Dall’inizio dello scorso anno Cefla e Gruppo ICM, insieme ai progettisti di DBA Pro – dopo essersi aggiudicati la gara da 45 Milioni di Euro, indetta da Cineca, per la progettazione e la realizzazione delle opere di adattamento dei capannoni noti come “Botti” all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi di Bologna – stanno lavorando assiduamente per completare la casa del Supercomputer Leonardo.
Transizione digitale
«Archiviare, ordinare, condividere, processare e interpretare questi dati, i cosiddetti big data, è diventata la grande impresa di oggi – spiega Alessio Mauri, Direttore Tecnico di Cineca, che oggi è il maggiore centro di calcolo italiano – Con una potenza di calcolo fino a 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo, il supercalcolatore finanziato da EuroHPC JU e Ministero dell’Università e della Ricerca avrà una capacità di archiviazione di oltre 100 petabyte (vale a dire oltre 104 milioni di gigabyte) e sarà al servizio di università, laboratori e aziende: potrà supportare la ricerca scientifica e il mondo produttivo nell’innovazione e digitalizzazione». L’Emilia-Romagna, e così anche l’Italia, sta diventando leader nella transizione digitale, tra reti, big data e supercalcolo: una vera e propria Data Valley che oggi trova il suo centro proprio a Bologna, presso il Tecnopolo.
«Il supercalcolo – dichiara David Vannozzi, Direttore Generale di Cineca – rappresenta oggi un fattore di spinta decisivo nella competizione economica, e non solo. Per questo Cineca si configura come hub europeo di riferimento per questo nuovo tipo di approccio ai big data, poiché le applicazioni di Leonardo sono sostanzialmente illimitate e possono essere messe a disposizione del decisore politico in tempo reale. Oggi abbiamo posto le basi per entrare nella quarta rivoluzione industriale e rileggere la realtà, per modificarla, attraverso il supercalcolo».
La «stanza dei bottoni»
Cefla – che oltre a realizzare gli impianti del datacenter è capogruppo dell’ATI costituita con il Gruppo ICM per la parte edile e DBA per la parte di progettazione – ha realizzato «stanza dei bottoni» che ospita Leonardo, con i server e i sistemi di archiviazione, ordinati dentro una serie rack dal peso complessivo di oltre 340 tonnellate. La sala, tutta in cemento armato, è stata studiata per garantire la massima resistenza agli eventi sismici e agli incendi. Attraverso le griglie a pavimento esce l’aria che serve a raffrescare l’ambiente, mentre la maggior parte dei rack vengono raffreddati ad acqua.
«La nostra esperienza nella realizzazione di datacenter è consolidata, e siamo molto orgogliosi di aver preso parte a questo progetto così importante e sfidante. Per far funzionare il supercomputer – spiega Massimo Milani, direttore della Business Unit Engineering di Cefla – servono 10 Megawatt di energia elettrica. Per mantenerlo a una temperatura costante di 32 gradi sono necessarie quattro centrali. Per il 95% il raffrescamento è ad acqua e per il 5% ad aria. Le centrali ricevono acqua calda e la raffreddano con drycooler per poi reimmetterla in circolo: si tratta di mille metri cubi che scorrono nel sottosuolo lungo 4 tunnel all’interno di 5 chilometri di tubature. Un altro aspetto rilevante – conclude – è stato il fatto di dover gestire complesse esigenze impiantistiche all’interno di un edificio storico, con vincoli architettonici e strutturali da rispettare».
Al primo piano si trovano le centrali di trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica. «Qui sono stati posizionati 8 trasformatori da 2,5 Mw – aggiunge Samuele Pasini, Project Manager della BU Engineering – da 6 tonnellate l’uno. Prima di installare il pavimento sopraelevato, per posizionare tutte le apparecchiature elettriche, è stato realizzato un piano di carico provvisorio». Nelle stesse centrali si trovano i gruppi di continuità statici, che in caso di black out garantiranno 6 minuti di autonomia per consentire ai gruppi elettrogeni di entrare in funzione.
L’inaugurazione si terrà all’interno della botte B4 e per riscaldare il volume verrà utilizzato il calore prodotto da Leonardo. «L’impianto di riscaldamento è stato realizzato spillando acqua riscaldata dal Supercomputer Leonardo (a circa 46°C) – racconta Daniele Spada, capo commessa Cefla – e attraverso uno scambiatore di calore vengono alimentate le batterie di due UTA – da 20.000 metri cubi ciascuna – che spingono l’aria calda delle canalizzazioni all’interno della botte B4 che ospiterà l’evento. Considerando 300kW di potenza termica per 8 giorni di funzionamento (quelli previsti da Cineca per gli eventi di questi giorni) abbiamo un consumo complessivo di 57.600kW/h. Se la stessa potenza la dovessimo sviluppare con una caldaia a metano in otto giorni verrebbero consumati circa 5.700mc di combustibile».
Gianfranco Simonetto, Presidente di ICM, dichiara: «È una grande soddisfazione per il Gruppo partecipare al raggiungimento di un risultato così importante, nonostante tutte le difficoltà e l’eccezionale incremento dei costi sostenuti. Quest’opera è assai prestigiosa per l’Italia, capace di dare un aiuto significativo al mondo della ricerca, rispettando i principi oggi imprescindibili di sostenibilità ambientale».
Raffaele De Bettin, CEO di DBA PRO. Spa è molto felice di assistere a questa giornata: «Questo progetto ha messo in campo tutte le esperienze, le competenze e le capacità del Gruppo DBA nel settore del Project Management e nella progettazione di Data Center e Infrastrutture Mission Critical. Abbiamo lavorato alle migliori e più innovative soluzioni tecniche e progettuali, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e di performance richiesti, oltre che guardare alla sostenibilità ambientale e all’efficienza energetica con basso impatto ambientale. Lo sguardo del team, inoltre, sarà rivolto all’ottimizzazione e alla gestione evoluta delle fasi di Operation&Maintenance dell’infrastruttura».