Bassi costi dei combustibili fossili, un sistema incentivante poco efficace e normative disequilibrate limitano l’elevatissimo potenziale di sviluppo del solare termico, soprattutto nelle applicazioni produttive.
L’Italia è fra i paesi europei con il maggior grado di soleggiamento annuo, principalmente nelle regioni meridionali e insulari. Ciò nonostante questo potenziale è largamente sottoutilizzato, al contrario di quanto avviene ad esempio in Grecia e Spagna, come anche in nazioni il cui soleggiamento è decisamente inferiore fra cui Austria, Danimarca e Germania.
Abbiamo chiesto a Zeno Benciolini, Presidente di Solterm Italia, per quale motivo nel nostro paese è ancora così conveniente produrre calore bruciando combustibili fossili, nonostante i prezzi siamo notevolmente cresciuti rispetto a qualche anno fa.

«Ciclicamente riprendono vigore le polemiche sull’utilità e sulla convenienza degli incentivi per le fonti rinnovabili. In realtà i combustibili fossili ricevono importanti contributi da parte dello Stato, sotto forma di benefici fiscali, sussidi e altre agevolazioni, stimati in quasi 80 miliardi di euro nel solo 2024.
Ad esempio, le utenze considerate grandi consumatori di gas per uso termico – attività industriali, artigianali, agricole, alberghi, distribuzione commerciale, esercizi di ristorazione, impianti sportivi, ecc. – acquistano gas defiscalizzato direttamente in bolletta. In queste condizioni non è facile essere competitivi».
Il principale obiettivo di Solterm Italia è rendere le tecnologie solari termiche una componente fondamentale e diffusa del mix energetico nazionale, in grado di contribuire alla transizione energetica attraverso soluzioni ad alta efficienza e a basso impatto ambientale.
Solterm Italia svolge il ruolo di interlocutore presso le istituzioni nazionali e locali, promuove politiche di sostegno alla crescita del solare termico, fornisce agli associati strumenti e risorse per migliorare competenze e competitività e organizza eventi e campagne di sensibilizzazione.
Prospettive per impianti integrati
L’energia solare termica è comunque facilmente accessibile a costi molto contenuti, non solo in ambito civile. «Oltre la metà del fabbisogno di calore dell’industria italiana potrebbe essere soddisfatto con impianti solari termici convenzionali, che producono acqua a temperature medie o addirittura basse. Un’altra quota consistente di calore, da 100 a 400 °C, può essere prodotta con impianti a concentrazione. Nonostante l’irraggiamento non sia programmabile, il solare termico può produrre gratuitamente gran parte del fabbisogno delle attività produttive.
È però necessario un approccio differente rispetto ai combustibili fossili: per garantire continuità alle applicazioni produttive servono accumuli e backup. L’integrazione con pompe di calore o caldaie a biomassa, ad esempio, rende gli impianti solari termici più efficienti, sostenibili e resilienti. Anche grazie all’integrazione delle tecnologie, il potenziale di sviluppo del solare termico nelle applicazioni produttive è molto elevato».

Qual è la situazione del mercato nazionale?
«Chi si occupa di piccoli impianti domestici sta vivendo un periodo difficile, con un calo importante della domanda nel 2024 riconducibile principalmente all’uscita dal superbonus e alla nuova modulazione dei bonus. Fare previsioni non è facile: nel breve periodo l’unica novità attesa è l’entrata in vigore del Conto Termico 3.0, il cui impatto è tutto da valutare.
Osserviamo una discreta crescita degli impianti convenzionali di taglia commerciale (con superfici esposte da alcune decine fino a svariate centinaia di metri quadrati), tipicamente al servizio dell’industria alimentare e di attività ad alto consumo di ACS come alberghi, ospedali e RSA. Si tratta in genere di impianti integrati, che valorizzano la maggiore densità energetica del solare termico rispetto al fotovoltaico».

Più risorse alle rinnovabili
Esiste un problema di “pari opportunità” delle tecnologie?
«Per quanto attiene l’accesso alle opportunità d’investimento, Solterm Italia sostiene la necessità di equiparare solare termico e fotovoltaico in tutti i contesti normativi. Nel caso delle Solar Belt, ad esempio, abbiamo registrato numerosi casi di rifiuto dell’autorizzazione a realizzare impianti solari termici a terra, in aree considerate idonee per la tecnologia fotovoltaica. All’opposto esistono casi di confusione e sovrapposizione normativa, in cui solare termico e fotovoltaico sono assimilati a causa dell’unica sorgente, nonostante presentino caratteristiche energetiche, tecniche e operative differenti.
Servono una normativa coerente ed equilibrata per tutte le rinnovabili e una semplificazione delle procedure autorizzative, soprattutto per gli impianti industriali di media e grande taglia.
Quali azioni concrete possono stimolare il mercato?
«Oggi la principale barriera allo sviluppo del solare termico è di tipo culturale: Solterm Italia ha investito molto sia sul fronte della comunicazione, sia nel dialogo con le istituzioni anche per rettificare le normative. Poi c’è il problema dell’equità dei regimi incentivanti: ridurre i contributi più o meno nascosti alle fonti fossili sarebbe un modo efficace e poco impattante sui conti pubblici per indirizzare più risorse verso le rinnovabili.
Nella definizione degli incentivi Solterm Italia sostiene il principio della progressività. Si dovrebbe considerare la quota di energia rinnovabile utilizzata per produrre il calore, in modo da assegnare il contributo massimo agli impianti alimentati al 100% da fonti rinnovabili. Questo approccio stimolerebbe tutte le tecnologie, favorendone l’integrazione in base alle necessità dei singoli progetti.
Per alcuni settori specifici sono invece auspicabili interventi mirati, ad esempio il rifinanziamento del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, con l’obiettivo di agevolare gli investimenti da parte dell’industria e delle società energetiche, oppure il trasferimento alle rinnovabili termiche dei benefici previsti dagli attuali schemi di incentivo per la cogenerazione che utilizza combustibili fossili».
Filiera italiana ed europea
Qual è la posizione di Solterm Italia rispetto al dibattito sulla “sovranità” energetica?
«In un periodo di instabilità geopolitica con forti tensioni sull’energia, la sicurezza dell’approvvigionamento è un tema centrale per ogni nazione povera di risorse. Oggi il calore rappresenta quasi il 50% dei consumi finali in Italia, ma solo il 10% del fabbisogno è soddisfatto con fonti rinnovabili. Il solare termico sfrutta una delle poche risorse abbondanti nei nostri territorio, utilizzando una tecnologia collaudata da decenni anche nel caso di impianti di grande taglia. Quella del solare termico, inoltre, è un’industria italiana ed europea. Il 90% degli impianti installati nel nostro continente è realizzato con componenti prodotti in Europa.
Le numerose realtà produttive italiane formano una filiera strettamente integrata con un settore termoidraulico dalla fortissima tradizione. Il solare termico può quindi contribuire con decisione a una strategia orientata alla massima autonomia energetica.
Prendiamo ad esempio il PNIEC – conclude Zeno Benciolini – che prevede la triplicazione delle installazioni solari termiche – da 2,8 TWh nel 2021 a 8,1 TWh nel 2030. Si tratta di 13 milioni di metri quadrati di nuove superfici captanti, per un valore di circa 3 miliardi di euro. Il massiccio programma di investimenti da parte dell’industria e dell’indotto, necessario per raggiungere l’obiettivo, non potrà che favorire l’intera economia nazionale».

Il decreto FER-T sarà inoltre complementare rispetto alla nuova versione del Conto Termico. Gli ambiti d’intervento del futuro decreto riguarderanno principalmente le regole della misura incentivante e il riconoscimento di incentivi congrui, individuando quindi le FER e gli interventi ammessi, i criteri di incentivazione e le spese ammissibili, i soggetti e il meccanismo d’accesso, le procedure e le modalità di selezione dei progetti.
La pubblicazione del decreto FER-T costituirà quindi un importante traguardo per il settore energetico e per numerosi settori industriali che, attualmente, non dispongono di un sistema incentivante in grado di facilitare la transizione “green” rispetto a tecnologie basate su combustibili fossili.