza delle unità commerciali al piano terra ha comportato che tutte le reti dei fluidi convogliati dal nono al secondo piano, comprese quelle di scarico, hanno dovuto essere spostate in quota lungo il corridoio del primo piano fino a uno dei due cavedi esistenti, per raggiungere il piano interrato.
Quando le reti arrivano al primo piano, i progettisti hanno dovuto trasferire tutte le tubazioni nei due cavedi principali, dato che non potevano passare attraverso le unità commerciali. Per la riqualificazione degli impianti dei tre piani superiori di più recente realizzazione, è stato possibile adottare un approccio più convenzionale per la distribuzione dei montanti. Il progettista è stato in grado di realizzare una serie di asole dalla copertura fino alle stanze dove alloggiare una serie di nuovi montanti per servire i tre piani superiori con tubazioni, canali di mandata e di ripresa e impianti idrosanitari. I ridotti spazi a disposizione hanno influenzato anche la progettazione del sistema di spegnimento incendi.
L’hotel dispone di un sistema di tipo Water Mist installato in tutto l’edificio e in ogni camera. In caso di incendio, il sistema utilizza acqua ad alta pressione e una speciale testina sprinkler montata a soffitto per erogare acqua sotto forma di una nebbia di goccioline ultrafini. Queste evaporano in modo da ridurre sia la temperatura dei gas e del fumo presente nella stanza, sia il calore radiativo del fuoco e la concentrazione di ossigeno nella zona in cui il fuoco e la nebbia d’acqua interagiscono. I sistemi di nebulizzazione utilizzano molta meno acqua rispetto ai tradizionali sistemi sprinkler, il che consente di ridurre il volume dell’accumulo d’acqua.
I progettisti hanno optato per un sistema di nebulizzazione dato che l’edificio per uffici non era stato progettato per incorporare un sistema sprinkler. In caso di installazione di un serbatoio di accumulo dell’acqua con un volume di 185 m3, in base a quanto previsto dalla norma EN 12845 per una classe di rischio OH3, al piano interrato sarebbe andato perso circa un terzo della superficie che doveva ospitare la cucina, il ristorante e la palestra. Il volume d’acqua inferiore richiesto dal sistema Water Mist presenta l’ulteriore vantaggio di ridurre i tempi di fermo macchina per riparazioni.
La trasformazione di un brutto edificio per uffici degli anni 80 in un elegante hotel contemporaneo è stata completata nel giugno 2021.