Consumi energetici delle abitazioni italiane: il report dell’Istat

Il recente report dell’Istat “Consumi energetici delle famiglie” analizza la tipologia dei consumi energetici degli italiani, in particolare per quanto riguarda il riscaldamento, la produzione di acqua calda sanitaria e il condizionamento dell’aria delle abitazioni.

L’indagine – i cui dati sono riferiti al 2021 – è basata su un campione di oltre 54.000 famiglie, rappresentativo a livello nazionale e regionale (corrispondente a un numero di famiglie nazionale di 25.515.561). Sono state rilevate solo le abitazioni in cui le famiglie risiedono abitualmente, con l’esclusione quindi delle seconde case.

Il 98,6% delle famiglie – si legge nel report – dispone di impianti o apparecchi singoli (fissi o portatili) per il riscaldamento dell’abitazione; la quota residua di famiglie priv di riscaldamento risiede soprattutto nel Mezzogiorno. Il 99,6% delle famiglie ha un sistema per produrre acqua calda nella propria abitazione.

Per oltre due terzi delle famiglie (71,2%) il sistema di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda coincidono; si tratta di impianti centralizzati o autonomi, come caldaie, termostufe, termocamini, impianti solari termici o di teleriscaldamento. Il 44,5% delle famiglie è dotato di più sistemi per il riscaldamento, tra impianti centralizzati, autonomi e apparecchi singoli, di diverso tipo e fonte di alimentazione. Gli apparecchi singoli (come stufe, camini, pompe di calore monosplit) sono presenti nelle metà delle famiglie, anche se utilizzati in gran parte dei casi come sistemi ausiliari.

In presenza di più sistemi per il riscaldamento, il 65,7% delle famiglie utilizza come prevalente (o unico) l’impianto autonomo; seguono apparecchi singoli (17,2%) e impianto centralizzato (17,1%).

L’impianto centralizzato è più utilizzato nel Nord-ovest (34,4%), rispetto alle altre aree del Paese (14,9% nel Centro, 14,2% nel Nord-est e 3,8% nel Sud e nelle Isole). L’uso di apparecchi singoli è invece più elevato nel Mezzogiorno (34,7% contro 11% nel Centro e 8,9% nel Nord).

Anche per la produzione di acqua calda, il 72,6% di famiglie utilizza come sistema unico o prevalente l’impianto autonomo, il 20,8% un apparecchio singolo e il 6,5% l’impianto centralizzato.

La composizione per fonte energetica dei sistemi (unici o prevalenti) è abbastanza simile per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda, data la coincidenza degli impianti per la maggioranza delle famiglie; tuttavia, si riscontrano alcune differenze legate alle specificità di alcuni sistemi.

Rispetto al 2013 (anno della prima edizione dell’indagine) si registra un leggero calo generale delle fonti di alimentazione tradizionali e non rinnovabili (metano, gasolio, GPL) a vantaggio dell’energia elettrica e delle biomasse.

Il metano è la fonte di alimentazione più diffusa, sia per il riscaldamento (68%) che per la produzione di acqua calda (69,2%). I sistemi alimentati a energia elettrica rappresentano l’8,5% dei sistemi di riscaldamento e il 16% per la produzione di acqua calda. Le biomasse alimentano il 15% dei sistemi di riscaldamento e il 5,5% dei sistemi di produzione di acqua calda; GPL e gasolio assumono un ruolo marginale. L’energia solare ha un ruolo emergente nella produzione di acqua calda, ma ancora residuale (1,4%).

Il metano è la fonte di alimentazione più utilizzata negli impianti (centralizzati o autonomi) di riscaldamento (81,9%), mentre si ricorre prevalentemente alle biomasse per gli apparecchi singoli fissi come camini e stufe (64,4%); gli apparecchi portatili per il riscaldamento si distribuiscono equamente tra dispositivi a GPL e a energia elettrica (48,9% e 47,7%). Tra gli apparecchi singoli per l’acqua calda dominano quelli alimentati a energia elettrica (62,9%), come gli scaldabagni.

In media – rivela poi il report – quasi la metà (48,8%) delle famiglie italiane dispone di un sistema di condizionamento: 51,2% nel Mezzogiorno, 49,1% al Nord e 44,2% al Centro.

A livello regionale si evidenziano alcune differenze: si va dal 70% di famiglie in Veneto, al 62,4% in Sicilia, al 60,3% in Emilia-Romagna al 57,3% della Puglia. I valori minimi di famiglie che dispongono di un sistema di condizionamento si registrano in Valle d’Aosta (4,7%) e Trentino-Alto Adige (15,2%).

Il 32,6% delle famiglie ha un unico sistema per il riscaldamento e la climatizzazione, con impianti o apparecchi singoli in grado di produrre sia aria calda che fredda. L’8,4% delle famiglie è dotato di più tipi di condizionamento, tra impianti, apparecchi singoli solo freddo e apparecchi singoli caldo/freddo.

Il sistema di condizionamento più diffuso è rappresentato dagli apparecchi singoli di tipo caldo/freddo fissi o portatili (31%). Il 14,3% delle famiglie ha in dotazione apparecchi singoli in grado di produrre solo freddo (fissi o portatili) e l’11,5% sistemi di condizionamento che servono più stanze dell’abitazione (impianti autonomi e centralizzati), come le pompe di calore multisplit.