Giacomo Casanova, Oscar Wilde e i gemelli Kray (criminali londinesi degli anni ’50 e ’60) sono tra i tanti nomi famosi comparsi davanti alla Bow Street Magistrates’ Court nel quartiere di Covent Garden a Londra. Un tribunale esiste in Bow Street fin dal 1740 ed è qui che il primo corpo di polizia britannico, i Bow Street Runners, venne fondato nel 1749.
L’attuale edificio del tribunale risale al 1879 e l’adiacente stazione di polizia, costruita in un edificio anch’esso in stile greco-romano, fu completata più o meno nello stesso periodo fino a chiudere i battenti nel 1992, mentre il tribunale ha dibattuto l’ultimo caso nel luglio 2006. Dopo essere passati nelle mani di vari sviluppatori immobiliari, nel 2016 i due edifici sono stati venduti alla filiale britannica della società di investimento BTC del Qatar che li ha trasformati in un lussuoso hotel di 91 camere della catena NoMad, inaugurato nel 2021 (figura 1).
La conversione ha richiesto un design innovativo degli impianti e uno stretto coordinamento del team di progettazione per garantire un risultato ottimale. Il progetto è risultato molto impegnativo e complesso, data la necessità di integrare il livello dei servizi richiesti per un hotel di lusso con la natura dell’edificio storico esistente.
Per la trasformazione dei due edifici del XIX secolo i progettisti degli impianti di Hoare Lea hanno collaborato con la società responsabile dello sviluppo Sydell Group (proprietaria del marchio NoMad), con l’interior designer newyorkese Roman and Williams e con EPR Architects.
Le aspirazioni del committente puntavano a realizzare un edificio di sei piani con un’ampia offerta di servizi food and beverage, comprendente un ristorante nel grande atrio, una sala da ballo, una discoteca, sale da pranzo private e diversi bar. In omaggio alle origini storiche degli edifici, il nuovo progetto comprende anche il Bow Street Police Museum, ospitato in una parte dell’ex stazione di polizia, e un’ala con le celle, lasciate nelle loro condizioni originali, che il pubblico può visitare. Su due lati dell’edificio a pianta quadrata sono state conservate le facciate originali.
Una di queste costituisce il retro dell’edificio dietro il quale, e vicino ad esso, si trova un blocco residenziale esistente. Considerando i notevoli vincoli posti dallo spazio disponibile, dal sito e dagli edifici vicini, i progettisti hanno dovuto trovare il modo di massimizzare il numero di camere e di ambienti destinati a bar e ristoranti. Al centro dell’edificio si trova l’ampia corte vetrata che ha rappresentato il fattore chiave per consentire al progetto di ospitare molte delle funzioni della struttura ricettiva, fondamentali per il suo successo.
Sotto la corte e l’estensione per le camere degli ospiti di nuova costruzione è presente un corpo interrato che si sviluppa su tre livelli di nuova creazione. Il livello superiore ospita la palestra, un ristorante e tre grandi cucine, con relativi depositi e spazi di preparazione. Al secondo livello interrato sono presenti gli spazi di servizio, tra cui il locale per la distribuzione delle divise, gli spogliatoi e la mensa del personale. Questo livello comprende anche la metà superiore di uno spazio tecnico a doppia altezza, la metà inferiore del quale costituisce il terzo livello interrato.
Intorno al perimetro della corte si trova un blocco di alloggi di nuova costruzione, che ospita gran parte delle camere degli ospiti. Le camere rimanenti e le suite più grandi si trovano negli edifici storici esistenti. Alcune delle celle e delle stanze di custodia sono state ampliate e convertite in camere rimuovendo i muri di separazione. Una delle principali sfide che si sono presentate all’inizio del progetto è stata la realizzazione delle opere propedeutiche, che includevano la costruzione dell’interrato e della struttura in cemento per il blocco degli alloggi e le assistenze murarie per gli impianti.
Gli edifici esistenti sono stati modellati mediante laser scanner ottenendo una nuvola di punti (figura 2), che ha permesso ai progettisti di attraversarli virtualmente. Tuttavia, poiché la scansione è stata eseguita prima che si verificasse lo strip out, alcuni dettagli sono rimasti nascosti. I progettisti hanno dovuto progettare le opere propedeutiche per gli impianti in anticipo sui tempi, assumendo i dovuti margini di sicurezza per consentire l’avanzamento dei lavori prima che il progetto fosse completamente sviluppato.
Il progetto è stato tutto modellato in Revit. Per accogliere l’hotel, le modifiche includevano il riutilizzo di uno dei nuclei delle scale esistenti come pozzo per consentire il prelievo di grandi quantità di aria esterna dal tetto fino all’interrato in modo da alimentare le cucine e gli spazi di servizio. Allo stesso modo, uno dei pozzi di luce è stato trasformato in un gigantesco cavedio di servizio, uno dei tanti presenti.
Una delle maggiori problematiche nel riutilizzo di questi edifici vittoriani (figura 3) è consistita nel fatto che la strategia di distribuzione delle reti impiantistiche non potesse essere quella di un hotel tradizionale, dato che si doveva garantire il massimo risultato con il minimo impatto in termini di ingombri. Le dimensioni dei cavedi erano estremamente ristrette e hanno richiesto uno stretto coordinamento, in particolare con le strutture in acciaio che spesso attraversavano i cavedi.
L’elevato numero di montanti presenti per la distribuzione dell’aria è in parte il risultato della sigillatura delle facciate dell’edificio per garantire il raggiungimento delle prestazioni acustiche. Tutte le camere e gli spazi comuni sono infatti stati dotati di sistemi di ventilazione meccanica con mandata ed estrazione. Nelle camere l’aria esterna viene fornita tramite due unità di trattamento installate sulla copertura.
Realizzare questo impianto è stata una vera sfida, in particolare dove è stato necessario confrontarsi con l’edificio esistente. Ciò che ha reso particolarmente complessi gli aspetti legati al vincolo monumentale di questo progetto, dal punto di vista impiantistico, è stato il fatto che il tribunale e la stazione di polizia erano stati costruiti in modo indipendente l’uno dall’altro, quindi, le piante dei diversi piani non erano allineate. I cambiamenti di quota sono frequenti e per la distribuzione dei fluidi è stato necessario servire alcuni ambienti dall’alto e altri dal basso o lateralmente. In pratica tutto è stato sviluppato su misura.
Una volta all’interno delle camere, i condotti dell’aria di mandata terminano in fan coil canalizzati a basso livello sonoro, posizionati nel controsoffitto del bagno o del disimpegno d’ingresso. Il fan coil fornisce aria alla camera attraverso diffusori ad alta induzione dotati di una griglia decorativa, mentre l’aria viziata viene estratta dal bagno.
Il riscaldamento e il raffreddamento sono forniti tramite una combinazione di sistemi VRF di tipo tradizionale per gli spazi comuni e di tipo ibrido ad acqua per le camere. Inoltre, è stato previsto un raffreddamento aggiuntivo fornito da gruppi frigoriferi modulari condensati ad aria.
I bagni delle camere dispongono di acqua calda e fredda addolcita per lavabi, docce e vasche da bagno. Il riscaldamento dell’acqua calda può rappresentare fino al 50% del carico energetico totale dell’hotel. L’energia termica per la produzione di acqua calda sanitaria e il riscaldamento supplementare è fornita da un gruppo di cogenerazione alimentato a gas e da caldaie ad alta efficienza. La strategia energetica adottata per l’hotel era stata concordata nell’ambito della fase inziale di concept della progettazione prima dell’acquisto dell’edificio da parte del cliente finale. Questa soluzione consentiva una notevole riduzione delle emissioni di CO2 all’epoca in cui era stata concepita, in considerazione dell’elevata richiesta di acqua calda sanitaria. L’uso del cogeneratore per caricare un grande volume di accumulo per un lungo periodo di tempo permette di massimizzare il numero di ore di funzionamento del sistema.
Attualmente, data la riduzione delle emissioni di CO2 della rete elettrica, il riscaldamento degli hotel è in genere affidato a pompe di calore. Tuttavia, il cliente ha scelto di mantenere la strategia iniziale dato il limitato spazio disponibile per l’installazione delle pompe di calore richieste. Le caldaie, i serbatoi di accumulo dell’acqua calda, il gruppo di cogenerazione e le pompe di circolazione dell’acqua calda e refrigerata si trovano al centro dell’hotel, nel locale tecnico al secondo piano, quindi tra le camere al primo e terzo livello. La posizione di questo locale ha richiesto che fosse progettato con una configurazione “box in box” per garantire che il rumore e le vibrazioni associati al funzionamento degli impianti fossero del tutto impercettibili da parte degli ospiti.
Il progetto del sistema di ventilazione è stato fondamentale per mantenere confortevoli le grandi cucine ubicate al piano interrato. Il raffreddamento è fornito da batterie ad acqua refrigerata poste sugli stacchi dei condotti di alimentazione dell’aria. Esse trattano l’aria per garantire che gli chef e le aree di pasticceria non si surriscaldino. Per risparmiare energia la cucina dispone di un sistema di ventilazione con regolazione in base alla richiesta. Ciò comporta che il sistema misuri la temperatura superficiale dell’apparecchiatura di cottura per determinare lo stato e regolare di conseguenza la portata d’aria attraverso le cappe di estrazione.
Dal punto di vista del risparmio energetico, questa soluzione è più conveniente rispetto a un sistema di recupero di calore a batterie accoppiate. L’hotel è dotato di cinque cucine, il che significa avere cinque punti di scarico dell’aria estratta, che terminano tutti a livello della copertura. Il controllo degli odori delle emissioni è stato un aspetto fondamentale del progetto, data la vicinanza dell’hotel a edifici residenziali. A tale scopo sono state previste tutte le soluzioni tecniche disponibili, ovvero precipitatori elettrostatici, prefiltri, filtri secondari, filtri a carbone e filtri HEPA.
La copertura è organizzata su due livelli per ospitare le varie apparecchiature, quali UTA, unità ventilanti, chiller e unità esterne dei sistemi VRF. Per ragioni acustiche, i chiller e le unità esterne hanno dovuto essere alloggiati all’interno di un alloggiamento progettato su misura per garantire il mantenimento del corretto flusso d’aria. Dal punto di vista dell’organizzazione degli spazi, la copertura è stata una vera sfida in quanto, oltre ai problemi di odore e di acustica, è stato necessario fare i conti anche con i diritti alla luce degli edifici vicini, il che significava che l’altezza degli impianti doveva essere ridotta al minimo.
L’hotel è stato inaugurato nel maggio del 2021 e l’ex tribunale rappresenta ormai una meta privilegiata per i viaggiatori della capitale. Quella che un tempo era l’aula principale (figura 4) ora ospita la sala da ballo del NoMad Hotel, una trasformazione che Casanova, persona mondana e amante del piacere, avrebbe senza dubbio approvato.