Il progetto come prodotto “unitario”, intervista a Enrico Lanzillo

La qualità del progetto, non solo impiantistico dipende dall’aggregazione “orizzontale” permanente delle singole competenze specialistiche: è la filosofia che guida una cooperativa di professionisti in cui opera Enrico Lanzillo.


 

Enrico Lanzillo, nato a Napoli nel 1960, consegue la maturità scientifica, il diploma “First Certificate” della Michigan University presso l’American Studies Center di Napoli e, nel 1983, la laurea in Ingegneria meccanica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi sperimentale vincitrice del premio della Fondazione Politecnica per il Mezzogiorno.

Mentre frequenta numerosi corsi (“Basic System Design” presso Carrier Corporation; ANCE sulla gestione d’impresa; CESVITEC per dirigenti delle piccole e medie imprese; Assicurazione Qualità organizzato dall’Unione Industriali di Napoli – Innovare), nel 1984 inizia la collaborazione con Termoitalia in qualità di Direttore Tecnico.

Nel 1987 assume la medesima carica presso Politermica Industriale dirigendo l’ufficio tecnico e squadre di maestranze interne ed esterne, impegnati nella progettazione e la realizzazione di numerosi impianti; si occupa dell’informatizzazione della società e della creazione del sistema aziendale di assicurazione della qualità.

Nel 1996 crea la società Ing. Enrico Lanzillo srl per la costruzione di impianti di condizionamento ed elettrici, della quale è Amministratore unico e Direttore tecnico fino al 2007. Nel 2009 diventa socio e collabora stabilmente con la società cooperativa Gnosis Architettura.


 

 

«Ho intrapreso gli studi di ingegneria meccanica con orientamento energetico – spiega Enrico Lanzillo – seguendo le orme di mio padre, che lavorava nel settore termotecnico come professionista e imprenditore. Appena laureato l’ho affiancato nella sua attività, alternando la “gavetta” in cantiere all’attività di progettazione nell’ufficio tecnico dell’impresa, compiendo brevi ma interessanti esperienze formative in Italia e all’estero.

Questo dualismo fra progettazione e costruzione ha caratterizzato anche la successiva esperienza come imprenditore, che ho poi abbandonato per dedicarmi esclusivamente alla progettazione all’interno di Gnosis Architettura, realtà che da sempre promuove un approccio integrato all’attività professionale, nella quale coesistono tutte le specializzazioni tipiche dell’attività costruttiva: architetti, strutturisti e impiantisti elettrici e meccanici».

L’integrazione “orizzontale” delle competenze è uno dei temi più importanti nel dibattito sul futuro delle professioni tecniche.

«Personalmente ho sempre pensato che il progetto sia un prodotto “unitario”, ovvero che la sua declinazione in progetti specialistici distinti sia tutto sommato artificiosa. Possiamo assimilare il progetto a una sinfonia, nella quale i musicisti che compongono l’orchestra suonano strumenti tutti diversi fra loro, sotto la guida di un direttore: non ci sono ruoli più o meno importanti, in quanto tutti concorrono all’obiettivo della migliore esecuzione.

Questo approccio ci ha condotto ad affrontare ogni progetto sulla base di una visione dei temi e delle problematiche progettuali aperta a 360 gradi, secondo metodologie e processi indirizzati alla fattiva integrazione delle discipline specialistiche, utile sia per le nuove realizzazioni come anche per gli interventi sull’esistente».

Come siete organizzati?

«In origine si trattava di uno studio associato, poi divenuto una Srl e, infine, una cooperativa di professionisti. Quest’ultima è una forma societaria che esalta le capacità individuali, spingendo alla condivisione degli obiettivi e al lavoro in gruppo, perciò funzionale all’integrazione delle varie specializzazioni professionali.

Attualmente siamo circa una ventina di soci fra architetti, ingegneri, geologi, etc., alcuni dei quali operano anche in proprie strutture indipendenti. Oltre ai quattro soci fondatori sono presenti altrettanti soci senior, più altri soci più giovani. Ci avvaliamo praticamente sempre di contributi professionali esterni e di stagisti e neolaureati, che partecipano alle commesse anche a scopo formativo».

Quali sono gli aspetti più interessanti nella quotidiana attività di progettista?

«Sono un appassionato velista e mi piace interpretare i progetti in quell’ottica, sia dal punto di vista di un lavoro in team sia di un lavoro nel rispetto della natura, con estrema attenzione verso le potenzialità delle energie rinnovabili e, in generale, del risparmio energetico. Si tratta di un settore nel quale il nostro paese ha sempre svolto un ruolo di primo piano soprattutto dal punto di vista della ricerca, e per quanto riguarda gli aspetti normativi.

Purtroppo fino a qualche anno fa i progetti finalizzati all’efficienza energetica comportavano costi di costruzione molto elevati rispetto alla media dell’edilizia corrente. Oggi, invece, l’evoluzione del quadro normativo in materia e la possibilità di usufruire di incentivi economici e detrazioni fiscali hanno reso il mercato molto più ricettivo verso la sostenibilità edilizia.

Anzi, chi progetta oggi è obbligato a ragionare in termini di qualità energetica del progetto – argomento particolarmente interessante nelle applicazioni che interessano gli edifici esistenti, poiché ci permette di migliorare sensibilmente le prestazioni lavorando soprattutto sulla materia stessa della costruzione.

Ovviamente non è sempre possibile sfruttare appieno tutte le potenzialità. Spesso, infatti, operiamo su immobili di pregio storico-architettonico, perciò vincolati, nei quali l’introduzione delle tecnologie impiantistiche contemporanee non sempre è consentita e, comunque, comporta notevoli difficoltà progettuali e operative.

In questi casi il contributo dell’ingegnere termomeccanico non può limitarsi alla mera progettazione degli impianti, ma deve interessare anche una serie di soluzioni costruttive – ad esempio il ricorso a materiali di rivestimento particolarmente efficienti dal punto di vista termico, la correzione dei ponti termici, l’isolamento delle intercapedini, fino al ricorso alla ventilazione naturale e al free cooling – che concorrono tutti al contenimento dei consumi energetici finali».

L’impiego di queste soluzioni comporta anche un diverso approccio al cantiere?

«L’edilizia in generale e l’impiantistica in particolare si stanno evolvendo verso una crescente specializzazione e, già oggi, sono attività di alto profilo tecnico. Chi progetta è chiamato a rispondere anche ad una serie di importanti requisiti prestazionali, perciò non può limitarsi alla semplice previsione del “che cosa”, ma deve soprattutto pensare al “come” una particolare soluzione sarà realizzata.

Riprendendo l’esempio dell’orchestra, il ruolo del direttore è fondamentale non solo in rapporto alla sua capacità di “interpretare” lo spartito, ma anche e soprattutto per contenere tutti i singoli contributi specialistici all’interno di un quadro di coerenza rispetto agli obiettivi, che devono essere poi trasmesso in modo chiaro e comprensibile a chi darà concretezza al progetto. Ritengo che questo sia il reale vantaggio offerto da una struttura multidisciplinare rispetto alla tradizionale frammentazione specialistica del processo progettuale».

L’attuale quadro normativo risponde alle sfide poste dall’innovazione tecnologica nel settore impiantistico?

«La risposta è affermativa per quanto riguarda la legislazione specialistica, mentre ho qualche riserva circa la capacità del legislatore di recepire la portata delle trasformazioni che, in questi anni, hanno investito non solo il mondo delle professioni tecniche ma anche quello delle imprese, soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici.

Ci stiamo avviando verso una progressiva integrazione degli impianti – non solo di quelli termomeccanici – all’interno degli edifici, i quali tendono a diventare essi stessi delle vere e proprie centrali energetiche, in grado di produrre e soprattutto di scambiare flussi e informazioni.

La corretta gestione della complessità del processo progettuale multidisciplinare è solo una parte del più ampio tema della corretta gestione di questa nuova generazione di edifici energeticamente complessi e, in prospettiva, sempre più strettamente interconnessi fra loro.

Anche per questa ragione ho accettato un incarico di docenza presso l’Università “Federico II”, per il Laboratorio di Sintesi Finale rivolto agli studenti di architettura del quinto anno. Il corso è condotto assieme a un architetto e a uno strutturista. Il risultato finale del corso è un progetto completo, integrato tra le varie discipline».

Come si conciliano tutti questi impegni con la passione per il mare?

«Vivendo a Napoli, quando le condizioni meteorologiche lo consentono riesco a dedicare qualche ora per un’uscita veloce in barca e, fortunatamente, il lavoro in cooperativa mi consente di delegare parte dell’attività agli altri soci. Ad esempio, nel 2014 ho partecipato all’ARC Rally, una regata transatlantica per la quale la sola partecipazione equivale a una vittoria».


 

 

a cura di Livia Giannellini