La situazione delle acque per uso civile

L’Istat prosegue la diffusione dei risultati del Censimento delle acque per uso civile 2020, aggiungendo elementi di analisi e valutazione alla valutazione dei servizi idrici in Italia, dal prelievo di acqua per uso potabile alla depurazione delle acque reflue urbane.

Dai nuovi dati emerge che in Italia, nel corso del 2020, risultano operativi nel settore dei servizi idrici per uso civile 2.391 gestori (contro i 2.552 nel 2018) di cui 1.997 in economia (enti locali) e 394 specializzati.

Il volume di acqua prelevato per usi potabili è di 9,2 miliardi di metri cubi (422 litri giornalieri per abitante). Rispetto al 2018, tale il volume presenta la modesta contrazione dello 0,4 per cento.

A fronte di un volume di acqua immessa nelle reti comunali distribuzione pari a 8,1 miliardi di metri cubi (373 litri per abitante al giorno), a causa delle perdite, gli utenti finali dispongono di 4,7 miliardi di acqua erogata per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendente sia usi fatturati sia usi non fatturati, tra gli altri, fontanili, lavaggio strade, antincendio. I volumi distribuiti si rivelano così ridotti di circa un punto percentuale rispetto al 2018.

Le perdite totali in distribuzione (differenza tra volumi immessi ed erogati) sono pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete, rilevando una situazione pressoché stazionaria a livello nazionale rispetto al 2018 (42%). Nei distretti idrografici della fascia appenninica centro-meridionale e insulare, nonché nelle regioni del Mezzogiorno, le perdite sono superiori al dato nazionale.

Nel 2020 l’Istat stima che circa nove italiani su dieci (88,7%) siano allacciati alla rete fognaria pubblica, indipendentemente dalla disponibilità di impianti di trattamento successivi. Sono 6,7 milioni gli abitanti non allacciati alla rete fognaria pubblica; di questi 387.000 (0,7% della popolazione) risiedono in 40 comuni completamente privi del servizio.

Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane in servizio nel 2020 sono 180.42 e servono, in maniera completa o parziale, il 96,3% dei comuni italiani. Tali impianti, progettati potenzialmente per servire 107 milioni di abitanti equivalenti, di tipo civile e industriale, hanno effettivamente trattato nell’anno un carico inquinante di poco superiore a 67 milioni di abitanti equivalenti.

Gli impianti con trattamenti secondari e avanzati, pur rappresentando il 43,7% del parco depuratori, trattano più del 94% dei carichi inquinanti confluiti ai depuratori delle acque reflue urbane. Il restante 6% del carico è trattato da vasche Imhoff e impianti di tipo primario. Il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è completamente assente in 296 comuni, dove risiedono 1,3 milioni di abitanti (2,2% dei residenti); il 68% di questi comuni sono localizzati nel Mezzogiorno, soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria.