Con l’ultimo aggiornamento del “Global Energy and CO2 Status Report”, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha reso pubbliche le prime stime per il 2018 degli andamenti energetici ed emissivi globali, confermando gli allarmi sul trend di ripresa dei consumi e delle emissioni di CO2 già avviato nel 2017. Infatti, l’anno appena trascorso avrebbe fatto segnare il nuovo record di emissioni energetiche, che hanno raggiunto i 33 miliardi di tonnellate di CO2, superando il dato del 2017 di 560 milioni di tonnellate (un valore vicino alle emissioni di uno Stato come il Canada) con una crescita dell’1,7%.
Secondo l’Agenzia, la crescita delle emissioni è stata guidata, da un lato, da condizioni climatiche atipiche che in alcune parti del mondo hanno portato ad un aumento dei consumi, sia elettrici che termici, per il riscaldamento e il raffreddamento; dall’altra, da un forte rallentamento del trend di decoupling: rispetto ad una crescita economica sostenuta (+3,7%), con conseguente aumento della domanda di energia, i miglioramenti dell’intensità energetica continuano a diminuire (solo -1,3%, il tasso più basso degli ultimi anni) e il ricorso alle fonti rinnovabili non ha adeguatamente spiazzato le controparti fossili: il risultato è stato che per ogni 1% di crescita economica, le emissioni sono aumentate dello 0,5%, contro una media dello 0,3% registrata nei 7 anni precedenti al 2018.
La domanda di energia è aumentata del 2,3% sull’anno precedente, quasi il doppio rispetto alla media registrata dal 2010. Tutti i combustibili fossili hanno visto un aumento della domanda, anche se la crescita è stata trainata per lo più dal gas naturale, responsabile della metà di tutti i consumi energetici aggiuntivi del 2018. Per il gas si tratta della crescita più alta dal 2010, avvenuta per il 70% negli Stati Uniti e in Cina, in buona parte a causa della sostituzione del carbone. Ciononostante, il carbone (in particolare quello per la produzione di energia elettrica) rimane il principale responsabile delle emissioni energetiche globali, coprendo quasi un terzo di tutta la CO2.
Anche nel 2018 si conferma una leggera crescita dei consumi di carbone, totalmente a carico dei Paesi asiatici: seppur il suo peso nel mix energetico mondiale continua a diminuire, il carbone rimane la principale fonte di elettricità (quasi il 40% della produzione complessiva) e la seconda fonte di energia primaria nel mondo.
Si conferma nel 2018 anche la ripresa dei consumi di petrolio, che proseguono il trend dell’anno precedente registrando una crescita dell’1,3%: un tasso leggermente inferiore rispetto al 2017, grazie all’aumento dei prezzi che ha parzialmente controbilanciato la crescita economica. Tuttavia, i consumi di petrolio sono aumentati pressoché in tutto il mondo, anche in Europa, ma soprattutto negli Stati Uniti (a causa dell’avvio di importanti attività nel settore petrolchimico) e in Cina, principalmente nel settore trasporti.
Sul fronte delle rinnovabili, queste nel 2018 hanno raggiunto un nuovo record con circa 450 TWh di nuova produzione elettrica a fronte dei 380 TWh dell’anno precedente. La crescita nel 2018 è stata trainata soprattutto dal solare fotovoltaico (cresciuto del 30%), dal lieve aumento dell’idroelettrico e dall’eolico, che con un aumento della produzione del 12% rimane ancora la seconda fonte elettrica rinnovabile dopo l’idroelettrico. Ad oggi, le rinnovabili sono responsabili di un quarto della produzione mondiale di energia elettrica rappresentando la seconda fonte dopo il carbone, davanti al gas naturale.
Tuttavia – conclude l’Agenzia – questo dato di per sé positivo non è riuscito a contrastare la crescita complessiva dei combustibili fossili e il conseguente aumento delle emissioni di CO2.