Il Libro Bianco sull’acqua in Italia

È stato recentemente presentato il Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia (una community multistakeholder dedicata all’elaborazione di scenari, strategie e politiche sulla gestione della risorsa acqua), creata nel 2019 dalla società di consulenza The European House – Ambrosetti per rappresentare la filiera estesa dell’acqua in Italia, mettendo a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano: dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte.

In tema di acqua pubblica – sostiene lo studio – la conoscenza e percezione degli italiani continuano a essere in contraddizione con i dati fattuali: l’Italia è il primo tra i grandi Paesi europei per qualità dell’acqua in quanto l’85% della risorsa viene prelevata da fonti sotterranee (quindi protette e di qualità) contro il 69% della Germania, il 67% della Francia o peggio ancora il 32% di Spagna e Regno Unito fino al 23% della Svezia. Nel Nordest c’è maggior fiducia sulla qualità dell’acqua del rubinetto (87,4% degli intervistati la ritiene di livello alto o medio), mentre al Sud e nelle Isole la fiducia scende di oltre 14 punti percentuali al 72,8%. Quello che non convince nel Nord-Italia è soprattutto il sapore, ma al Centro e al Sud non si sentono sicuri della qualità di quest’acqua o non si fidano dell’igiene delle autoclavi.

Il 72% delle persone sottostima il proprio reale consumo giornaliero d’acqua (220 litri pro capite), ma al contempo 9 italiani su 10 sovrastimano la propria bolletta: l’88,4% non conosce il costo unitario dell’acqua in Italia, ritenendolo il più delle volte troppo alto. L’Italia – sottolinea lo studio – è, in realtà, uno dei paesi europei con la tariffa idrica più contenuta (2,10 €/m3): si spende meno solo in Bulgaria, Romania e Grecia, mentre in Danimarca si superano i 9 Euro al m3 e nella vicina Francia il costo è quasi doppio rispetto al nostro Paese. Gli italiani ritengono le proprie spese legate all’acqua troppo elevate, ma oltre la metà di loro (55%) non conosce il bonus idrico o le tariffe agevolate in vigore così come strumenti di monitoraggio dei consumi.

In Italia, inoltre, il parco contatori installato ha un’età media di 25 anni (circa 20 milioni di pezzi in totale), fattore che rende più complessa l’installazione di strumenti tecnologici per il monitoraggio e la gestione dei consumi. Secondo una ricerca specifica, che fa anch’essa parte del Libro Bianco, condotta sulle aziende operanti nel Servizio Idrico Integrato, la maggior parte delle aziende italiane del settore “acqua” (6 su 10) considera di applicare o sta già applicando i criteri ambientali della Tassonomia EU nella definizione del proprio piano di investimenti.

Forti però le difficoltà incontrate nell’interpretazione dei criteri tecnici: l’83% riguarda la possibilità di corretta valutazione dei potenziali risparmi energetici e il 77% la misurazione delle perdite idriche lungo la filiera. Gli ostacoli maggiori sono la complessità della raccolta e valutazione dei dati e delle informazioni richieste, l’impossibilità di applicare alcuni parametri previsti dalla Tassonomia EU e dalla stessa interpretazione della metodologia di valutazione dei risultati.

Dalle analisi del Libro Bianco – conclude Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia – emerge il ruolo chiave di un’azione di informazione strutturata rivolta ai target più giovani della popolazione per un’inversione di tendenza culturale verso l’acqua che scardini nel tempo i paradossi più critici per cui 9 italiani su 10 considerano sia prioritario realizzarla nei percorsi di educazione civica nelle scuole, ma più di un terzo dei cittadini non sono a conoscenza di iniziative simili già in essere.