
È stata recentemente pubblicata la norma sulla definizione dei processi di reporting e accountability all’interno delle imprese.
Gestire e comunicare le proprie performance ESG (ambientali, sociali e di governance): è questo uno degli obiettivi che le aziende e le organizzazioni in genere devono darsi in un’ottica di sostenibilità. Un impegno che può in certi casi risultare gravoso laddove il quadro legislativo sia in rapida e non sempre lineare evoluzione.
Ora però, dopo un lungo e accurato lavoro di elaborazione portato avanti dalla Commissione UNI/CT 038 “Responsabilità sociale delle organizzazioni”, e in particolare dal GL 03 “Indirizzi applicativi”, vede finalmente la luce l’attesa parte 2 della norma UNI 11919.
Se la parte 1, pubblicata nel 2023, fornisce concreti indirizzi applicativi della UNI EN ISO 26000 sulla Responsabilità Sociale delle Organizzazioni, il documento ora pubblicato si focalizza su un aspetto specifico: la definizione dei processi di reporting e accountability. Si tratta di processi senza dubbio complessi e articolati, che costituiscono un resoconto e, insieme, “una previsione di politiche, azioni ed attività” realizzate sulla base di una visione complessiva di sostenibilità.
L’obiettivo, dunque, non può che essere quello di offrire un sicuro e affidabile orientamento per le organizzazioni che operano sulla base di assunti valoriali e di governance orientati ad un modello di sviluppo sostenibile. In tal senso la norma non definisce requisiti ma riporta indicazioni per affrontare concretamente l’attività di rendicontazione di sostenibilità.
L’UNI sottolinea che, alla luce dell’attuale contesto legislativo, il valore della UNI 11919-2:2025 è più che mai significativo. A livello europeo, infatti, il quadro attuale in continua evoluzione fornisce alle aziende uno scenario di non sempre facile interpretazione. Come è noto, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) ha stabilito per le aziende l’obbligo di comunicare in modo dettagliato e trasparente le proprie attività e il loro relativo impatto in ambito ambientale, sociale e di governance, introducendo modelli di rendicontazione comuni.
La direttiva europea tuttavia (così come tutto il sistema costituito dalla CSDDD – la Corporate Sustainability Due Diligence Directive, dalla Tassonomia Europea – il sistema di classificazione dato dal Regolamento UE 2020/852, e dai cosiddetti standard EFRAG sulla rendicontazione di sostenibilità) è attualmente oggetto di revisione, in un’ottica di semplificazione del quadro regolatorio.
A tal fine, la Commissione europea ha presentato il Pacchetto Omnibus, che include in particolare due proposte: una destinata a posticipare le scadenze attuative (la “Stop-the-Clock Directive” (UE 2025/794)), l’altra volta a semplificare i contenuti e l’ambito di applicazione delle direttive e dei regolamenti. Nei fatti la direttiva Stop-the-Clock ha già fissato i rinvii temporali (grazie alla adozione ed entrata in vigore nel 2025) e sarà oggetto di recepimento da parte degli Stati membri, mentre le modifiche sostanziali restano in via di negoziazione.
In tale quadro, le norme tecniche possono rappresentare uno strumento pratico particolarmente adatto per fornire indicazioni operative – valide a livello nazionale, europeo e internazionale – utili a definire i passaggi principali da seguire per costruire un coerente ed efficace processo interno di reporting, rendicontazione e accountability.
La UNI 11919-2 risponde a questa esigenza, aiutando le organizzazioni a raggiungere gli esiti attesi dal proprio processo di rendicontazione attraverso la proposizione e la definizione di una corretta metodologia, l’individuazione di metriche appropriate e l’identificazione di una serie di KPI sia generali che specifici.
Lucina Mercadante, Presidente della Commissione UNI/CT 038, così sintetizza il valore della norma appena pubblicata: «è con soddisfazione e piacere che saluto la pubblicazione di questa norma, importante e strategica per le organizzazioni che abbiano la necessità o ravvisino l’opportunità di costruire una rendicontazione metodologicamente coerente con i riferimenti tecnici della sostenibilità».
«Il gruppo di lavoro che ho avuto il piacere di coordinare -, prosegue Lucina Mercadante, ha espresso e riversato nella norma la sintesi di contributi tecnici differenti e molteplici, che hanno trovato composizione qualificata, solida ed equilibrata in un documento frutto di un lavoro accurato, condiviso e partecipato in ogni singolo momento. Per la Commissione nella sua interezza, rendere disponibile tale norma vuol dire offrire un argomento di riflessione ed anche uno strumento di lavoro di facile applicazione, per contribuire con piacere e spirito di servizio alla diffusione dei principi della sostenibilità e della conseguente rendicontazione, in completa assonanza con i valori ed i principi del mondo UNI».
L’UNI conclude ricordando che lo scorso giugno è stata pubblicata una brochure informativa UNI-Accredia “Sostenibilità d’Impresa”, una guida alla redazione del report di sostenibilità, tra norme tecniche, standard di rendicontazione e certificazioni accreditate.


