Così come avviene per gli altri inquinanti atmosferici, il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, attraverso le reti di monitoraggio della qualità dell’aria gestite dalle agenzie ambientali delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, rilevano l’ozono troposferico, un inquinante particolarmente critico soprattutto nella stagione estiva.
L’ozono (O3), gas formato da tre atomi di ossigeno, in natura si trova in concentrazioni rilevanti negli strati alti dell’atmosfera terrestre, dove protegge dalla radiazione ultravioletta. L’ozono troposferico è invece un inquinante secondario che si forma attraverso processi fotochimici in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi d’azoto (NOx) e i composti organici volatili (COV). È il principale rappresentante della complessa miscela di sostanze denominata “smog fotochimico” che si forma nei bassi strati dell’atmosfera a seguito dei suddetti processi. L’inquinamento fotochimico, oltre che locale, è un fenomeno transfrontaliero che si dispiega su ampie scale spaziali; conseguentemente i livelli riscontrati in una certa zona non sempre sono esclusivamente attribuibili a fonti di emissione poste in prossimità̀ della zona stessa, ma il contributo più̀ importante può̀ provenire dalle zone circostanti. Le concentrazioni di ozono più̀ elevate si registrano nei mesi più̀ caldi dell’anno e nelle ore di massimo irraggiamento solare. Nelle aree urbane l’ozono si forma e si trasforma con grande rapidità̀ e con un comportamento molto complesso e diverso da quello osservato per gli altri inquinanti. Le principali fonti di emissione dei composti precursori dell’ozono sono: il trasporto su strada, il riscaldamento civile e la produzione di energia. L’ozono può̀ causare seri problemi alla salute dell’uomo e all’ecosistema, nonché́ all’agricoltura e ai beni materiali.
Nel 2019, a livello nazionale, l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (OLT) per l’ozono – 120 µg/m³ come media massima giornaliera calcolata su 8 ore – è stato superato in 297 stazioni di monitoraggio del SNPA su 324 pari al 91,7% delle stazioni con copertura temporale sufficiente; l’OLT è stato superato per più di 25 giorni in 182 stazioni (56,2%).
Complessivamente la rete di monitoraggio del SNPA per l’ozono nel 2019 comprendeva 355 stazioni, di queste 324 hanno raggiunto la copertura temporale minima del 90% (al netto delle perdite di dati dovute alla taratura periodica ed alla manutenzione ordinaria) richiesta dal D.lgs. 155/2010 per considerare validi i valori rilevati.
Un dato che evidenzia come i livelli di ozono estivo sono elevati in gran parte del Paese, con alcune aree (in particolare la pianura Padana) dove si registrano situazioni più evidenti di criticità.
Per quanto riguarda gli indicatori di breve periodo, cioè la soglia di allarme (superamenti di 240 µg/m³ della massima media oraria) e la soglia di informazione della popolazione (superamenti di 180 µg/m³ della massima media oraria), sono state superate, rispettivamente in 34 stazioni (10,5%) e in 161 stazioni (49,7%).
In particolare, la soglia di allarme è stata superata solamente in stazioni di 4 regioni: Lombardia (20), Veneto (9), Piemonte (4), provincia autonoma di Trento (1).
Per quanto riguarda la soglia di informazione, invece, non è stata superata solamente in quattro regioni (Abruzzo, Calabria, Molise e Sardegna, ). Tuttavia, in molte regioni i superamenti sono stati in numero piuttosto ridotto (<5). Le situazioni dove la soglia di informazione è stata ripetutamente superata sono: Lombardia (45 stazioni su 46), Emilia-Romagna (26 su 34), Veneto (23 su 23), Piemonte (22 su 27), Friuli Venezia Giulia (14 su 16), Campania (7 su 16), Lazio (6 su 24), provincia autonoma di Trento (5 su 5).