Classe 1948, l’ing. Solaroli si è laureato «per passione» nel 1990 in Ingegneria nucleare, presso l’Università degli Studi di Genova, mentre era amministratore dell’impresa di famiglia, attiva nel settore dei componenti per dispositivi elettrici. Sempre per passione, nel 2003 consegue il diploma di Consulente ambientale dedicandosi a tempo pieno a questa nuova attività, ad esempio come Responsabile del Quadro di riferimento ambientale in Valutazioni di Impatto Ambientale e Studi di incidenza. In particolare, la fisica tecnica applicata alla progettazione di sistemi edilizi a basso consumo energetico e passivi costituisce la sintesi del suo percorso professionale. Membro fondatore della Commissione di Bioedilizia e fonti energetiche rinnovabili all’Ordine Ingegneri della Provincia di Alessandria, è consulente tecnico e perito del Tribunale di Alessandria, docente nei corsi Cened al Politecnico di Milano, nonché relatore in molti convegni sui temi dell’efficienza dell’involucro e della certificazione energetica. È co-fondatore e presidente del PassivHaus Zentrum PHZ, società dinamica e indipendente nata per poter dare risposte tecniche alle nuove richieste del mercato nell’ambito del risparmio energetico.
Il percorso professionale dell’ing. Solaroli prende origine dall’incontro con una delle principali personalità del settore. «Era il 2003 quando mio figlio mi segnalò un seminario dedicato alla casa passiva. La cosa mi incuriosì: a quei tempi mi dedicavo a tempo pieno all’impresa di famiglia e non avevo mai sentito parlare degli argomenti che, poi, sono diventati il centro della mia attività odierna. Al convegno partecipava Wolfgang Feist, fondatore del PassivHaus Institut: il suo intervento mi fece capire come i progetti che seguivo ai tempi e la metodologia che utilizzavo fossero molto simili a quelle impiegate per gli studi sull’efficienza energetica negli edifici. Questa somiglianza, unita a un crescente interesse per le questioni ambientali, mi convinsero ad approfondire l’argomento».
Nonostante il nostro mondo sia dominato dalla tecnologia, la forza delle idee rimane fenomenale…
«Si usa il termine “idealista” per tipologie molto differenti di persone: filosofi, sognatori, politici, ecc. Anch’io mi ritengo un sognatore – mi sarebbe piaciuto essere un pianista – ma il mio è un sogno a portata di mano, almeno per tutti quelli che hanno voglia di investire un po’ del loro tempo e del loro denaro per conseguire un semplice traguardo: trasformare le loro abitazioni in case a prova di futuro, case di cui essere fieri per almeno tre o quattro generazioni. Dopo la laurea in ingegneria nucleare, dedicare la propria vita professionale ai temi ambientali può sembrare un’incoerenza. Ma nel mio caso, quello di un tecnico che proviene da studi classici, mi dispiace un po’ che “due più due faccia sempre quattro”. La presenza costante del dubbio è la molla che mi ha spinto e che mi spinge ancora a cercare nuovi percorsi, anche se qualche volta in apparente contraddizione con le strade già battute».
Come è nato il PassivHaus Zentrum?
«Quando decisi di diventare progettista e consulente specializzato contattai vari professionisti fra cui Alessandro Leardi che, casualmente, si era laureato assieme a me, lo stesso giorno nella stessa commissione. PHZ ha così unito un gruppo di professionisti che, dopo anni di attività indipendente, hanno deciso di condividere le proprie esperienze tecniche e manageriali, per generare sinergie nei settori dell’ambiente e dell’ingegneria, con specifico riferimento al risparmio energetico. Ad esempio, l’azienda dell’ing. Leardi si occupa di un ampio ventaglio di tematiche legate alla progettazione e realizzazione di reti infrastrutturali. Attraverso l’integrazione delle rispettive competenze, ci siamo proposti come unico interlocutore nell’elaborazione di temi complessi, fornendo ai clienti un servizio completo e qualificato, in materie tecniche come in campo progettuale e costruttivo».
Quali soluzioni sono più indicate per realizzare una casa passiva che restituisca buone condizioni di comfort alle latitudini italiane?
«In generale, per quanto riguarda l’involucro opaco, bisogna considerare le masse dei componenti, gli ombreggiamenti fissi e quelli temporanei, la trasmittanza termica periodica – ovvero il prodotto fra la trasmittanza termica stazionaria per il fattore di attenuazione – perciò la riduzione d’ampiezza dell’onda termica fra esterno e interno, fattore legato al tipo di materiali utilizzati. Nell’ottica del comfort estivo, i risultati migliori si ottengono con prodotti termoisolanti con massa termica elevata che, però, solitamente, sono poco meno performanti degli isolanti “di sintesi”. In funzione del clima, i risultati migliori si ottengono spesso accoppiando isolanti di natura diversa. Personalmente non faccio differenze fra i materiali cosiddetti eco-compatibili e quelli ritenuti meno ecologici. La scelta della soluzione tecnica finale è sempre frutto della condivisione delle informazioni con il cliente. Nella mia esperienza, oltre all’uso attento delle schermature solari delle aperture presenti sul prospetto, un accorgimento efficace consiste nel ridurre l’isolamento verso il terreno e, contestualmente, rendere più performante la copertura. A dimostrazione che il principio della casa passiva può essere applicato anche in aree climatiche come quella mediterranea».
Quanto è diffusa la sensibilità verso le questioni del risparmio energetico?
«Non è semplice trovare persone che abbiamo una reale consapevolezza e una visione d’insieme delle problematiche. Come capita anche ai medici, il paziente – nel nostro caso il committente – più “pericoloso” è il navigatore notturno in internet. Ad esempio, qualche tempo fa mi è stato commissionato uno studio sulla trasmittanza di differenti tubi di PE, da utilizzare come scambiatori terra-acqua in un sondino di pretemperazione per una batteria di preriscaldo dell’aria in ingresso in un impianto VMC. Il calcolo prendeva in considerazione i valori di scambio termico in differenti ipotesi di posa nel terreno, con o senza letto di sabbia. In termini monetari, tra il migliore e il peggiore tubo e la migliore/peggiore posa nel terreno, la differenza di spesa annua per il riscaldamento è risultata inferiore a due euro. Grazie al risparmio così ottenuto, il costo dello studio eseguito sarà ammortizzato in più di quattro secoli… Ecco, alle volte si smarrisce il vero obiettivo, che è uno solo e semplice: costruire una casa nella quale riscaldarsi in inverno non costi nulla o quasi».
E nel caso la casa sia già costruita?
«Intervenire sull’esistente comporta il confronto con ulteriori complessità, prima fra tutte la notevole differenza dei sistemi costruttivi e delle problematiche con i quali si può aver a che fare. Ciò nonostante esistono soluzioni che, nella maggior parte dei casi, possono portare a risultati accettabili con costi accessibili. L’intervento sull’involucro è, in generale, quello che restituisce i risultati migliori dal punto di vista del risparmio economico ed energetico. Ad esempio la sostituzione dei serramenti e, negli edifici con pareti perimetrali a cassavuota, l’insufflazione delle intercapedini consente spesso, in tempi molto rapidi, di incidere notevolmente sui costi della fornitura energetica migliorando le condizioni di comfort. Ovviamente queste opere possono essere accompagnate da una riqualificazione impiantistica, mentre il solo intervento sugli impianti, senza interventi mirati alla riduzione delle dispersioni, nella maggior parte dei casi non può che portare a benefici più contenuti».
a cura di Livia Giannellini