La riforma del sistema di scambio delle emissioni

Il Parlamento europeo ha approvato la nuova normativa che riforma Il sistema di scambio delle emissioni. Il sistema di scambio delle emissioni obbliga più di 11.000 centrali elettriche e fabbriche a richiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 che emettono. Le aziende devono comprare queste quote (che possono, se necessario, scambiare tra loro) attraverso aste e il prezzo segue le regole della domanda e dell’offerta..

Secondo il Parlamento europeo, al momento questi permessi sono molto poco costosi, perché in seguito alla crisi la domanda è scesa ma l’offerta è rimasta invariata. E una disponibilità troppo importante di quote e i prezzi bassi non stimolano le industrie a investire in energie pulite, diluendo così l’effetto positivo iniziale del sistema.

La riforma ha l’obiettivo di ridefinire il mercato delle emissioni di gas serra per il periodo dopo il 2020, accelerando la riduzione annua delle quote di emissioni messe all’asta (il cosiddetto fattore di riduzione lineare) del 2,2% dal 2021. Inoltre è stata rafforzata la capacità della riserva di stabilità del mercato ETS, che serve a eliminare le quote di emissioni in eccesso sul mercato: una volta attivata, la riserva assorbirebbe fino al 24% delle quote in eccesso in ogni asta annuale, per i primi quattro anni, aumentandone il prezzo e incentivando di conseguenza la riduzione delle emissioni.

La riforma  introduce anche fondi per sostenere l’innovazione e accompagnare la transizione verso un’economia a basso uso di energie fossili: il Fondo per l’Innovazione offre supporto economico per progetti innovativi nel campo delle energie rinnovabili; Fondo per la Modernizzazione ha invece come obiettivo quello di sostenere l’aggiornamento dei sistemi di produzione di energia nei paesi membri con meno risorse.