Il mondo in cui lavoriamo, comunichiamo e viviamo si basa sempre più sull’utilizzo di informazioni gestite in maniera digitale.
Oggi, a distanza di 50 anni dall’avvento dei primi database, la mole di dati e risorse di calcolo che vengono archiviati, elaborati e condivisi a livello globale è diventata immensamente grande.
Per assecondare questa trasformazione, che coinvolge sempre più settori dell’economia, i Data Center dovranno adeguarsi in capacità e potenza, per essere all’altezza del “cloud computing”, ovvero di quella rete internet di servizi dove più oggetti intelligenti lavorano in remoto elaborando e trasmettendo un continuum di informazioni.
Questo spinge ad una crescente domanda di Data Center che, oltre ad essere più capienti e moderni, dovranno diventare infrastrutture più sostenibili.
Infatti, la quantità di energia elettrica necessaria ad alimentarli e a climatizzarli varia dal megawatt fino a superare gli 80 megawatt (i cosiddetti Hyperscale). Nel 2018 si è stimato un consumo di 200 terawattora (TWh) a livello globale e secondo un recente studio SNIA (Storage Networking Industry Association) il consumo attuale dei Data Center si attesta su un 5% dell’energia mondiale, con una previsione di crescita fino al 40% entro il 2030.
Poiché circa il 35% del loro consumo energetico è speso per raffreddare i server, la climatizzazione gioca un ruolo chiave, così come il contenimento dei suoi costi di esercizio.
Non è raro infatti trovare Data Center, i cosiddetti Green Data Center, ubicati ad elevate latitudini, in luoghi particolarmente freddi o raffreddati dalle acque gelide dei mari del nord o addirittura totalmente immersi: così facendo le aziende proprietarie sfruttano le basse temperature dell’habitat naturale per smaltire il calore dei server, riducendo il consumo di energia e rendendo più profittevole l’investimento.
Diventa pertanto strategica la scelta della tecnologia di raffreddamento che deve sfruttare al meglio le caratteristiche ambientali del sito. In secondo luogo, è fondamentale individuare il sistema di ventilazione che può fare la differenza in termini di efficienza e minor costo di gestione.
È il caso delle unità di raffreddamento adiabatico “DataBatic” (sistema aria/aria sviluppato da HiRef per la climatizzazione di Data Center), un condensato di tecnica che include al suo interno più ventilatori plug fan funzionanti in parallelo.
Si tratta di soluzioni ventilanti che utilizzano tecnologie di ultima generazione progettate per il risparmio energetico, l’azzeramento delle spese di manutenzione, la facilità di installazione/sostituzione ed il basso impatto sonoro.
Le unità DataBatic di HiRef montano ventilatori dotati di motori brushless con grado di efficienza IE5 che, monitorati e regolati via Modbus, adattano il loro regime di funzionamento a seconda delle reali esigenze dell’impianto.
Nello specifico Ziehl-Abegg (Dolo, VE) ha fornito ventilatori della serie ZAbluefin ECblue con motori brushless di seconda generazione.
Anche le nuove aerodinamiche della ventola, caratterizzate da geometrie complesse e realizzate con l’utilizzo di materiali compositi dedicati, massimizzano performance e silenziosità.
Infine, l’installazione di più ventilatori nella configurazione “fan array”, per effetto ridondanza, garantisce maggiore affidabilità.
Aver optato per ZAbluefin ECblue ha contribuito a rendere il sistema di raffreddamento DataBatic estremamente efficiente e di questa tecnologia ne può beneficiare qualsiasi Data Center, anche quelli più datati dove risulti necessaria una riqualificazione energetica tramite revamping.
Ziehl-Abegg e HiRef mettono a disposizione da sempre le loro competenze tecniche a supporto delle nuove tendenze in materia di sostenibilità; grazie a questa sinergia, le due aziende sono certe di contribuire alla realizzazione di siti meno energy-consuming.