Gli strumenti dell’efficienza energetica

efficienza energetica
I servizi di monitoraggio identificano sprechi e anomalie, fornendo strumenti e sistemi per la gestione ottimale dell’energia e la manutenzione degli impianti

Oltre il 90% degli edifici pubblici è gestito dalle ESCo, che vogliono concorrere attivamente alla transizione energetica utilizzando soluzioni evolute dal punto di vista tecnico e finanziario per raggiungere più rapidamente gli obiettivi.

Anche se non è ancora stata recepita nell’ordinamento italiano, la Direttiva Energy Performance of Building (EPB) ha già prodotto effetti significativi, a cominciare dalla conclusione degli incentivi fiscali per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili. Entro la fine di dicembre i paesi membri dovranno inoltre presentare il proprio piano nazionale di ristrutturazione, per la riduzione progressiva del consumo di energia negli edifici residenziali.

Si tratta quindi di una scadenza importante, poiché le modalità per raggiungere gli obiettivi della direttiva saranno differenti per ogni singolo paese. Per gli edifici non residenziali esistenti sono previste regole specifiche, in modo che non superino la soglia massima di prestazione energetica basata sul consumo di energia primaria o finale.

Il consumo energetico di tutti gli edifici non residenziali dovrà essere pari a:

  • meno del 16% degli edifici con le prestazioni peggiori, entro il 2030;
  • meno del 26% degli edifici con le prestazioni peggiori, entro il 2033.
Calore sempre più rinnovabile
La Commissione Europea ha recentemente inviato le proprie raccomandazioni sul PNIEC, che indicano una carenza di misure e strumenti e pongono l’attenzione sulle modalità attuative, ritenute poco efficaci per il raggiungimento degli obiettivi previsti. Il decreto OIERT (Obbligo di Incremento dell’Energia Rinnovabile Termica), in particolare, è particolarmente critico per le imprese del settore.

Il decreto riguarda le modalità con cui società pubbliche e private, che vendono energia termica per il riscaldamento e raffrescamento per quantità superiori a 500 TEP annui, dovranno provvedere affinché una quota dell’energia venduta provenga da fonte rinnovabile.

Gli obiettivi della Direttiva Renewable Energy (RED II) al 2030 assegnano all’Italia una quota pari al 39,1 %. Tuttavia il paese è sprovvisto di infrastrutture adeguate e non dispone della quantità di energia da fonti rinnovabili per alimentare edifici altamente energivori.

Come associazione imprenditoriale di categoria, Assistal ha più volte segnalato le incongruenze del decreto e l’impatto che potrebbe avere sulla pubblica amministrazione, principale cliente delle ESCo, auspicando che prevalgano i principi di applicabilità e sostenibilità delle norme.

Il compito principale delle ESCo consiste infatti nel perseguire l’efficienza energetica in modalità anche molto differenti fra loro, ad esempio con contratti di gestione e manutenzione che possono includere la componente energia, ma che a volte riguardano la sola manutenzione. Si tratta ad esempio di evitare che le nuove misure ricadano sui contratti in corso e di introdurre obiettivi intermedi, proporzionali alla disponibilità, in modo che il decreto non abbia un impatto negativo per gli operatori e per le amministrazioni.

Nuove opportunità di risparmio

Secondo Roberto Rossi – Presidente di Assistal – Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, dei Servizi di Efficienza Energetica, ESCo e Facility Management «Riqualificare gli edifici pubblici esistenti in Italia è possibile nei tempi molto brevi previsti dalla direttiva EPB, utilizzando strumenti evoluti come il partenariato pubblico-privato (PPP) e i contratti a prestazione (EPC), mettendo in campo anche l’intelligenza artificiale».

Con quali modalità?

ROBERTO ROSSI, Presidente di Assistal

«Oltre la metà degli edifici pubblici italiani risale a prima degli anni ’70 e consuma enormi quantità di energia. Eppure, in dieci anni è stato riqualificato appena il 2% del patrimonio, ben al di sotto del già modesto obiettivo del 3%. È necessario cambiare passo, ma con i soli fondi pubblici è impossibile intervenire sui circa 500.000 fabbricati esistenti. Serve il coinvolgimento del privato attraverso strumenti flessibili. Le ESCo possono guidare questo processo garantendo investimenti iniziali, risultati misurabili e ritorni economici legati al risparmio energetico.

La crescente accessibilità a pompe di calore, fotovoltaico e sistemi di accumulo rende possibile un retrofit intelligente, graduale e modulare anche per gli edifici più datati. In più oggi possiamo avvalerci del BIM e di tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale e il machine learning.

I nuovi sistemi BACS/BMS, ad esempio, possono trasformare gli edifici in organismi dinamici capaci di ottimizzare autonomamente consumi, comfort e costi, anche fino al 30% con tempi di ritorno inferiori ai tre anni. È il momento di agire per efficientare il patrimonio pubblico, con una visione concreta e integrata fatta di investimenti, collaborazione e innovazione».

efficienza energetica
I modelli digitali permettono la gestione degli impianti e possono essere impiegati in ottica “smart” con il supporto dell’intelligenza artificiale

Mercato e nuove tecnologie

Qual è l’attuale situazione del mercato italiano delle ESCo?

«Con la loro offerta di soluzioni per l’efficienza energetica e la gestione dei consumi energetici, le nostre imprese sono le vere protagoniste della transizione energetica. Gli interventi sono basati su un’analisi dettagliata dei consumi energetici, in modo da identificare le opportunità di risparmio, e con servizi di monitoraggio continuo allo scopo di identificare sprechi e anomalie, fornendo strumenti e sistemi per una gestione ottimale dell’energia. In particolare, i contratti EPC per la riqualificazione energetica rappresentano un importante volano economico e ambientale».

Quali sono le tendenze in atto in Italia nel settore?

«Nel percorso di transizione ecologica dovrebbe portare l’Europa ad azzerare le proprie emissioni nette di gas climalteranti entro il 2050, l’efficientamento degli edifici ricopre un ruolo primario. In Italia ci siamo concentrati sulle residenze private, sottovalutando l’impatto del patrimonio immobiliare pubblico composto per oltre il 50% da costruzioni vetuste e fortemente energivore, che necessiterebbero di una riqualificazione immediata».

Quali tecnologie si prestano a incrementare l’efficienza energetica in tempi rapidi e a costi contenuti?

«Le nuove tecnologie possono essere di estremo aiuto, perché utilizzano un approccio più agile, scalabile e soprattutto intelligente, che consente di evitare costosi interventi strutturali. Il “cuore” di questa trasformazione risiede nell’evoluzione di BACS e BMS.

efficienza energetica e BIM
I sistemi BIM sono fra le tecnologie consolidate per la gestione dell’intero ciclo di vita di edifici e impianti, che facilitano la condivisione delle informazioni

Quelli che un tempo erano semplici automatismi oggi si sono evoluti in cervelli digitali capaci di apprendere e ottimizzare. Non si tratta più di soluzioni standardizzate, ma di algoritmi adattabili a ogni tipo di edificio, in qualsiasi stato di conservazione, dalla scuola degli anni ‘70 al palazzo storico, dal moderno complesso per uffici all’ospedale.

L’intelligenza artificiale analizza i dati storici e in tempo reale, identifica gli sprechi, prevedere picchi di consumo e ottimizza dinamicamente il funzionamento di climatizzazione, illuminazione e ventilazione. Il risultato sono risparmi energetici significativi, spesso nell’ordine del 15-30% solo per l’ottimizzazione gestionale, a fronte di un comfort migliorato per gli utenti».

Pubblico e privato

Quali modifiche legislative possono facilitare gli interventi per l’efficienza energetica?

«È necessario rendere strutturale il quadro di riferimento come è stato già fatto da tempo in Germania, Francia, Olanda, Svezia. Al tempo stesso bisogna implementare e introdurre formule economiche per orientare proprietari e gestori di edifici pubblici e privati verso soluzioni per il contenimento dei consumi.

Il nuovo Conto Termico è tra le misure più attese e discusse e ha suscitato un notevole interesse tra le nostre imprese. È stato pensato per incentivare interventi di piccole dimensioni, ma di grande impatto complessivo sulla decarbonizzazione del patrimonio edificato. Le nostre imprese guardano con speranza alla revisione del decreto sui titoli di efficienza energetica e alla conseguente riscrittura del regolamento da parte del GSE.

Una revisione efficace delle regole permetterebbe di sbloccare nuove opportunità, incoraggiando ulteriormente tecnologie e pratiche per il risparmio energetico, a vantaggio delle singole realtà produttive e dell’intero sistema paese».

Quali modalità di finanziamento sono preferibili per gli interventi negli edifici pubblici?

«L’esperienza degli ultimi dieci anni ci insegna che, con la metodologia attuale, è impossibile intervenire su migliaia di edifici pubblici, con un impegno finanziario nel breve termine di decine di miliardi di euro. La strada è ricorrere alla compartecipazione delle imprese, favorendo i contratti PPP in cui le ESCo svolgono un ruolo “chiave”.

Si tratta di modelli flessibili, nati dall’esigenza di coinvolgere il settore privato nella realizzazione di opere pubbliche per superare i limiti di bilancio pubblico e migliorare l’efficienza nella gestione delle infrastrutture, in gran parte sostenuti finanziariamente dalle aziende e con un ritorno in qualità di infrastrutture e servizi per la collettività. Questo spiega l’importante evoluzione normativa e l’incremento dell’utilizzo dello strumento negli ultimi anni».

Assistal in cifre
In seno a Confindustria, l’associazione rappresenta le imprese specializzate nella fornitura di servizi di efficienza energetica (ESCo), nel facility management e nella progettazione, fornitura, installazione, gestione e manutenzione degli impianti tecnologici.

Le circa 1.500 imprese aderenti generano un fatturato medio annuo di circa 60 miliardi di euro e occupano circa 120.000 dipendenti.

Si tratta di oltre il 30% del mercato delle costruzioni e manutenzioni degli impianti tecnologici, nonché del 75% dell’offerta di facility management e del 90% della domanda pubblica di servizi energetici.

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