Quello delle infrastrutture per i Data Center è un mercato che sembra avere tutte le potenzialità per ampliare la sua crescita nel nostro Paese nel corso dei prossimi anni. Si stima infatti che l’investimento possa arrivare a toccare i 15 miliardi di euro al 2025.
La digitalizzazione del Paese è un processo tutt’ora in corso e non ci sono concessi rallentamenti: richiede un impegno continuo da parte del governo, delle imprese e della società tutta per colmare il divario digitale e cogliere appieno le opportunità offerte da questa trasformazione. In questo contesto, l’infrastruttura Data Center potrebbe svolgere un ruolo chiave nel far emergere l’Italia come un Paese in grado di sfruttare questi ecosistemi a proprio favore, trasformandoli nella vera e propria spina dorsale del mercato della digitalizzazione, rendendoli capaci di creare indotto economico e occupazionale, trasformando così l’Italia in un player competitivo rispetto ai mercati intorno ai quali l’economia Data Center ha sempre gravitato finora.
L’Italia, che, in questo filone, rientra oggi tra i mercati emergenti in Europa, si trova dunque a un punto di svolta e le prospettive per riuscire ad avere una considerevole crescita all’interno di questo segmento ci sono tutte, anche se non dobbiamo sottovalutare le criticità che si nascondono dietro l’angolo e che potrebbero frenare questo trend, prima tra tutte la burocrazia con le sue tempistiche che spesso e volentieri si scontrano con un mondo nel quale immediatezza ed efficienza sono parole chiave.
A consegnarci una fotografia dettagliata del panorama infrastrutturale dei Data Center nel nostro Paese, con le sue potenzialità di mercato, le sfide e le prospettive future, sono stati i risultati della Ricerca 2023 dell’Osservatorio Data Center, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e presentati lo scorso gennaio all’evento “Data Center Economy: l’Italia a un punto di svolta”.
Le infrastrutture abilitanti sul territorio italiano e il rapporto con l’Europa
Secondo quanto è emerso dall’Osservatorio, a quello che è stato fino ad oggi il principale centro gravitazionale dei data center nel continente, ossia le città del cosiddetto FLAPD (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino), si sta lentamente affiancando una tendenza alla decentralizzazione, anche grazie allo sviluppo dell’ecosistema Cloud europeo.
Come sottolineano i relatori della ricerca, questa sempre maggiore distribuzione della capacità di calcolo verso l’Edge Computing, va incontro a una duplice esigenza: da un lato la creazione di strutture di prossimità per ridurre la latenza nella trasmissione dei dati; dall’altro, c’è una vera e propria scelta politica legata al concetto di Cloud sovereignty, ossia dell’attenzione di mantenere i dati sensibili all’interno dei propri confini nazionali. Di conseguenza, l’interesse per i potenziali investitori si sta spostando dai mercati FLAPD a mercati emergenti, come quello dell’Italia.
Ma quali sono i numeri dell’ecosistema data center in Italia?
Il nostro Paese, come sappiamo, ha incominciato a sviluppare la propria infrastruttura digitale con un certo ritardo rispetto ad altri Paesi europei. Tuttavia, gli ultimi anni denotano un cambio di rotta che fa ben sperare e che non è risultato indifferente ai possibili investitori.
A conferma e sostegno di quanto appena detto ci sono i dati derivanti dal Report: in Italia, infatti, la scena Data Center ha vissuto un momento di accelerazione senza precedenti: 23 organizzazioni (di cui 8 società nuove entranti sul mercato italiano) hanno annunciato l’apertura di 83 nuove infrastrutture nel periodo compreso tra 2023 e 2025, la cui messa in produzione potrà portare sul territorio, potenzialmente, fino a 15 miliardi di euro di investimento complessivo.
Il mercato colocation in Italia
La crescita delle infrastrutture territoriali sta inoltre generando significativi slanci per il mercato della colocation, ossia la messa a disposizione (in compravendita o in affitto) di spazi più o meno estesi e di infrastrutture abilitanti per il posizionamento di server e del patrimonio informativo delle organizzazioni che richiedono questo servizio.
Entrando più nello specifico, nel nostro Paese, il mercato della colocation dei Data Center ha raggiunto nel 2023 il valore di 654 milioni di euro (+10% rispetto al 2022). Se le condizioni saranno favorevoli, si stima possa crescere, fino a più che raddoppiare, nel 2025 arrivando a toccare 1,4 miliardi di euro.
A questo valore specifico si aggiunge poi un indotto ancor più rilevante legato ai mercati digitali che sono abilitati da queste infrastrutture. Nell’ambito colocation esistono due tipi di modelli: la colocation retail, in cui vengono messe a disposizione piccole porzioni di un’infrastruttura abilitante (fino a 10 rack unit totali) e la colocation wholesale, con la quale vengono messe a disposizione grandi porzioni di un’infrastruttura abilitante (da 10 rack ad un intero edificio).
In Italia, sul totale del mercato colocation, il segmento wholesales detiene il 55% del mix, per un totale di 357 milioni di euro. Le nuove aperture nel 2023 hanno portato la potenza energetica nominale attiva sul territorio nazionale a un totale di 430 MW (+23% rispetto al 2022). Milano rappresenta il primo polo infrastrutturale del Paese (184 MW) e, anche se ancora lontana da un polo di riferimento come Francoforte (791 MW), si sta proponendo come uno dei centri di maggior interesse rispetto ad altri Paesi considerati emergenti nell’ecosistema Data Center europeo, come Madrid (136 MW) e Varsavia (86 MW).
Dal punto di vista dimensionale, la maggior parte dei Data Center italiani è oggi di media (2-10MW) e piccola potenza (<2MW), mentre meno diffusi sono gli edifici con alta potenza (>10MW), più complessi dal punto di vista costruttivo e vincolati alla presenza di punti di collegamento all’alta tensione. La ricerca prevede però una maggiore concentrazione di aperture nel cluster dell’alta potenza nel corso dei prossimi anni.
Se l’apertura di sempre nuovi data center e l’ingresso di nuove realtà potranno essere il motore che spingerà la crescita del mercato quali sono, invece, le possibili criticità che si potrebbero incontrare?
Sicuramente, come emerso dal Report, la Data Center Economy italiana ha davanti a sé alcune importanti sfide, prime tra tutte, come già accennato in precedenza, le difficoltà derivanti dalla lentezza delle approvazioni e della messa in produzione di queste infrastrutture.
Un secondo punto, ma estremamente importante perché intrinsecamente legato al precedente, è il fatto che il settore Data Center risulti a oggi non riconosciuto a livello regolatorio. Il Data Center viene infatti identificato come un generico edificio industriale e questo porta a una scarsa chiarezza normativa, che conduce all’assenza di un procedimento specifico per l’apertura di nuovi Data Center sul territorio da parte degli enti preposti.
Da questi primi due punti scaturisce anche il terzo, ossia, l’incertezza delle tempistiche di ritorno dell’investimento da parte degli investitori, che potrebbe frenarli nelle loro scelte.
Da ultimo, è necessario ricordare come i Data Center di potenza superiore ai 10 MW necessitino di un collegamento all’alta tensione per il proprio approvvigionamento energetico: senza adeguati finanziamenti volti allo sviluppo della rete elettrica nazionale la possibilità di implementazione di questo tipo di infrastrutture sarà evidentemente limitata.
L’Europa, dunque, ci chiede di realizzare infrastrutture sempre più sostenibili ed efficienti progettate fin da principio con un approccio green, prendendo in considerazione aspetti come il basso consumo energetico, l’utilizzo di materiali sostenibili e la progettazione di sistemi di raffreddamento innovativi così da ridurre sensibilmente il loro impatto sull’ambiente.
Per attestare questo sforzo costruttivo volto alla sostenibilità ci sono alcune certificazioni, come quella LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) ma sappiamo anche che le regolamentazioni nazionali ed europee sono in continuo divenire e spesso anche di non facile interpretazione. Inoltre, sempre per garantire un costante miglioramento in termini di efficienza e sostenibilità, è necessario non solo progettare nuovi data center con queste specifiche caratteristiche, ma andare anche a migliorare i data center già operativi in modo da mantenere aggiornati questi nuovi standard di sostenibilità.
Ne deriva uno sforzo economico che risulta imprescindibile per lo sviluppo di questo mercato ma che può essere alleggerito grazie alle risorse stanziate dal PNRR, sempre che tutti gli attori in campo riescano a sfruttare al meglio queste preziose opportunità.