Lo scorso 12 dicembre, l’accordo finale o, come viene definito, il Paris Outcome della COP 21 di Parigi è stato approvato in seduta plenaria dai 195 Paesi che hanno partecipato alla conferenza.
La cerimonia ufficiale della firma si svolgerà il 22 aprile 2016 a New York e l’entrata in vigore del trattato, non prima del 2020, avverrà 30 giorni da quando almeno 55 parti responsabili di almeno il 55% delle emissioni di gas serra lo avranno ratificato.
L’accordo è la conclusione di anni di sforzi per arrivare a un’intesa multilaterale universale sui cambiamenti climatici da parte della comunità internazionale, che ha trovato a Parigi una convergenza su tre aspetti fondamentali, definiti ambizione, impegno e solidarietà.
Ambizione
I Governi hanno concordato l’obiettivo a lungo termine di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, e di cercare di limitarlo a 1,5 °C, soglia che ridurrebbe in modo significativo i rischi e le ripercussioni dei cambiamenti climatici.
L’accordo chiede che le emissioni globali raggiungano il picco il più presto possibile, riconoscendo che i paesi in via di sviluppo avranno bisogno di tempi più lunghi, e che vengano poi ridotte velocemente avvalendosi delle migliori conoscenze scientifiche disponibili. Prima della conferenza e durante il suo svolgimento i paesi hanno presentato piani d’azione nazionali sul clima per la riduzione delle emissioni. Il contributo complessivo dei 185 piani nazionali presentati prima della conferenza non è sufficiente per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C entro la fine del secolo, ma l’accordo traccia la strada per raggiungere l’obiettivo.
Impegni
Per realizzare la loro ambizione comune, i Governi hanno concordato di incontrarsi ogni 5 anni per stabilire obiettivi ancor più ambiziosi come richiesto dalla scienza. Hanno anche accettato di informare gli altri Stati e il pubblico sui progressi verso gli obiettivi stabiliti, per garantire la trasparenza e il controllo. Ogni cinque anni sarà fatto il punto sulla situazione globale e saranno monitorati i progressi verso l’obiettivo a lungo termine.
Solidarietà
I Paesi sviluppati continueranno a sostenere l’azione per il clima per ridurre le emissioni e rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Gli altri paesi saranno incoraggiati a fornire, o continuare a fornire, questo tipo di sostegno su base volontaria. Ai paesi in via di sviluppo sarà dato in permanenza un migliore sostegno internazionale per l’adattamento. I paesi sviluppati intendono mantenere il loro impegno collettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025, quando sarà fissato un nuovo obiettivo collettivo.
Perdite e danni
L’accordo di Parigi contiene inoltre un articolo a sé stante che affronta la questione delle perdite e dei danni associati alle ripercussioni dei cambiamenti climatici.
Gli Stati riconoscono anche la necessità di cooperare e di migliorare la comprensione, l’azione e il sostegno in aree quali i sistemi di allerta precoce, la preparazione alle emergenze e l’assicurazione del rischio.