Focus statistico sull’acqua

L’Istat ha recentemente fornito un focus tematico sull’acqua che propone i risultati provenienti da diverse indagini, elaborazioni e analisi, offrendo una lettura integrata del fenomeno con riferimento agli aspetti legati sia al territorio sia alla popolazione.

Nel 2020 – rivela l’Istat – le famiglie residenti in Italia che dichiarano di essere allacciate alla rete idrica comunale e che si ritengono, complessivamente, molto o abbastanza soddisfatte del servizio idrico sono l’87,4%, valore stabile rispetto al 2019. Il livello di soddisfazione risulta variabile sul territorio: sono molto o abbastanza soddisfatte oltre il 90% delle famiglie residenti al Nord, oltre l’80% di quelle del Centro e del Sud e oltre il 75% delle famiglie nelle Isole.

Nel 2020 resta stabile, rispetto all’anno precedente, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni, con un valore pari all’8,8%, molto distante dai picchi rilevati a partire dal 2002 e, soprattutto, dal valore registrato nel 2003 (17,0%). Il disservizio investe in misura diversa le regioni e interessa quasi 2 milioni 261 mila famiglie, il 64,1% delle quali, poco meno di 1 milione 450 mila, vive nelle regioni del Mezzogiorno. Quote modeste si registrano invece nel Nord-ovest e nel Nord-est (3,2% e 2,6%), mentre al Centro meno di una famiglia su dieci dichiara che il servizio di erogazione è irregolare.

Oltre la metà delle famiglie (54,9%) considera adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua, il 38,1% li giudica elevati.

Nel 2020 il 28,4% delle famiglie esprime ancora poca fiducia nel bere acqua di rubinetto. Sebbene l’indicatore sia diminuito progressivamente nel tempo (40,1% nel 2002), permangono ancora notevoli differenze territoriali: il Nord-est è al 20,5% e nelle Isole si raggiunge il 49%.

Con 9,2 miliardi di metri cubi, l’Italia – si legge poi nel focus – detiene nel 2018 il primato nell’Ue27, ormai più che ventennale, del volume di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. In termini pro capite il divario tra i paesi europei è ampio. L’Italia, con 153 metri cubi annui per abitante, si colloca in seconda posizione, mentre la Grecia è in cima alla classifica (157 metri cubi), a grande distanza dai successivi paesi in graduatoria. Tra i paesi dell’Ue27 ricadenti nell’area mediterranea, l’Italia è tra i paesi che sfruttano in grande maggioranza acque sotterranee, sorgenti e pozzi, che rappresentano per il territorio italiano la risorsa più grande e preziosa di acqua dolce (l’84,8% del totale prelevato).

Nel 2018, per garantire il livello di consumo, sono stati immessi in rete 8,2 miliardi di metri cubi, a fronte dei 4,7 erogati per usi autorizzati. La percentuale di perdite idriche totali della rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile è del 42,0%: ogni 100 litri immessi nel sistema, ben 42 non sono consegnati agli utenti finali. Per le cattive condizioni dell’infrastruttura idrica si disperdono 3,4 miliardi di metri cubi: 156 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo giornaliero pro capite di 215 litri (valore nazionale), le perdite potrebbero garantire le esigenze idriche di circa 44 milioni di persone in un anno. Nelle perdite idriche, le differenze territoriali e infrastrutturali ripropongono la consolidata geografia di un gradiente Nord-Sud, con le situazioni più critiche concentrate nelle aree del Centro e del Mezzogiorno. Il 96% circa della popolazione residente nelle Isole abita in province con perdite pari ad almeno il 45% contro il 4% del Nord-ovest. In serie storica, a fronte del leggero aumento delle perdite nazionali nel 2018 (41,4% nel 2015) che conferma il trend in costante crescita dal 2008, l’andamento provinciale risulta piuttosto variegato. Più di 4 province su 10 hanno subito un peggioramento delle perdite idriche totali in distribuzione.

Nel 2018 il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane, garantito da 18.140 impianti in esercizio, ha trattato un carico inquinante medio annuo di circa 68 milioni di abitanti equivalenti. Il 65,5% del carico inquinante civile e industriale è depurato in impianti con trattamento di tipo avanzato, il 29,5% in impianti di tipo secondario, il restante 5% in impianti di tipo primario e vasche Imhoff. Nel Nord-ovest e al Sud si concentra, complessivamente, più del 50% del carico inquinante depurato dagli impianti a livello nazionale. La stima della sola popolazione connessa agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane corrisponde a circa il 70% della popolazione residente (42,3 milioni di abitanti). La restante quota di popolazione (circa 18 milioni di abitanti) non è, pertanto, allacciata al servizio pubblico di depurazione e risiede in comuni completamente privi del servizio (339) o in comuni solo parzialmente depurati.