Aqua Italia dal 2006 commissiona biennalmente a Istituti indipendenti di ricerca lo studio sulla propensione al consumo di acqua potabile, trattata e non, con l’obiettivo di conoscere l’evoluzione di comportamenti e atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’acqua del sindaco.
La Ricerca 2020, realizzata da Open Mind Research su un campione di 2000 individui maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana, è stata condotta in un’ottica di continuità metodologica con le precedenti, proprio per consentire un confronto omogeneo con le passate edizioni. Si è occupata di verificare le dimensioni e il profilo socio-demografico di quanti negli ultimi 12 mesi hanno bevuto acqua del rubinetto trattata e non, a casa propria o fuori casa, e la frequenza di consumo, al fine di segmentare tra consumatori abituali e occasionali. Inoltre ha analizzato le ragioni per cui gli individui bevono o che potrebbero convincere a bere l’acqua del rubinetto in casa/fuori casa, compresa quella trattata negli esercizi commerciali, l’utilizzo di sistemi di affinaggio in famiglia e la relativa manutenzione periodica. Si è indagato anche sull’approccio e la conoscenza dei chioschi/casette dell’acqua sul territorio e su “come ci si procura l’acqua da bere quando si è fuori casa”: domanda inserita per la prima volta quest’anno, voluta dall’Associazione, da sempre sensibile al tema del plastic free. Ultima – ma non meno importante – rimanendo di stretta attualità, la preoccupazione per la presenza di sostanze contaminanti (farmaci, sostanze chimiche, ecc) nell’acqua del rubinetto.
I consumi degli italiani stanno cambiando anche in base al quadro socio-economico complessivo, il 77,6% della popolazione italiana ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2018 che sfiora il 4%. Tra tutti coloro che la bevono il 48,7% dichiara di farlo sempre o quasi sempre. I motivi principali per i quali quest’anno gli intervistati hanno dichiarato di bere l’acqua del rubinetto (trattata o non trattata) afferiscono principalmente alla “comodità nel disporne” (25%), all’“attenzione per l’ambiente” (24,8%) ossia evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica, dato significativamente più alto rispetto agli anni precedenti, soprattutto per i più giovani (18-24 anni) con il 43,7% contro il 32,1% della media nazionale, probabilmente per l’effetto Greta Thunberg. A seguire la consapevolezza che “l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia” (24%), alla bontà dell’acqua “la bevo perché è buona” (23,2%) ed al “minor costo rispetto all’acqua in bottiglia” (19,7%).
Nel 28% dei casi (trend in crescita di oltre il 6% rispetto al 2018) si rileva la presenza di almeno un sistema di affinaggio dell’acqua che permette di trattare l’acqua del rubinetto da bere, per ottenere migliori caratteristiche organolettiche. Tra questi sistemi, l’8,6% è rappresentato dalle caraffe filtranti (invariato rispetto al 2018), l’11,1% dai sistemi per l’eliminazione del cloro (erano il 6,3% nel 2018) e il 2,8% dagli apparecchi con sistema di osmosi inversa. Si rileva la presenza di almeno un apparecchio soprattutto nelle famiglie più numerose (41,3% nelle famiglie con 4 componenti, 39,2% nelle famiglie con 5 o più componenti) e nelle famiglie con il capofamiglia giovane (51,8% con il capofamiglia con età fino a 34 anni). Tra tutti coloro che hanno un apparecchio di affinaggio dell’acqua domestico circa un terzo ha sottoscritto un abbonamento per la manutenzione periodica.
Inoltre, si è indagato su quanto gli italiani siano propensi a bere acqua trattata del rubinetto fuori casa: il 27,3% degli intervistati la beve negli esercizi commerciali (+3,6% rispetto al 2018) e il 51% la berrebbe se gliela offrissero. In generale tra coloro che hanno già un’abitudine al consumo dell’acqua potabile si riscontra una maggiore consuetudine al consumo di acqua trattata negli esercizi commerciali (bar e ristoranti): 40,2% dichiara di “berla già” ed il 51,1% dichiara che la berrebbe se venisse offerta.
Si è anche verificato su quanti conoscano il servizio offerto dai Chioschi dell’acqua che mettono a disposizione dei cittadini acqua potabile, trattata o non trattata, refrigerata o addizionata di anidride carbonica. Il 73,3% conosce questa possibilità (+5,4% sul 2018) e nel 51,1% dei casi il comune di residenza offre il servizio. In generale circa il 22% della popolazione ha dichiarato di bere l’acqua dei chioschi/casette (15,4% nel 2018), confermando un’ascesa di quest’abitudine.
Per la prima volta, inoltre si è indagato sull’approvvigionamento dell’acqua da bere fuori casa: il 64,4% opta per l’acquisto di acqua in bottiglia (48% da bar/negozi e 16,4% da distributori automatici a pagamento), questo comportamento risulta più accentuato tra chi beve raramente o mai l’acqua del rubinetto (72,4% vs.64,4%). Il 41,2% porta l’acqua da casa, soprattutto tra coloro che sono abituati a consumarla abitualmente dal rubinetto.
In merito alla preoccupazione degli italiani nei confronti della presenza di sostanze contaminanti nell’acqua del rubinetto, il 26,8% (in calo di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2018) si è dichiarato estremamente preoccupato e il 62,6% abbastanza preoccupato. Tra chi ha già un’abitudine al consumo dell’acqua potabile del rubinetto, si riscontra una preoccupazione per i contaminanti chimici più bassa della media della popolazione (14% vs. 26,8%). Al contrario, per coloro che abitualmente non bevono acqua del rubinetto, tale preoccupazione è molto elevata (39% vs. 26,8%).