Lo stoccaggio del calore per applicazioni industriali

L’accumulo dell’energia termica è uno degli anelli mancanti nella strategia di decarbonizzazione industriale europea: uno studio dimostra che i Tes sono una tecnologia economicamente vantaggiosa se abbinati alle energie rinnovabili.

La decarbonizzazione offre l’opportunità di sviluppare soluzioni e tecnologie ad alto valore energetico e ambientale, utili anche a mantenere la leadership dell’industria europea nello scenario mondiale. Il consumo di calore industriale costituisce oggi circa il 70% dell’energia totale utilizzata dal settore industriale in Europa, di cui oltre il 60% proviene da fonti non rinnovabili.

I Tes (Thermal energy storage) emergono come una tecnologia chiave nello studio Decarbonizing industrial heat to face climate change, condotto dalla società di consulenza internazionale Arthur D. Little.

Consumo energetico industriale nell’UE per tipo di combustibile: La produzione del calore rappresentano circa il 60% del totale (dati Eurostat)

La svolta green dell’industria

La capacità dei Tes di offrire stoccaggio termico efficiente, modulare e di facile installazione si affianca alle tecnologie più avanzate per l’elettrificazione diretta e indiretta dei consumi. Oltre a valutare il potenziale di mercato legato alla transizione energetica del settore industriale, lo studio individua soluzioni innovative e scalabili, in grado di sostenere la transizione verso un’industria a basse emissioni.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, la produzione di calore per uso industriale consuma circa un quinto dell’energia globale: si utilizza prevalentemente la combustione di fonti fossili, con significative emissioni di CO2. Lo studio stima consumi pari a circa 1.800 TWh per produrre calore industriale a livello europeo, di cui oltre il 60% deriva da fonti fossili.

Le politiche europee che incentivano il settore industriale a ridurre le emissioni di CO2 fissano obiettivi ambiziosi: riduzione dei gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Nonostante la quota delle energie rinnovabili continui ad aumentare, questi obiettivi sono molto difficili da raggiungere senza strategie complementari e tecnologie innovative, specie per le applicazioni hard-to-abate.

Consumi termici e tecnologie chiave

Lo studio ha analizzato i consumi di calore delle principali industrie europee, evidenziando come i primi cinque settori industriali (chimico-petrolchimico, metalli, minerali non metallici, alimentare, cartario) rappresentino più dell’80% del totale calore consumato dal comparto industriale. Al contempo, tali settori presentano significative differenze in termini di temperatura richiesta.

I settori alimentare, chimico-petrolchimico e cartario richiedono calore a temperature inferiori a 500 °C, mentre i settori metalli (ferro-acciaio-alluminio) e minerali non metallici (vetro, ceramica, cemento) richiedono calore a temperature molto elevate. Sono state poi approfondite le principali modalità per l’elettrificazione diretta e indiretta dei consumi, nonché le ulteriori tecnologie per la decarbonizzazione quali le soluzioni di Carbon capture utilization and storage (Ccus) e le biomasse, evidenziando in quali settori sono maggiormente applicabili.

Calore a basse e alte temperature

Fra le soluzioni per l’elettrificazione diretta, le pompe di calore sono una tecnologia matura con un elevato coefficiente di rendimento, applicabili ai settori che richiedono calore a basse temperature. Le caldaie elet­triche possono raggiungere temperature più elevate rispetto alle pompe di calore (fino a 300 °C) e si prestano alla produzione di vapore. Anche questa è una tecnologia matura che può essere applicata a diversi settori, ma è meno efficiente rispetto alle pompe di calore.

Fornaci, forni ed essiccatori sono utilizzati principalmente nell’industria alimen­tare, nei cementifici, nella siderurgia e nell’industria del vetro e della ceramica. Tali tecnologie – anche molto diverse tra loro nelle differenti applicazioni industriali – presentano una buona efficienza e maturità: a seconda delle applicazioni si possono raggiungere temperature fino a 1.600 °C.

Alcuni settori industriali presentano una quota significativa di domanda di calore inferiore a 500 °C che rappresenta il target prioritario per la tecnologia dei Tes.

Idrogeno, CCUS e biomasse

Le tecnologie per l’elettrificazione indiretta sono basate princi­palmente sull’uso dell’idrogeno come combustibile e sono particolarmente indicate nelle applicazioni hard-to-abate. È il caso, ad esempio, dell’industria siderurgica dove l’uso combinato dell’idrogeno con forni elettrici ad arco potrebbe garantire un acciaio a zero emissioni di carbonio.

Le soluzioni Ccus riducono a breve termine le emissioni delle industrie hard-to-abate, possono fungere da ponte per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e interessano anche le industrie che utilizzano la CO2 nei loro processi produttivi (alimentare, bevande, tabacco, sintesi proteica). L’uso delle biomasse e del biogas come combustibile presenta buone prospettive potenziali, ma è attualmente limitato dalla disponibilità di materie prime. Le applicazioni possono interessare molti settori fra cui cartario e calcestruzzo.

Potenzialità, vantaggi e applicazioni

In generale, nei settori che consumano calore a temperature inferiori a 500 °C, i Tes stanno emergendo come una tecno­logia particolarmente interessante, attraverso la quale l’energia elet­trica può essere utilizzata per generare calore, mediante Power-to-Heat (P2H), e per recuperare il calore di scarto dei processi produttivi (H2H).

Il principale vantaggio dei Tes consiste nello stoccaggio del calore per lunghi periodi. Si tratta normalmente di so­luzioni facili da installare, modulari e con buona resa ener­getica a seconda dei casi specifici. L’energia solare prodotta in eccesso dalle fonti rinnovabi­li intermittenti, come fotovoltaico ed eolico, è la sorgente più sostenibile per caricare i Tes, che in questo modo si prestano anche al bilanciamento fra domanda e offerta nelle reti elettriche.

Alcune tipologie di Tes consentono inoltre di recuperare l’energia termica di scarto dei processi produttivi che uti­lizzano calore ad alte temperature.

Tecnologie per lo stoccaggio termico
I Thermal Energy Storage (Tes) utilizzano diverse modalità per accumulare il calore: 

  • i sistemi a calore sensibile stoccano energia termica riscaldando o raffreddando materiali solidi (ad esempio sabbia, pietre ecc.) o liquidi (acqua, oli, miscele di sali ecc.) senza che questo comporti il loro cambiamento di fase;
  • i sistemi a calore latente accumulano il calore permettendo il cambiamento di fase (generalmente da solido a liquido) del materiale (miscele di sali, paraffine ecc.), per incrementare la quantità di calore accumulato.
Il serbatoio d’accumulo per l’acqua allo stato liquido (circa 50.000 m3), al servizio della rete di teleriscaldamento a Theiss (Austria) ha una capacità termica di 2 GWh

Tra le soluzioni più promettenti per l’industria spiccano due tecnologie che utilizzano calore sensibile. I serbatoi per l’acqua calda sono largamente utilizzati per la loro maturità tecnologica e la compatibilità con processi industriali a basse temperature (fino a 90 °C). io accumulatori basati sull’uso dell’acqua come vettore termico per riscaldare/raffreddare materiali a cambiamento di fase.

Gli accumuli allo stato solido sono una tecnologia strategica per l’ampio range di temperature e la durata di conservazione del calore. Anche in questo caso l’energia termica è trasferita da un fluido (acqua, aria ecc.) nella fase di carica e in quella di scarica.

Questa tecnologia è già matura per temperature fino a 600÷700 °C, con sviluppi previsti a breve-medio termine per valori ancora più elevati. Anche l’uso delle miscele di sali suscita molto interesse: si tratta infatti di una tecnologia già impiegata con successo come vettore termico nelle centrali solari a concentrazione, che consente di raggiungere temperature nell’ordine di circa 500 °C.

Schema di funzionamento di una centrale di accumulo termico a sali fusi, alimentata da fonti rinnovabili e che restituisce acqua calda e vapore per usi industriali

Prospettive di sviluppo

I Tes possono risultare economicamente vantaggiosi nella realtà italiana, proprio in abbinamento alle rinnovabili e/o allo sfruttamento del calore di scarto.

La scelta della tecnologia Tes più adatta dipende da di­versi fattori: temperatura del processo, dimensioni e po­sizione dell’impianto, disponibilità di fonti rinnovabili e materie prime, livello di maturità tecnologica, efficienza complessiva ecc. Tuttavia, la value chain del Tes non è ancora completamente sviluppata e il mercato è ancora molto frammentato.

Per facilitare l’adozione su larga scala dei Tes sono auspi­cabili una maggiore collaborazione fra attori pubblici e privati, per promuovere lo sviluppo di soluzioni integrate, e l’adozione di strumenti incentivanti, per accelerare la diffusione delle soluzioni già disponibili.

Serve uno sforzo di sistema
Il Ceo di Arthur D. Little Italy & Spain Saverio Caldani, insieme alla Partner Irene Macchiarelli, ha contribuito alla stesura dello studio dall’Italia:

Saverio Caldani,, Ceo di Arthur D. Little
Italy & Spain

«La decarbonizzazione del consumo di calore industriale non è solo un obiettivo ambizioso, ma una necessità imprescindibile per l’Unione Europea, impegnata a ridurre le emissioni di gas serra e a promuovere una transizione verso un’economia più sostenibile. In questo panorama, l’adozione di tecnologie innovative come i Tes emerge come una componente cruciale per raggiungere tali obiettivi, ma è indispensabile uno sforzo di sistema.

È importante che le istituzioni sostengano la diffusione della tecnologia, aprendo al mercato dei servizi, e promuovano meccanismi di incentivazione, per rendere sostenibile il business già nella fase di start up.

Irene Macchiarelli, Partner di Arthur D. Little Italy & Spain

Parallelamente i technology provider dovranno continuare a investire in ricerca e sviluppo, per favorire la riduzione dei Capex. Il coinvolgimento di utilities e player energetici, in particolare le Esco, può svolgere un ruolo cruciale per rendere questa tecnologia più conosciuta e accessibile dall’industria, anche attraverso offerte secondo il modello “heat as a service”».

Innovazione e sviluppo – Fondata nel 1886, Arthur D. Little è una società di consulenza orientata all’innovazione, punto di riferimento globale per strategia, trasformazione e sviluppo tecnologico: supporta i clienti nell’adattamento a ecosistemi in evoluzione e nell’individuazione di nuove opportunità di crescita, li aiuta a rafforzare le proprie capacità innovative e a trasformare i processi interni. I consulenti combinano un’approfondita esperienza pratica con una conoscenza aggiornata delle principali tendenze globali. Presente nei principali centri economici mondiali, Arthur D. Little serve gran parte delle aziende “Fortune 1000” oltre a leader di settore e istituzioni pubbliche.

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