Gentili lettori,
siamo lieti di anticipare l’editoriale del prossimo fascicolo di RCI.
Avremmo il piacere di pubblicare le vostre riflessioni in merito nello stesso numero, subito dopo tale servizio.
Per partecipare non dovete far altro che inviare il vostro personale parere (max 1400 caratteri) tramite l’apposito form entro una settimana, seguito da nome, cognome e professione.
Eliminazione delle tariffe professionali: un danno per tutti?
L’eliminazione delle tariffe professionali non ha apportato alcun beneficio sia al sistema-paese, sia ai professionisti tecnici.
Non ci si deve meravigliare se – stando ai dati emersi da una ricerca del Centro Studi CNI – la grandissima maggioranza degli ingegneri italiani (83,5%) promuove, in maniera netta, la reintroduzione delle tariffe professionali o di un analogo meccanismo di determinazione dei corrispettivi delle prestazioni, considerandola una via praticabile per fornire prestazioni di qualità a fronte di una congrua remunerazione.
Il campione favorevole alla reintroduzione delle tariffe mostra due orientamenti prevalenti: il 40% degli intervistati vorrebbe che fossero vincolanti per i committenti; per il 43,7% le tariffe, anche se non vincolanti, risulterebbero un importante riferimento per l’orientamento circa il reale costo di una prestazione.
Infine, solo il 4,5% ritiene sia possibile svolgere prestazioni di qualità anche a prezzi più bassi, mostrandosi contrario alla reintroduzione delle tariffe.
Queste opinioni confermano che, sul mercato privato, noi professionisti abbiamo un problema.
Se nel settore pubblico la normativa consente di stabilire un corretto rapporto tra l’attività professionale prestata e il rispettivo valore economico, in quello privato l’abolizione delle tariffe ha privato i committenti e i professionisti di punti di riferimento.
Nella disciplina dei lavori pubblici, che sarà presto innovata dal nuovo Codice dei contratti, esistono previsioni che individuano il contenuto delle principali prestazioni rese dai professionisti tecnici e i corrispettivi economici, non obbligatori, riferibili al costo delle prestazioni medesime (D.M. 143/2013).
Ciò contribuisce a delineare una cornice normativa chiara e puntuale entro la quale appare agevole stabilire, nel caso concreto, un corretto rapporto tra l’attività professionale prestata e il rispettivo valore economico.
Al contrario, nel settore privato – laddove, peraltro, la committenza risulta generalmente meno strutturata rispetto a quella pubblica – analoghi strumenti di regolazione non sono attualmente previsti.
Ciò nonostante l’istituto della tariffa professionale – pur presentando taluni elementi di rigidità – era stato riconosciuto pienamente compatibile con i principi del libero mercato e della libertà di concorrenza, affermati dal diritto dell’Unione Europea.
In tal senso è necessario un intervento e noi professionisti tecnici siamo pronti a fare la nostra parte.
Abbiamo già chiesto formalmente al prof. Pitruzzella – Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato – di avviare un tavolo di confronto sul punto.
Inoltre, in occasione della recente audizione presso l’11° Commissione del Senato, come Rete delle professioni tecniche abbiamo elaborato una proposta emendativa da inserire nel cosiddetto “Jobs Act” del lavoro autonomo (A.S. 2233 e A.S. 2229).