L’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Oipe) ha pubblicato l’edizione 2023 del proprio rapporto annuale sulla povertà energetica in Italia.
Il Rapporto 2023 rispetta la struttura dei precedenti rapporti Oipe, con una sezione iniziale dedicata alla misurazione del fenomeno e una sezione successiva focalizzata sulla valutazione delle politiche di contrasto. Dato il grande dibattito sul tema – sottolinea l’Osservatorio – si è ritenuto opportuno raccogliere la (scarsa) evidenza relativa alle comunità energetiche e farne oggetto di una sezione dedicata.
Sul fronte della misurazione, il Rapporto raccoglie le stime prodotte dall’Oipe nel corso del 2022: l’incidenza della povertà energetica nel 2021 ha toccato l’8,5%, in crescita di mezzo punto percentuale, in seguito all’aumento dei prezzi finali di elettricità e gas. Per la prima volta, l’Oipe ha pubblicato una stima della povertà energetica a livello regionale, che oscilla tra un minimo del 4,6 per cento nelle Marche e un massimo del 16,7 per cento in Calabria.
La collaborazione con enti e realtà del terzo settore – ritiene l’ Oipe – è fondamentale per ottenere nuovi stimoli e indicazioni: nel 2022, in seguito a sollecitazioni di Save the Children Italia ETS, Oipe ha condotto un approfondimento sulla diffusione della povertà energetica fra i minori in Italia. Questo studio rivela come il 10 per cento dei minori risieda in ambienti poco salubri, scarsamente riscaldati e/o raffrescati, oppure poco illuminati; e come questa situazione sia particolarmente esacerbata tra le famiglie di immigrati, un aspetto finora poco studiato.
Un’indagine della Fondazione Di Vittorio, mirata ai residenti delle cosiddette “aree interne” – sostiene inoltre l’Oipe – amplia il focus ai vulnerabili energetici, famiglie a basso reddito che vivono in case inefficienti dal punto di vista energetico, che non si qualificano però come poveri energetici.
Nella seconda sezione del Rapporto, vengono discusse le misure di contrasto alla povertà energetica che possono essere classificate come politiche di “protezione” e di “promozione”. Fra le prime, utili a contrastare situazioni congiunturali sfavorevoli rientrano – secondo l’Oipe – i bonus elettrico e gas, il cui processo di continua modifica, in atto dal 1 gennaio 2021, li ha resi due strumenti molto diversi rispetto al disegno originale. Peraltro, l’estensione a quasi un quinto delle famiglie italiane, come richiamato da Arera nella sua recente memoria, pone un tema di sostenibilità fiscale della misura, il cui valore complessivo è aumentato di oltre 25 volte in poco meno di 3 anni (da 200 milioni a 5 miliardi).
Il secondo gruppo di politiche, quelle di promozione, – continua il Rapporto – ha invece un respiro più lungo e mira a miglioramenti strutturali delle condizioni delle famiglie vulnerabili. A questo riguardo, circa gli interventi di efficientamento sulle abitazioni delle famiglie in povertà energetica, la mancanza di dati non consente di valutare quanto le politiche esistenti (in particolare, ecobonus e superbonus) siano state efficaci per supportare proprio le famiglie più fragili: questa risulta essere una significativa mancanza di accountability, considerati gli importi erogati.
La terza sezione del Rapporto è dedicata alle comunità energetiche e per l’Oipe vuole rappresentare uno spazio di riflessione sulla trasformazione che queste comportano nel sistema energetico italiano, anche in considerazione del recente dibattito sulla transizione e sicurezza energetica. Il termine “comunità energetica” – ribadisce l’Oipe – è prevalentemente associato a due aspetti: la decarbonizzazione e la riduzione della spesa energetica delle famiglie attraverso la condivisione dell’energia generata con fonti rinnovabili.
Sebbene sembri immediato che questa nuova modalità di gestione locale dell’energia possa “alleviare” la povertà energetica, a parere dell’Oipe le riflessioni dei contributi raccolti dalla sezione portano all’attenzione diverse criticità. Le analisi – spiega l’Oipe – evidenziano il ruolo fondamentale delle istituzioni pubbliche in questa fase, sia per l’effettiva nascita delle comunità energetiche, che per i benefici economici e sociali che ne possono derivare. Al momento, la possibilità di concretizzare tali opportunità dipende fortemente dalla definizione della normativa nazionale che governerà le comunità energetiche ed il riconoscimento degli incentivi. La risoluzione di tale incertezza faciliterà il processo di creazione delle comunità, ma di per sé non incrementa il contributo delle comunità energetiche alla lotta alla povertà energetica, che ad oggi è limitato.
Per sfruttare appieno le opportunità offerte dalle comunità energetiche come contrasto alla povertà energetica, molto lavoro è ancora necessario. Dal dibattito in corso, emerge la necessità di una definizione di una metrica condivisa dei benefici sociali associati alle comunità energetiche in contesti di vulnerabilità. Attualmente, risulta limitato il coinvolgimento dei “poveri energetici” nelle comunità in essere e non prioritario nella normativa di riferimento e nelle relative linee guida. Ed è demandata all’iniziativa dei promotori e dei membri delle comunità l’individuazione delle eventuali modalità di coinvolgimento delle famiglie vulnerabili.
L’auspicio – conclude l’Oipe – è che la risoluzione dell’incertezza su normativa e incentivi economici faciliti l’aggregazione di stakeholder di natura differente attorno a progetti condivisi permettendo di sfruttare meglio le opportunità offerte dalle comunità al contrasto alla povertà energetica.