Il successo degli ecobonus

EcobonusIl dossier, presentato recentemente dal Cresme e dal Servizio studi della Camera presso la commissione Ambiente di Montecitorio, sul credito di imposta per le ristrutturazioni edilizie, i cosiddetti ecobonus, registra per l’anno 2014 un volume di investimenti pari a 28,5 miliardi di euro e la creazione di 425.000 posti di lavoro fra occupazione diretta e indotta. Sul totale, 24,5 miliardi di euro sono relativi al recupero (credito di imposta del 50%) e 3,9 alla riqualificazione energetica (credito di imposta del 65%). Tale ammontare di investimenti e rappresenta il valore più elevato dell’intero periodo di applicazione degli incentivi, lievemente superiore alla stima di 28,2 miliardi di euro riportata nella precedente edizione.

Negli ultimi quattro anni, gli investimenti hanno quasi raggiunto i 100 miliardi di euro: 19,2 miliardi di euro nel 2012; 27,9 nel 2013 e, come detto, 28,5 miliardi nel 2014.

Gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 2008 al 2015 oltre 12,5 milioni di interventi, attivando investimenti pari a 207 miliardi di euro (una media di 11 miliardi di euro all’anno a valori correnti), di cui 178 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 30 miliardi la riqualificazione energetica.

Nei primi otto mesi del 2015, i crediti di imposta hanno prodotto investimenti per 15.906 milioni. Per l’intero anno la previsione è di un investimento complessivo di 23,5 miliardi e di 351.000 posti di lavoro, con quindi una flessione di circa il 17%, che il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, imputa innanzi tutto al raddoppio della trattenuta sul bonifico dal 4 all’8% scattato da gennaio: «Un impatto anche psicologico che ha spostato verso il mercato nero nuovamente una fetta degli investimenti. A conferma che questi strumenti sono molto noti ai cittadini e alle imprese e qualunque modifica provoca una reazione rapidissima. Bisogna fare attenzione quindi a capire in quale direzione si vuole andare».

Bellicini sottolinea inoltre che le simulazioni del Cresme confermano che lo Stato ha un forte beneficio in termini di maggiori incassi Iva ma che la soluzione peggiore sarebbe l’interruzione brusca del bonus (o la riduzione al di sotto di un livello che non venga percepito come conveniente) perché il Tesoro continuerebbe a sostenere il costo delle detrazioni dei lavori degli ultimi 9 anni ma non avrebbe l’incasso aggiuntivo di Iva. L’ultima considerazione di Bellicini riguarda l’edilizia popolare: «Gli Iacp spendono 700 milioni l’anno per manutenzione straordinaria. Se i bonus fossero estesi anche a loro avremmo circa 350 milioni reinvestibili».