L’arte della diffusione dell’aria

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Fig. 1 – Disegno 3D del masterplan dell’Isola dei Musei

La visita dei principali spazi museali ed espositivi di Berlino offre l’opportunità di apprezzare le particolari soluzioni per la diffusione dell’aria che consentono di garantire le condizioni ideali per la conservazione delle opere d’arte e il benessere dei visitatori.

Il compito degli impianti di climatizzazione a servizio di musei e gallerie d’arte è quello, prima di tutto, di creare condizioni ambientali idonee a proteggere gli oggetti delle collezioni. A tal fine, sono stati definiti precisi requisiti microclimatici per la conservazione che prescrivono il controllo dei parametri microclimatici entro limiti molto stringenti. Allo stesso tempo, devono essere assicurati anchei requisiti per il comfort dei visitatori e del personale.

Negli ultimi 15 anni sono stati realizzati nella capitale tedesca quattro importanti progetti in campo museale: tre di questi hanno riguardato edifici che si trovano sulla Museuminsel, l’Isola dei Musei, mentre il quarto si riferisce all’intervento di riqualificazione della Neue Nationalgalerie nelle vicinanze di Postdamer Platz.

Patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 1999 e una delle principali attrazioni turistiche della capitale tedesca, l’Isola dei Musei di Berlino (figura 1) sul fiume Sprea è un grande complesso formato da 5 edifici costruiti in epoca prussiana: Neues e Altes Museum, Pergamon Museum, Bode Museum e Alte Nationalgalerie. Dal 2019 l’ingresso al complesso avviene attraverso un nuovo edificio multifunzionale, la James Simon Galerie.

Il comune denominatore di questi interventi è stato l’impiego di soluzioni ad alte prestazioni per la diffusione dell’aria. È inoltre da notare che tre di questi progetti portano la firma di David Chipperfield, archistar inglese specialista nella progettazione di spazi espositivi.

Fig. 2 – La facciata neoclassica del Neues Museum

Progettato in stile neoclassico da Friedrich August Stüler e inaugurato nel 1855, il Neues Museum (figura 2) si sviluppa su una superficie 20.500 m2 e ospita due diverse gallerie permanenti: l’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, che espone reperti ed opere d’arte dell’Antico Egitto, e il Museum für Vor – und Frühgeschichte, dedicato all’arte europea ed asiatica dalla preistoria al medioevo. Composta da una gran numero di sculture, bassorilievi, sarcofagi e papiri, la collezione egizia è una delle principali al mondo e comprende capolavori come il celebre Busto di Nefertiti.

Il museo è stato il secondo ad essere costruito sulla Museuminsel e fu quasi completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale. I massicci bombardamenti degli alleati avevano lasciato l’edificio in rovina, con intere sezioni mancanti e altre gravemente danneggiate. Dopo la fine della guerra furono eseguiti soltanto alcuni interventi di riparazione e la struttura rimase in completo abbandono e lasciata esposta agli eventi atmosferici per 50 anni.

Nel 1997 lo studio David Chipperfield Architects vinse il concorso internazionale per la sua ricostruzione in collaborazione con l’esperto di conservazione Julian Harrap. L’obiettivo principale del progetto era il completamento del volume originale dell’edificio e comprendeva il restauro e la ricostruzione delle parti rimaste dopo la distruzione della guerra per riportarle alla gloria originale. I lavori sono iniziati nel 2003 e sono stati completati nel 2009.

La sequenza originale delle sale è stata restaurata con nuove sezioni che creano continuità con la struttura esistente. Il restauro ha seguito le linee guida della Carta di Venezia, rispettando l’edificio storico nei suoi diversi stati di conservazione. Tutti i vuoti sono stati colmati senza interferire con le parti esistenti in termini di luminosità e di superficie. L’intervento di restauro è stato guidato dall’idea che la struttura esistente dovesse essere enfatizzata nel suo contesto spaziale e nella sua materialità originale. Quindi il nuovo riflette il passato senza imitarlo e sono state lasciate ben visibili le tracce della distruzione subita dall’edificio per effetto della guerra e del tempo.

Le nuove sale espositive (figura 3) sono state realizzate con elementi prefabbricati in calcestruzzo di grande formato costituiti da cemento bianco mescolato a scaglie di marmo sassone.

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Fig. 3 – La diffusione dell’aria nelle nuove sale espositive è effettuata con diffusori lineari e quadrati ad alta induzione installati a soffitto, invisibili alla vista

Realizzata con gli stessi elementi in cemento, anche la nuova scala principale (figura 4) ripete l’originale senza replicarlo e si colloca all’interno di una maestosa sala che è stata conservata soltanto come un volume in mattoni, privo del suo ornamento originale.

Fig. 4 – Il grande atrio di ingresso con la scala monumentale

Con il ripristino e il completamento del colonnato, in gran parte conservato, sul lato orientale e meridionale, è stata ristabilita la situazione urbana prebellica.

Le condizioni di comfort nelle sale espositive sono garantite da un impianto di climatizzazione a tutt’aria con diffusione realizzata mediante elementi ad alta induzioneI diffusori sono di due diverse tipologie, lineari e quadrati, in base alle caratteristiche degli ambienti e sono stati sviluppati appositamente a seguito di test dei flussi aeraulici (figura 5), dato che la velocità dell’aria non doveva infatti superare 0,2 m/s a un’altezza di 2 metri.

I diffusori sono montati nel soffitto di cemento prefabbricato, con un’altezza degli ambienti compresa tra 2,85 e 7,2 metri. La portata d’aria è di circa 100 m³/h per metro lineare per ogni diffusore lineare ed è compresa tra 60 e 100 m³/h per quelli quadrati.

Per il progetto architettonico legato all’intervento di ricostruzione, lo studio Chipperfield ha ricevuto nel 2011 il Premio Mies van der Rohe, il riconoscimento più importante per l’architettura contemporanea assegnato ogni due anni nell’Unione Europea.

Fig. 5 – L’impianto HVAC garantisce le condizioni microclimatiche per la conservazione delle opere d’arte antica

Pergamon Museum – Berlino

Fig. 6 - La facciata del Pergamon Museum
Fig. 6 – La facciata del Pergamon Museum

Progettato da Alfred Messel e Ludwig Hoffmann e costruito tra il 1910 e il 1930, il Pergamon Museum è visitato ogni anno da quasi un milione di persone e rappresenta uno dei più importanti musei archeologici del mondo (figura 6). Prende il nome dall’antica città ellenistica di Pergamo in Anatolia (l’attuale Turchia) dalla quale provengono la maggior parte dei reperti in esposizione, in particolare l’altare di Zeus (figura 7). Di grande interesse sono anche la porta del mercato di Mileto e la ricostruzione della porta di Ishtar dell’antica Babilonia.

Fig. 7 – L’altare di Zeus dell’antica Pergamo

Attualmente il museo è in fase di totale ristrutturazione: soltanto l’ala sud è aperta ai visitatori e il completamento dei lavori è previsto per il 2025. L’intervento si basa su un progetto complesso che fu dapprima affidato a Oswald Mathias Ungers, scomparso nel 2007, e poi sviluppato da due studi di architettura berlinesi, Kleihues + Kleihues e BAL.

Iniziato nel 2013, il progetto prevede la ristrutturazione dell’edificio esistente e la costruzione di una nuova quarta ala. L’intervento viene realizzato sezione per sezione, tenendo conto dell’interesse storico dell’edificio e quindi dei relativi vincoli monumentali. Anche in questo caso per l’impianto a tutt’aria che deve garantire il controllo delle condizioni ambientali sono stati scelti diffusori d’aria ad alta induzione.

La riqualificazione del sistema di trattamento e diffusione dell’aria è risultata particolarmente sfidante e ha richiesto un’intensa collaborazione tra architetti e ingegneri del clima durante le varie fasi di concept, progettazione e realizzazione. I diffusori lineari ad alta induzione sono stati adottati a seguito di un dialogo intenso e costruttivo. La ragione di scelta è da ricercare non solo nel ridotto impatto estetico, ma anche nelle particolari caratteristiche funzionali. Ad esempio, l’immissione di un getto d’aria libero impedisce l’accumulo di sporcizia lungo il diffusore e ciò consente di mantenere i soffitti privi di polvere. Inoltre, il rapporto di induzione estremamente elevato assicura un funzionamento senza correnti fastidiose anche con temperature dell’aria di mandata molto basse.

È stato inoltre possibile integrare i diffusori lineari in tutti gli elementi di giunzione dei controsoffitti in modo da ottenere il design desiderato. Essi sono stati posizionati con precisione intorno al bordo del soffitto retroilluminato, di conseguenza risultano praticamente invisibili e soddisfano gli elevati requisiti architettonici (figura 8). Poiché il livello di installazione del sistema di diffusione dell’aria è diverso da quello del soffitto illuminato, per i plenum è stato necessario sviluppare un disegno molto compatto in modo da risparmiare spazio in questa particolare configurazione di montaggio (figura 9).

Per impedire il movimento degli arazzi che sono esposti alle pareti in alcune stanze, è stato inoltre necessario trovare un compromesso tra la quantità di moto richiesta per l’aria di mandata attraverso i diffusori lineari, la quantità di moto direzionale e l’esigenza di una rapida riduzione della velocità dell’aria.

Il design riverberante di alcune sale espositive ha infine reso ancora più complessa la progettazione. Il valore di riferimento per il tempo di riverbero medio nei nuovi edifici museali è di circa 1,5 secondi. Durante la fase di progettazione, i risultati delle misurazioni acustiche e delle simulazioni hanno fornito un tempo di riverbero reale stimato in 3-8 secondi per i vari ambienti. Ciò ha richiesto che le soluzioni di trattamento dell’aria venissero riprogettate. Rispettando la pianificazione prevista per le fasi di progetto e di costruzione, all’inizio del 2020 sono iniziati i lavori per la ristrutturazione della sala dedicata al fregio di Telefo e attualmente il resto della riqualificazione sta procedendo ambiente per ambiente.

Il museo sarà dotato anche di una nuova struttura che verrà realizzata nella corte antistante l’edificio principale con funzione di ingresso e di accesso alla futura Passeggiata Archeologica.

Fig. 10 – Il cosiddetto “Tempietto” rappresenta un’interpretazione contemporanea del classico portale d’ingresso

Conosciuta come il “Tempietto”, questa costruzione in acciaio e vetro costituisce un’interpretazione contemporanea del classico portale d’ingresso (figura 10).

In considerazione del design quasi completamente trasparente, l’unica soluzione per l’immissione dell’aria è stata quella di utilizzare il plinto nel quale sono stati integrati diffusori speciali a dislocamento, installati lungo il perimetro fuori dalla vista dei visitatori, essendo nascosti dietro una griglia in ghisa alta circa 40 cm. La geometria del diffusore e le caratteristiche dell’aria di mandata sono state studiate in modo da tenere conto della presenza della griglia e sono state calibrate in fase di progettazione.

Con questo sistema di diffusione l’aria viene immessa in modo soft e con bassa turbolenza, di conseguenza è possibile garantire una bassa velocità e un funzionamento silenzioso. Il flusso d’aria a dislocamento crea un profilo di temperatura che aumenta con l’altezza e consente di immettere l’aria trattata direttamente nella zona occupata dai visitatori, dove è quindi possibile assicurare condizioni ottimali di qualità dell’aria ambiente. Grazie all’elevata differenza di temperatura, fino a 8 K, i diffusori a dislocamento presentano inoltre un’elevata resa frigorifera e sono efficienti dal punto di vista energetico.

James Simon Gallerie – Berlino

Fig. 11 – La James Simon Galerie funge anche da ingresso a tutto il complesso museale

Nel luglio 2019, dieci anni dopo l’inizio della sua costruzione, questo nuovo capolavoro architettonico progettato da David Chipperfield ha aperto le porte alla presenza del Cancelliere tedesco (figura 11). L’edificio multifunzionale prende il nome da James Simon, grande mecenate d’arte di inizio Novecento, e sorge nello spazio un tempo occupato dall’edificio del Neuer Packhof, demolito nel 1938. Esso funge da galleria d’ingresso centrale per tutto il complesso museale, visitato da 3 milioni di persone all’anno, e contiene un auditorium, un caffè/ristorante, il bookshop, il guardaroba e spazi per mostre temporanee e speciali, oltre a costituire il nuovo collegamento con gli edifici del Neues Museum e del Pergamon Museum.

All’esterno il design elegante e contemporaneo ha richiesto un’integrazione del nuovo edificio nello storico complesso esistente. Secondo David Chipperfield, le nuove e sottili colonne in cemento rappresentano una reinterpretazione della passeggiata del colonnato disegnata da Friedrich August Stüler, che collega il Neues Museum con la vicina Alte Nationalgalerie. La monumentale scalinata esterna è invece un riferimento a quella di Karl Friedrich Schinkel che porta all’Altes Museum.

Il design degli interni colpisce con il suo stile minimalista caratterizzato prevalentemente da pareti realizzati in cemento a vista (figura 12) e materiali sofisticati di alta qualità come bronzo patinato, lastre di marmo di Thassos e noce francese.

Fig. 12 – Il design degli interni colpisce con il suo stile minimalista caratterizzato prevalentemente da pareti in cemento a vista

Gli ambienti sono distribuiti su tre piani, per una superficie totale di 10.900 m2. Il design degli interni gioca con le diverse altezze in modo che l’esperienza dello spazio da parte dei visitatori cambi continuamente.

Fig. 13 – Per il foyer di ingresso sono stati previsti diffusori lineari ad alta induzione installati nella parte superiore della parete in legno

Per il controllo climatico del foyer di ingresso è stato previsto un sistema di distribuzione dell’aria suddiviso in due diverse zone. Nell’elegante parete in legno è stato integrato un sistema di diffusori lineari ad alta induzione, installati sopra la scala che porta al bookshop (figura 13). Ciò garantisce una distribuzione uniforme dell’aria priva di correnti e quindi un comfort ottimale per i visitatori e il personale del museo.

Per l’immissione dell’aria nella zona della reception, è stato invece adottato un sistema di diffusione lineare a parete integrato dietro il bancone del centro visitatori, del tutto invisibile in quanto posto nella parte superiore della parete in boiserie (figura 14). La linea continua dei diffusori è interrotta solo nell’area della parete multimediale, mentre la struttura della parete in legno funge da plenum per l’aria di mandata.

I diffusori sono installati con una leggera inclinazione per garantire la corretta direzione del flusso dell’aria di mandata nell’ambiente (figura 15). Nelle altre sale i diffusori sono stati installati a soffitto lungo la facciata vetrata (figura 16).

Neue Nationalgalerie – Berlino

Fig. 17 – La Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe è considerata un capolavoro del modernismo

Nel 1961 Ludwig Mies van der Rohe riceve l’incarico di progettare una galleria d’arte nell’allora Berlino Ovest. Sette anni dopo, nel 1968, viene inaugurato il capolavoro architettonico della Neue Nationalgalerie, un tempio del modernismo basato sull’idea di “spazio universale” (figura 17).

Costituita da un padiglione vetrato di pianta quadrata di 65 metri di lato, sopraelevato rispetto al piano stradale e sormontato da una copertura piana sostenuta da otto pilastri cruciformi alti oltre 8 metri, e da un livello inferiore originariamente destinato alla collezione museale permanente e a servizi vari, l’opera è oggi riconosciuta tra le più rappresentative della carriera di Mies.

L’ampio atrio d’ingresso, privo di colonne, è circondato da pareti di vetro e si basa su un progetto mai realizzato per la sede della Bacardi a Santiago de Cuba. L’utilizzo di sole due colonne su ciascun lato, per sostenere la copertura in acciaio da 1260 tonnellate, permette di evidenziare le linee pulite della classica architettura moderna (figura 18). La Neue Nationalgalerie sarà l’unico edificio che Mies van der Rohe riuscirà a realizzare in Europa dopo essere emigrato negli Stati Uniti. A causa di problemi di salute, non poté partecipare all’inaugurazione e morì un anno dopo, nel 1969.

Fig. 18 – Soltanto due colonne su ciascun lato sostengono la copertura in acciaio, mettendo in evidenza le linee pulite della architettura moderna

L’edificio è diventato un monumento storico nel 1995. A partire dal 2015 un team dello studio Chipperfield ha sviluppato il progetto di riqualificazione. Dopo oltre 50 anni di uso intensivo, era diventata infatti inevitabile una sua completa ristrutturazione. Peraltro, nonostante l’edificio sia imponente, l’audace struttura in acciaio e vetro fin dall’inizio aveva presentato una serie di punti deboli. Il problema principale è stato quello provocato dalla condensa sui serramenti in vetro non isolati e il conseguente danno dovuto alla corrosione degli elementi della facciata, nonché la rottura dei vetri a causa della mancanza di giunti di dilatazione.

Nello sviluppo del progetto lo studio Chipperfield ha proceduto con grande rispetto dell’edificio originario. Il principio guida è stato quello di preservare il più possibile l’involucro edilizio e di avere un impatto visivo minimo sulla struttura, ovvero conservare “quanto più Mies possibile”. Per raggiungere questo obiettivo quasi ogni componente è stato smontato, immagazzinato, restaurato o ricostruito, prima che tutto fosse poi rimontato, sempre nel segno del mantenimento della piena leggibilità dell’architettura storica. Con il completamento dell’intervento, avvenuto nell’estate dello scorso anno, dopo 6 anni di chiusura questa icona del modernismo è stata riportata al suo antico splendore.

Il piano terra dell’edificio è costituito da un unico grande ambiente ed è prevalentemente realizzato in acciaio, vetro, granito e marmo. Il piano interrato si sviluppa su una maggiore superficie ed è articolato su più ambienti, alcuni privi di finestre. Lo stile è in totale contrasto con quello superiore, dato che Mies aveva scelto pavimenti in moquette e carta da parati con trucioli di legno. Esso contiene lo spazio espositivo, in cui la collezione della galleria è stata in gran parte esposta fino ad oggi, un giardino per le sculture, spazi per uffici e locali tecnici e di servizio.

Gli impianti a servizio dell’edificio, in particolare i sistemi di climatizzazione e ventilazione, sono stati anch’essi rinnovati, essendo ormai giunti alla fine della loro vita utile. Il retrofit ha richiesto lo sviluppo di un progetto basato sui più avanzati standard tenendo in considerazione gli sfidanti requisiti di conservazione di uno spazio museale che richiede un microclima stabile per proteggere le opere d’arte.

L’impianto di riscaldamento a pavimento integrato nei solai in granito del grande atrio d’ingresso, con una superficie di 2500 m2, è stato completamente sostituito, dopo il restauro conservativo delle lastre, dato che la precoce corrosione dei tubi in acciaio e le conseguenti perdite ne aveva causato il deterioramento. Con l’occasione è stata integrata la possibilità di un suo utilizzo anche con acqua fredda per la climatizzazione estiva. Ciò consente, in combinazione con la rilevante massa termica del pavimento, di stabilizzare la temperatura interna del grande ambiente. Analogamente è stato integralmente riqualificato il sistema HVAC destinato a controllare, oltre alla temperatura, anche l’umidità e la velocità dell’aria.

I due livelli del museo differiscono notevolmente per quanto riguarda i requisiti microclimatici. Al piano terra è stato necessario risolvere il problema dell’appannamento e della formazione di condensa nelle fredde giornate invernale sui vetri singoli della facciata.
Poiché l’edificio è sottoposto a vincolo monumentale, non è stato possibile procedere con la sostituzione delle grandi lastre con vetri isolanti, di conseguenza per evitare l’appannamento ci si è affidati al nuovo sistema di ventilazione.

Per effettuare il flussaggio delle facciate non isolate sono state utilizzate griglie di immissione a pavimento a feritoie multiple simili a quelle originali collocate immediatamente davanti ai vetri. Il sistema consente di realizzare una cortina d’aria calda dal basso verso l’alto in grado di flussare la facciata sull’intera altezza e di evitare la formazione di condensa, in modo da garantire la necessaria stabilità delle condizioni di conservazione e soddisfare così gli standard internazionali relativi alle condizioni microclimatiche.

Data la particolare natura dello spazio, prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione sono state sviluppate simulazioni CFD dei flussi d’aria e prove di fumo realizzate in loco al fine di valutare la reale efficacia del sistema. È stato inoltre effettuato un test di laboratorio ricreando un elemento della facciata in scala 1:1 e simulando le diverse temperature esterne utilizzando anche una cella di raffreddamento (figura 19).

Fig. 19 – Mock up in scala 1.1 del sistema di diffusione a pavimento per il piano terra (SLT)

Ancora più severi sono stati i requisiti di conservazione nelle aree espositive al piano interrato (figura 20). Con un’altezza dello spazio di quattro metri, le prescrizioni sulle velocità dell’aria ambiente dovevano essere rispettate fino a un livello di tre metri da terra. Un’ulteriore complicazione è stata la necessità di conservare i pannelli metallici forellinati esistenti a causa del vincolo monumentale al quale è sottoposto l’edificio.

Il controsoffitto esistente era costituito da un sistema modulare di una tipologia che all’epoca era già da alcuni anni in uso negli Stati Uniti mentre era ancora sconosciuta in Germania. Questo controsoffitto modulare ha costituito la base dell’idea di Mies van der Rohe di dare allo spazio espositivo una planimetria flessibile. Nell’ambito della ristrutturazione generale, esso è stato rimosso e sostituito con uno nuovo con lo stesso aspetto (figura 21).

I diffusori d’aria sono installati al di sopra dei moduli (con dimensioni di 60 x 60 cm) che quindi influenzano le caratteristiche di scarico dell’aria. Nell’ambito del processo di progettazione, il costruttore dei sistemi di diffusione ha effettuato test nel proprio laboratorio aeraulico per soddisfare i requisiti dell’edificio vincolato agli standard di conservazione.

Fig. 22 – Dettaglio del sistema di montaggio dei diffusori

I diffusori sono ad alta induzione di forma quadrata, con piastre frontali e plenum posteriori costruiti utilizzando dimensioni personalizzate. L’installazione discreta di questi vari componenti, inclusi i pannelli metallici forellinati decorativi, si è rivelata molto complessa dovendo integrare la tecnologia di ventilazione nel controsoffitto modulare fuori dalla vista (figura 22).

Gli elementi di diffusione a clip consentono un’induzione molto elevata, quindi è possibile ridurre molto rapidamente differenze di temperatura fino a 12 K tra l’aria di mandata e l’ambiente. Ciò consente di realizzare una distribuzione dell’aria senza correnti d’aria fredda e di mantenere condizioni ideali per la temperatura e l’ambiente interno sia per i visitatori che per le opere d’arte.

Data la complessità dell’edificio dovuta alla vetrata non isolata, all’altezza rilevante e ai requisiti per la conservazione delle opere d’arte, le prestazioni del sistema HVAC sono state verificate anche attraverso analisi fluidodinamiche degli ambienti interni, in base a differenti situazioni di occupazione e all’eventuale apertura delle porte perimetrali verso il giardino. Sono stati inoltre modellati i parametri per il rispetto dei requisiti museali relativi alla velocità dell’aria interna (che deve essere inferiore a 0,2 m/s) e all’uniformità della temperatura, mantenuta stabile a 21 °C, con una tolleranza di 1 K, definendo le zone non adatte ad ospitare opere d’arte, ma garantendo al contempo una maggior fruibilità degli spazi interni ed esterni.

Per soddisfare le diverse esigenze del clima interno, la Neue Nationalgalerie dispone di un sistema di climatizzazione centralizzato a tutt’aria in grado di gestire otto diverse zone climatiche in cui le condizioni dei diversi ambienti vengono controllate in modo specifico tenendo conto delle rispettive modalità di utilizzo. Ad esempio, nell’area del deposito, dove sono conservati gli oggetti d’arte più sensibili, si applicano requisiti climatici diversi rispetto alle sale espositive, dove peraltro si registrano maggiori fluttuazioni di temperatura e umidità dovute alla presenza dei visitatori. Inoltre, nella sala espositiva al piano terra il clima esterno ha un effetto diretto quello interno, mentre il deposito si trova in una parte dell’edificio circondata in gran parte dal terreno. Il trattamento dell’aria comprende filtrazione, riscaldamento o raffreddamento, umidificazione o deumidificazione.

Un sistema di recupero del calore viene utilizzato per preriscaldare l’aria esterna in inverno e preraffreddarla in estate mediante l’aria espulsa.

Per quanto riguarda il sistema di illuminazione, i quasi 2400 corpi illuminanti originali a incandescenza sono stati reingegnerizzati per essere utilizzati con lampade Led: in totale sono state previste 794 luci nello spazio principale (4 per ognuno dei 196 campi definiti dalla struttura del soffitto) e 1.350 luci per il piano interrato, tutte di tipo wall washer, un sistema innovativo e non molto conosciuto in Germania al tempo della costruzione, che crea una luce uniforme sulle superfici espositive, anche grazie alla finitura parzialmente satinata delle lenti.

Attraverso molteplici test di laboratorio sono state analizzate differenti proposte, scegliendo infine delle luci leggermente più fredde di quelle originali (3000 K contro 2700 K) in considerazione dell’evoluzione delle richieste museali contemporanee, arrivando nel contempo a un risparmio energetico dell’80% con una maggiore intensità e la stessa distribuzione luminosa, utilizzando punti luce che in futuro potranno essere revisionati e riparati più facilmente.

DIFFUSIONE AD ALTA INDUZIONE
Le soluzioni per la diffusione dell’aria per questi progetti sono state sviluppate dalla società tedesca Kiefer, punto di riferimento per lo sviluppo di importanti edifici pubblici a Berlino, avendo contribuito anche alla realizzazione del palazzo della Cancelleria Federale e della biblioteca della Humboldt University. La scelta di diffusori prodotti da Kiefer si spiega con la grande esperienza sviluppata negli anni e nella continua capacità sia di innovare sia di soddisfare le particolari esigenze estetiche di studi di architettura di livello internazionale, come nel caso di Jean Nouvel per il Louvre Abu Dhabi.

Fig. A – Diffusore
lineare a parete
ad alta induzione (Kiefer)

I diffusori adottati nei progetti berlinesi sono a sviluppo lineare (figura A) oppure di forma circolare o quadrata (figura B), entrambi caratterizzati da un particolare profilo di scarico con aperture che consentono di immettere l’aria attraverso molteplici microgetti in direzioni alternate e con angolo e spessore differenti in funzione del modello.

Il vantaggio offerto dalle caratteristiche di questo profilo di scarico è rappresentato dal massimo effetto di induzione (con rapporto fino a 1:30) che consente la rapida riduzione della temperatura del getto evitando cadute improvvise dell’aria. Il flusso risulta quindi privo di correnti d’aria fredda con portate di mandata fino a 12 volumi ora e con una differenza di 14 K tra la temperatura di mandata dell’aria e quella ambiente media. Si garantisce inoltre una velocità residua uniforme nella zona occupata anche al variare della portata d’aria, grazie anche all’ampiezza dell’angolo di scarico. I diffusori sono quindi particolarmente adatti all’impiego con impianti VAV a tutt’aria a portata variabile, con valori che possono scendere fino al 20% del valore di progetto.

Fig. B – Diffusore quadrato ad alta induzione (Kiefer)

I diffusori lineari sono disponibili in due versioni. La prima prevede una geometria fissa del flusso d’aria con angolo fisso a 90° che risulta stabile in tutte le condizioni di funzionamento, grazie al caratteristico getto autoportante. Una piccola porzione del flusso d’aria immesso presenta infatti un andamento verticale e provvede a sostenere e stabilizzare la geometria del lancio. La seconda versione è invece caratterizzata dall’impiego di profili di diffusione dell’aria con angolo variabile in step di 15° con possibilità di regolazione manuale dall’ambiente. In base alla portata d’aria immessa i diffusori lineari possono essere a singola e doppia feritoia con profili larghi 15, 18, 24 o 45 mm. Le lunghezze sono comprese fra 500 e 2000 mm in moduli di 250 mm. Il plenum di alimentazione prevede l’innesto laterale ed è realizzato interamente in alluminio disponibile anche in versione isolata con mantello di rivestimento a camera d’aria privo di fibre minerali. È anche disponibile una versione specifica per installazione a parete.

I diffusori circolari o quadrati hanno invece dimensioni da 210 a 800 mm. Grazie al particolare profilo del lancio autoportante possono essere installati anche in assenza del controsoffitto e sono disponibili anche nella versione con ripresa dell’aria integrata nella parte centrale.