Impianti ad arte per i nuovi musei di Oslo – Munch Museum

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Fig. 1 Il Munch Museum si sviluppa su 13 livelli per un’altezza di 60 metri © Einar Aslaksen

Nella capitale norvegese sono stati recentemente inaugurati due nuovi importanti spazi museali, completamente diversi dal punto di vista architettonico, ma accomunati dalle strategie passive e attive adottate per la sostenibilità ambientale. Descriviamo in questo secondo articolo la realizzazione del Munch Museum.

Progettato dagli architetti spagnoli Juan Herreros e Jens Richter (estudio Herreros), il Munch Museum è uno dei più grandi al mondo dedicato a un singolo artista, con 11 sale e più di 200 dipinti in esposizione permanente su una superficie di 4500 m2 e con depositi destinati alla collezione di ben 26.700 opere. Oltre a diverse versioni de L’urlo, tra le quali uno primo studio in pastello del 1893 e una versione successiva dipinta del 1910, è possibile ammirare alcune tele monumentali come The Sun (1909), che si estende per quasi 8 metri.

L’edificio è stato realizzato nel nuovo distretto culturale di Bjørvika e si distingue nel paesaggio urbano per la sua altezza e la particolare soluzione adottata per la facciata. Il progetto si è basato sull’idea di un edificio che si sviluppa in altezza, dove le funzioni principali sono organizzate in verticale. Alta quasi 60 metri su 13 livelli, la torre è rivestita con pannelli ondulati in alluminio riciclato, traslucido e traforato. Questa facciata ha una doppia funzione.

Da una parte, essa crea un gioco di riflessi della luce tra acqua e cielo, che mutano in continuazione durante il giorno e le varie stagioni. Dall’altra, i pannelli proteggono gli interni dalla luce del sole in maniera passiva, con diversi gradi di trasparenza in base all’orientamento e ai livelli. La torre si distingue inoltre anche per la particolare sezione superiore leggermente inclinata e rappresenta un punto di riferimento molto visibile da tutti i lati (figura 2).

Fig. 2 – La torre si distingue per la sezione superiore leggermente inclinata verso la città

All’interno, l’elevato numero di spazi espositivi delle gallerie, distribuiti sui vari piani, consente ampie variazioni nella definizione delle altezze dei soffitti e nelle dimensioni degli ambienti, e quindi nell’organizzazione ottimale degli spazi per mostre permanenti e temporanee.

Fig. 3 – Il primo livello del podio ospita funzioni pubbliche come il foyer d’ingresso

La torre è suddivisa in due zone: una statica e una dinamica. La zona statica è destinata alle sale espositive ed è prevalentemente cieca, in conformità ai severi requisiti di sicurezza, controllo del microclima e della luce naturale, al fine di proteggere le opere d’arte. La zona dinamica, che presenta una facciata aperta e trasparente, è il luogo in cui i visitatori possono spostarsi in senso verticale tra le diverse aree espositive. La città può essere intravista attraverso la facciata in vetro e i pannelli ondulati traforati, che rendono il paesaggio parte integrante dell’esperienza museale. Al livello superiore si accede a una terrazza panoramica.

La torre poggia su un podio che si sviluppa su tre livelli. Il primo è destinato a funzioni pubbliche come l’area del foyer di ingresso (figura 3), il negozio del museo, i guardaroba, una caffetteria e un piccolo anfiteatro circondato da una parete di vetro per seminari e proiezioni di film. I due piani superiori ospitano invece una sala per eventi, un ristorante, un bar e una terrazza sulla copertura con vista sulla città e sul fiordo.

Elevati obiettivi ambientali

Fin dall’inizio del progetto il Comune di Oslo ha fissato, in qualità di committente, ambiziosi obiettivi ambientali per il progetto con il requisito che l’edificio fosse all’avanguardia sia in termini di risparmio energetico che di riduzione delle emissioni di gas serra. Costruito secondo le regole del FutureBuilt, in primo luogo il museo invita tutti, cittadini, turisti e personale, a spostarsi in maniera sostenibile. Non sono stati previsti parcheggi per le auto ma soltanto 200 stalli per le biciclette, mentre la posizione centrale e la vicinanza a un grande hub di trasporto pubblico rende facile e comoda la visita.

Fig. 4 – I pannelli ondulati traforati posti sulla facciata garantiscono un’ottima schermatura solare

Il fabbisogno energetico per il riscaldamento dell’edificio è stato ridotto attraverso misure passive come l’isolamento termico, la riduzione dei ponti termici e l’utilizzo di componenti trasparenti basso-emissivi, mentre i pannelli ondulati traforati posti sulla facciata esterna garantiscono un’ottima schermatura solare che contribuisce a ridurre il fabbisogno di raffreddamento (figura 4).

La foratura dei pannelli varia in dimensioni essendo stata studiata in modo specifico per fornire il livello di ombreggiamento ottimale per le diverse zone. Ad esempio, nelle aree di circolazione le forature sono più ampie per offrire ai visitatori la migliore visuale della città, mentre in corrispondenza dell’ingresso agli ambienti espositivi sono più fitte per evitare la penetrazione della luce e garantire quindi il mantenimento di una più bassa temperatura ambiente.

Per la facciata della zona dinamica è stato utilizzato un triplo vetro con gas krypton che garantisce una minima dispersione di calore. Il sistema del telaio della finestra, inoltre, presenta un ottimo isolamento termico. Sul lato orientale della zona statica, come detto dietro i pannelli sono state previste in prevalenza pareti cieche in cemento per evitare il riscaldamento dovuto alla radiazione solare.

Il consumo annuo netto di energia è stato calcolato in 72 kWh/m². Le emissioni annue di CO2 sono invece pari a 18,8 kg/ m², contro un valore di 49 kg/m² dell’edificio di riferimento. ù

Ventilazione e climatizzazione

Il concept degli impianti HVAC si è basato sulla valutazione delle diverse esigenze e funzioni delle varie parti dell’edificio, che ha portato a distinguere i requisiti delle zone espositive rispetto a quelli degli spazi di circolazione. La zona statica destinata all’esposizione delle opere è costruita in cemento e presenta barriere climatiche agli ingressi delle sale per garantire un clima interno stabile (figura 5). Il calcestruzzo garantisce un’elevata inerzia termica che facilita il mantenimento di una temperatura stabile, contribuendo alla riduzione dei consumi energetici.

Fig. 5 – Nelle sale espositive le condizioni microclimatiche sono controllate in modo stringente mediante impianti a tutt’aria

Al fine di fornire condizioni adeguate alle opere, la temperatura nelle aree espositive è mantenuta a 21 °C con un’umidità relativa del 50%. Il controllo del microclima è affidato a impianti a tutt’aria con unità di piano che garantiscono un’elevata flessibilità di funzionamento. Per il trattamento dell’aria esterna immessa negli ambienti vengono utilizzate due diverse strategie a seconda della stagione (figura 6). Durante l’inverno l’aria estratta dalle sale espositive transita nella zona dinamica dove si riscalda e per effetto camino sale verso l’alto fino ad arrivare al locale tecnico ubicato all’ultimo livello. Da qui viene convogliata verso le unità di piano che trattano una miscela di aria di ricircolo e di aria esterna prelevata in facciata. Durante l’estate, invece, l’aria estratta dalle sale espositive transita nella zona dinamica dove si riscalda e stratifica fino alla copertura dove viene espulsa, mentre le unità di piano trattano esclusivamente aria esterna prelevata in facciata.

Fig. 6 – Strategie per il trattamento dell’aria nella stagione invernale ed estiva

L’aria trattata dalle UTA viene immessa nelle sale nella parte superiore delle pareti mediante diffusori nascosti alla vista ed estratta nella parte inferiore a livello del pavimento. Nell’area di circolazione della zona dinamica è consentita una maggiore escursione termica e il trattamento dello spazio è di tipo passivo, essendo affidato principalmente al flusso d’aria proveniente dalle sale, il che consente di ridurre al minimo il consumo di energia (figura 7).

Fig. 7 – La zona dinamica, dedicata alla circolazione verticale, è trattata in modo passivo e viene utilizzata per il preriscaldamento dell’aria nella stagione invernale

Per il controllo della temperatura nelle giornate più fredde e più calde sono stati in ogni caso previsti convettori a pavimento installati lungo la facciata alimentati con acqua calda o fredda a seconda della stagione. Lo stesso sistema è stato utilizzato per trattare l’ultimo livello della torre completamente vetrato (figura 8). Per la lobby di ingresso del podio si sfrutta invece la ventilazione naturale attivata mediante l’apertura di lucernari poste sulla copertura.

Fig. 8 – Per l’ultimo livello della torre sono stati previsti convettori incassati a pavimento lungo le vetrate

L’impianto HVAC è collegato a una rete di teleriscaldamento urbano per la fornitura di acqua calda mentre il raffrescamento è affidato principalmente a scambiatori di calore alimentati con acqua di mare. Inoltre, per soddisfare i carichi frigoriferi di punta in condizioni di elevato affollamento è stato aggiunto un gruppo frigorifero condensato con acqua di mare. Un sistema di supervisione ottimizza la gestione e garantisce il monitoraggio del consumo energetico.

Materiali a basse emissioni

L’edificio è stato progettato per un ciclo di vita tecnico di 200 anni con materiali resistenti e durevoli e a basse emissioni di gas serra, come vetro, legno e pietra. Per la struttura è stato utilizzato calcestruzzo a basse emissioni di CO2. Una delle maggiori sfide ambientali quando si utilizza il calcestruzzo è l’alto livello di emissioni generato durante la produzione. Per garantire un ridotto impatto ambientale sono state adottate ceneri volanti come additivo, mentre in fase di produzione è stata utilizzata un’elevata percentuale di energia prodotta fonti rinnovabili.

Per i ferri di armatura della struttura dell’edificio è stato utilizzato accia riciclato. La copertura verde del podio è del tipo sedum, che fornisce un ottimo isolamento termico e consente anche una gestione ottimale delle acque piovane.