Come saranno gli impianti HVAC a servizio degli ambienti destinati all’istruzione nell’era post-covid? Un esempio interessante è il progetto dei nuovi edifici del campus Bonardi con soluzioni che garantiscono non solo efficienza e condizioni ottimali di comfort termoigrometrico e acustico ma anche indoor air quality e salubrità dell’aria.
Il progetto di riqualificazione del Campus Bonardi della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano si è posto l’obiettivo di riqualificare un’area che, nel corso degli anni, si era trasformata in un luogo sovraccarico di edifici, disposti senza seguire un disegno unitario e caratterizzato da una scarsa qualità ambientale e da un’insufficiente disponibilità di spazi. Per questo motivo, l’Ateneo ha intrapreso un intervento di riassetto allo scopo di migliorare la qualità edilizia e la funzionalità, da una parte attraverso l’incremento degli spazi a disposizione degli studenti per la didattica, lo studio e per i laboratori, dall’altra con il miglioramento della qualità ambientale mediante la creazione di ampi spazi verdi (figura 1).
Il progetto di riqualificazione nasce da un’idea di Renzo Piano donata al Politecnico di Milano, poi sviluppata e valorizzata dallo studio ODB & Partners che vanta una collaborazione di lunga data con l’archistar genovese. La finalità del progetto è stata quella di realizzare nuovi edifici mettendoli in relazione, attraverso un tessuto connettivo verde, con quelli storici presenti nel Campus, che sono stati anch’essi riqualificati e valorizzati (figura 2).
Per la realizzazione dell’intervento è stata lanciata una campagna di crowdfunding che, grazie alla generosità degli alunni e dei sostenitori del Politecnico, ha consentito di raccogliere 6 milioni di euro, una cifra di rilievo per il nostro paese dove tale forma di finanziamento diffuso non è ancora così praticata.
Il concept ha puntato su un ripensamento totale degli spazi esterni ed interni del Campus, modellato soprattutto sulle esigenze degli studenti e basato su una serie di punti cardine:
- la presenza di nuovi alberi e spazi verdi nel parterre interrato (figura 3) – il rapporto con gli edifici storici, che sono stati rispettati, ripristinandone l’aspetto originale (figura 4);
- l’accessibilità delle coperture degli edifici bassi, che sono utilizzabili per attività all’aperto ed eventi;
- la sostenibilità ambientale;
- il benessere e la qualità dell’aria interna agli ambienti.
L’intervento di ampliamento ha portato alla realizzazione di 4200 m2 di nuovi spazi coperti e di un’area esterna con una superficie di quasi 9000 m2. I due edifici prospicienti la via Bonardi si sviluppano su un solo piano fuori terra, con la copertura utilizzabile come terrazza praticabile dagli studenti. Il più emblematico è l’edificio A, un prisma vetrato che contiene il laboratorio di modellistica architettonica, mentre l’edificio C è dedicato alla didattica e a spazi supplementari per lo studio.
Il vecchio laboratorio di modelli, conosciuto come “Sottomarino”, è stato eliminato per consentire la nascita di un nuovo spazio aperto da vivere in forma aggregativa. L’edificio B è quello di maggiori dimensioni, dato che si sviluppa su 4 livelli e ospita aule e laboratori. Infine, sotto il porticato della “Nave” è stato realizzato il piccolo spazio della Student Lobby che ospita un bar. L’ingresso ai tre edifici si trova a livello del nuovo parterre piantumato posto a livello interrato, che costituisce il luogo più vissuto come centro d’aggregazione.
Il parterre collega direttamente tutti gli edifici in un continuo di spazi aperti e chiusi, dove anche le coperture dei nuovi edifici sono praticabili, con conseguente eliminazione di cemento e parcheggi interni. I nuovi edifici sono sufficientemente bassi da garantire la visibilità degli edifici del Trifoglio e della Nave firmati negli anni Sessanta da Giò Ponti.
Parametri di progetto
Tutti i nuovi edifici sono caratterizzati dalla stessa tipologia di involucro con facciate continue vetrate che assicurano la massima trasparenza e quindi il rapporto con le aree esterne piantumate e lo sfruttamento della luce naturale (figura 5). Per ridurre i fabbisogni energetici è stato utilizzato un vetro basso emissivo e selettivo in grado di garantire una ridotta trasmittanza termica e un basso fattore solare.
Il carico di raffreddamento viene inoltre controllato grazie alla presenza delle lamelle verticali in facciata e alle veneziane interne (figura 6).
Le condizioni di progetto dell’ambiente interno (per tutti gli spazi destinati a studio, didattica e laboratori) sono di 20 °C con il 40% in inverno e di 26 °C con il 50% in estate. Per l’affollamento sono stati considerati i valori reali sulla base del numero di postazioni di studio.
La tabella 1 mostra il confronto di questi valori con quelli imposti dal D.D.U.O. 2456/2017 (riferimento legislativo vigente in Regione Lombardia) e dalla norma UNI 10339.
Per il calcolo della portata d’aria esterna è stato considerato il valore massimo risultante dal calcolo considerando gli affollamenti reali e le portate previste dalla norma UNI 10339 e dal D.D.U.O. 2456/2017 (tabella 2).
Il calcolo dei carichi endogeni si è basato su un calore sensibile pari a 64 W a persona e di 8 W/m2 sia per le luci nelle aule che per i computer, mentre il carico latente è stato valutato pari a 52 W a persona. Per la velocità dell’aria nel volume convenzionalmente occupato è stato considerato un valore massimo di 0,15 m/s in fase sia di riscaldamento sia di raffrescamento.
Per quanto riguarda le prestazioni di carattere acustico si è fatto riferimento alla legge quadro 447/95sull’inquinamento acustico, con relativi decreti di attuazione (D.P.C.M. 14/10/1997 e D.P.C.M. 5/12/1997, che prevede sei classi di suddivisione del territorio comunale. Gli edifici in oggetto risultavano in classe I.
Il progetto ha inoltre garantito il rispetto del criterio differenziale all’interno degli ambienti abitativi, cioè del valore massimo ammesso dell’incremento del livello di rumore indotto dal funzionamento delle apparecchiature rispetto al livello di rumore residuo, pari a 3 dB per il periodo notturno e a 5 dB per quello diurno. Per rispettare tali limiti particolare attenzione è stata posta all’unità di trattamento aria posta sulla copertura dell’edificio B.
Per i livelli di rumorosità indotti dal funzionamento degli impianti HVAC all’interno degli ambienti si è fatto riferimento, per quanto riguarda i criteri di misura e valutazione, alla norma UNI 8199. Al fine di limitare la rumorosità diretta generata dal funzionamento dei ventilatori e trasmessa attraverso le canalizzazioni, è stata prevista l’installazione di attenuatori acustici e di griglie di presa aria esterna ed espulsione di tipo afonico, in grado di ridurre la potenza acustica residua in modo tale da mantenere il livello di rumorosità nei singoli ambienti entro i valori di riferimento.
I criteri progettuali
I criteri alla base della progettazione degli impianti si possono riassumere in elevati livelli di sicurezza, funzionalità e comfort ambientale e ridotti consumi energetici. Le scelte progettuali hanno inoltre perseguito l’obiettivo di garantire la massima affidabilità, grazie a componenti con un alto grado di sicurezza intrinseca, unitamente a un’architettura degli impianti basata su criteri di ridondanza e riserva, in grado quindi di far fronte a situazioni di emergenza in caso di guasto o di fuori servizio di componenti o di intere sezioni d’impianto.
Infine, una particolare attenzione è stata dedicata all’aspetto della manutenzione con l’obiettivo di ottimizzare le prestazioni in particolare dal punto di vista della qualità dell’aria ambiente, legata direttamente alle condizioni di pulizia e igiene degli im pianti. A tale scopo è stato previsto un facile accesso per l’ispezione delle varie apparecchiature e sono stati adottati terminali privi di filtri.
Gli impianti per le aule di insegnamento e i laboratori didattici dei tre nuovi edifici sono infatti basati sull’utilizzo di terminali ad effetto radiante. Gli elementi sono installati a soffitto a vista e sono costituiti dalla combinazione di una piastra in estruso di alluminio, attivata da tubazioni percorse da acqua refrigerata e acqua calda, con un diffusore lineare ad alta induzione. L’aria ambiente che subisce l’effetto di induzione lambisce la superficie esterna della piastra radiante e si raffredda per effetto convettivo.
Questi terminali presentano le medesime prestazioni delle travi fredde tradizionali, alle quali possono in qualche modo essere paragonati dato che si sviluppano in lunghezza. Rispetto a queste la differenza è rappresentata dal fatto che il principio di funzionamento non prevede alcun ricircolo dell’aria ambiente attraverso una batteria alettata. Ciò spiega il motivo per cui è possibile garantire una più elevata IAQ e soprattutto un maggiore grado di sicurezza nell’utilizzo in situazioni di emergenza come quelle attuali.
A differenza di fan coil e travi fredde, non sono infatti presenti componenti quali filtri e/o batterie alettate che possono diven tare sede di deposito di contaminanti e virus e che richiedono quindi una continua manutenzione. Negli ambienti scolastici questa caratteristica risulta di fondamentale importanza per scongiurare il rischio di trasmissione del virus da parte di persone infette.
Un’altra caratteristica di grande rilevo del progetto è l’installazione sospesa a soffitto e l’integrazione dei terminali in una struttura multifunzionale composta da pannelli laterali in legno con funzione acustica e da strisce illuminanti LED poste sui due lati (figure 7a e 7b).
Tutte le reti impiantistiche (canali, tubazioni, canaline elettriche, luci e impianti speciali) sono state lasciate a vista al fine di creare un effetto complessivo high-tech, perfettamente adeguato al contesto di un’istituzione accademica votata all’insegnamento delle discipline tecniche. Al tempo stesso la scelta di lasciare l’impianto a vista, con finiture di alta qualità, svolge una funzione didattica dato che offre agli studenti l’opportunità di apprezzare e comprendere l’importanza della tecnologia a servizio dell’architettura (figura 8).
Gli impianti HVAC
I tre edifici si basano sulla medesima tipologia di impianto HVAC, di tipo idronico misto aria-acqua con terminali a 4 tubi gestiti da valvole a 2 vie modulanti. L’impiego di un impianto di questo tipo consente di abbattere i carichi frigoriferi prevalentemente mediante i terminali ad acqua mentre la portata d’aria esterna immessa in ambiente garantisce il ricambio igienico in base all’affollamento e il controllo del carico latente dovuto alle persone.
L’utilizzo di terminali ad effetto radiante richiede il controllo dell’umidità relativa degli ambienti mediante immissione di aria deumidificata e l’utilizzo di acqua refrigerata a temperatura sempre superiore al punto di rugiada. Quale ulteriore garanzia, per la deumidificazione in caso di elevato carico latente dovuto all’affollamento, sono stati previsti fan coil incassati a pavimento lungo la facciata. Il flusso dell’acqua nelle travi viene inoltre arrestato in caso di formazione di condensa rilevato da una sonda di rugiada.
I terminali radianti sono composti da moduli lunghi un metro, ognuno dotato di un attacco laterale per l’alimentazione dell’aria primaria e di attacchi per il collegamento alle tubazioni di mandata e ritorno dell’acqua. Rispetto alle travi fredde di tipo tradizionale questa tipologia di terminali garantisce una più elevata resa frigorifera (superiore a 100 W/m2), l’immissione di aria primaria fino a 14 °C senza cadute d’aria fredda, l’assenza di condensazione, grazie al flusso d’aria deumidificata che lambisce direttamente la piastra, ed elevate condizioni di igiene, dato che l’aria indotta lambisce ma non attraversa una batteria di scambio.
I terminali sono stati dimensionati per garantire il fabbisogno frigorifero degli ambienti in regime estivo con acqua fredda a 16 °C e aria primaria a 14 °C, e quello termico in regime invernale con acqua calda a 40 °C e aria primaria neutra a 22 °C. L’immissione dell’aria in ambiente è effettuata dai terminali radianti montati a soffitto, mentre la ripresa dell’aria avviene mediante griglie poste a parete.
Le unità di trattamento per il rinnovo e l’espulsione dell’aria esausta, a tutta aria esterna senza ricircolo, sono del tipo a sezioni sovrapposte di mandata e di ripresa. Le unità sono dotate di recuperatore di calore rotativo, filtri ad alta efficienza, batteria di preriscaldamento ad acqua calda (45 °C) e batteria di raffreddamento e deumidificazione ad acqua refrigerata (8 °C).
A seconda degli edifici, il postriscaldamento dell’aria (mediante acqua calda a 45 °C) viene effettuato dall’UTA oppure da batterie di zona installate a canale. Non è stato previsto l’utilizzo di sistemi di umidificazione dell’aria ad acqua o a vapore in quanto il calore latente emesso dalle persone risulta sufficiente a garantire il valore minimo dell’umidità relativa richiesto dagli ambienti in fase invernale.
I ventilatori di mandata e ripresa sono azionati da motore elettrico comandato da inverter in modo da adeguare le prestazioni in termini di portata e prevalenza alle reali esigenze dell’impianto. L’impiego di silenziatori installati nella sezione di mandata e di ripresa garantisce livelli sonori al di sotto dei valori normativi, mentre regolatori di portata dell’aria autoregolanti consentono di mantenere costante, senza ausilio di energia esterna, il valore di progetto impostato. Analogamente, sui circuiti di adduzione dei fluidi termofrigoriferi è prevista l’adozione di valvole di bilanciamento dinamiche a pretaratura.
La regolazione della temperatura avviene mediante sonde ambiente che comandano le valvole a 2 vie dei circuiti caldo e freddo in modo da garantire il set point impostato a livello di impianto di supervisione. Tale valore è configurabile mediante il sistema BMS in base alle effettive necessità all’interno dei locali.
I servizi igienici sono soltanto riscaldati mediante un impianto a pannelli radianti a pavimento, con estrazione dell’aria garantita da valvole di ventilazione poste a soffitto e da un impianto dedicato. Nel seguito vengono descritte le peculiarità relative agli impianti HVAC per i diversi edifici.
Edificio A
L’edificio A si sviluppa su due livelli, piano terra e piano interrato. Il piano terra ospita i laboratori di modellistica e risulta composto da due ambienti con destinazioni d’uso diverse: una zona centrale occupata da tavoli per lo studio e due zone laterali dedicate a laboratori con apparecchiature di lavorazione dei materiali e presenza saltuaria di persone. Il piano interrato è invece destinato a locali tecnici e depositi (figura 9).
Le aule della zona centrale sono climatizzate mediante l’impianto con gli elementi radianti precedente descritti, mentre per i laboratori posti sui due lati sono stati previsti impianti di immissione di aria esterna destinata al reintegro dell’aria estratta dagli impianti di aspirazione (figura 10). L’immissione viene effettuata mediante diffusori a dislocamento posti a parete, in grado di diffondere l’aria a bassa velocità e con un ridotto gradiente termico. L’aria immessa è opportunamente trattata a seconda delle stagioni in modo da garantire le corrette condizioni di temperatura e umidità degli ambienti.
Per il controllo della temperatura ambiente è stato previsto l’utilizzo di terminali fan-coil a 4 tubi di diversa tipologia a seconda dell’ambiente servito. Per il laboratorio di falegnameria sono previsti fan-coil Cassette installati direttamente a vista, mentre per quello destinato alla stampa 3D sono previsti fan-coil cana lizzabili, anch’essi installati a vista, collegati a canali microforati per la distribuzione e diffusione dell’aria.
Le unità di trattamento aria hanno una portata rispettivamente di 7000 e 4000 m3/h, sono dotate di sezione di postriscaldamento e sono installate nel locale tecnico previsto al piano interrato. L’aria esterna di rinnovo viene aspirata sulla copertura mentre l’aria viziata è espulsa mediante una griglia posta sulla facciata (figura 11).
Sui due lati esterni sono state previste delle pensiline vetrate con la duplice funzione di ombreggiare e proteggere dalla pioggia e di produrre energia mediante celle fotovoltaiche integrate nei vetri (figura 12).
Edificio B
L’edificio B si sviluppa su 4 piani fuori terra, ognuno occupato da un’aula destinata a lezioni e studio (figura 13). A ogni piano è stata prevista una zona destinata a servizi igienici. Il piano interrato è destinato a ospitare locali tecnici e depositi.
Gli impianti a servizio delle aule sono del tipo misto idronico aria-acqua a 4 tubi con terminali radianti disposti in modo simmetrico e alimentati da due canali centrali (figura 14).
Le prestazioni acustiche sono garantite dai pannelli in legno integrati nella struttura multifunzionale che integra egli elementi radianti, oltre che da lastre in legno applicate a soffitto (figura 15).
L’unità di trattamento dell’aria primaria ha una portata di 18.000 m3/h in mandata e 16.200 m3/h in ripresa ed è installata sulla copertura dell’edificio.
In corrispondenza di ogni piano sullo stacco del canale di mandata è prevista una batteria di postriscaldamento ad acqua calda (45 °C) in modo da garantire la temperatura di immissione dell’aria richiesta. La ripresa dell’aria viene effettuata mediante griglie poste a parete nella zona dell’ingresso dell’aula.
Edificio C
L’edificio C si sviluppa su un solo livello e risulta composto da 3 diverse zone: due aule principali per lezione e studio, di medesime dimensioni; un’aula di ridotte dimensioni, per lezioni e studio; un’area destinata a tavoli per lo studio.
Per le aule principali sono stati previsti i terminali radianti, anche in questo caso integrati nella struttura multifunzionale (figura 16), con ripresa dell’aria effettuata mediante griglie poste a parete, mentre per l’aula di ridotte dimensioni e l’area per lo studio sono stati impiegati ventilconvettori che trattano una miscela di aria primaria e di aria di ricircolo.
L’unità di trattamento dell’aria primaria ha una portata di 9500 m3/h in mandata e 8600 m3/h ed è installata all’interno di un locale tecnico ubicato all’interno dell’adiacente edificio 15. In corrispondenza dello stacco del canale di mandata a servizio di ogni zona è stata prevista una batteria di postriscaldamento ad acqua calda (45 °C) in modo da garantire la temperatura di immissione dell’aria richiesta.
Lo spazio destinato a Student Lobby ricavato a livello del parterre in prossimità della “Nave” è climatizzato mediante un impianto di tipo misto idronico aria-acqua con terminali fan-coil a 2 tubi collegati alla rete del fluido caldo/freddo esistente. L’aria primaria è trattata da due unità di ventilazione con recupero di calore con presa aria esterna ed espulsione aria viziata in facciata.
Produzione e distribuzione dei fluidi termovettori
Il fabbisogno termico e frigorifero dei tre nuovi edifici viene fornito da un anello di distribuzione a 2 tubi (mandata e ritorno) che provvede a distribuire acqua calda in inverno (85 °C in mandata, 75 °C in ritorno) e acqua refrigerata in estate (7 °C in mandata, 12 °C in ritorno), con commutazione stagionale.
L’anello alimenta anche gli altri edifici del Campus per una potenza frigorifera totale di circa 4000 kW che viene fornita da più sorgenti. Circa 1500 kW sono resi disponibili da un nuovo gruppo frigorifero condensato ad acqua di falda installato nella nuova centrale frigorifera in adiacenza all’edificio 13 (Trifoglio), una potenza di 1000 kW viene fornita da un chiller ubicato sulla copertura dell’edificio 14 (Nave) mentre altri 1500 kW sono prodotti da un altro chiller a servizio dell’edificio 11 (Architettura).
In estate l’acqua di falda viene estratta a 15 °C e reimmessa a 20 °C, mentre in inverno viene estratta a 14 °C e reimmessa a 9°C. L’estrazione viene effettuata mediante due pozzi che sono stati realizzati nella zona nord del Campus, mentre la reimmissione avviene mediante altri due pozzi nella zona sud. Sul circuito secondario la temperatura di mandata al gruppo frigorifero in estate è di 40 °C con ritorno a 45 °C, mentre in inverno è a 12 °C con ritorno a 7 °C. Il valore massimo della portata d’acqua emunta dalla falda nelle condizioni di punta è di 78 L/s in estate e di 50 L/s in inverno. All’interno di ogni pozzo è installata un’elettropompa sommersa multistadio dotata di inverter per la regolazione della portata in base al fabbisogno, con prevalenza pari a 70 m.c.a.
Tra i pozzi e il gruppo frigorifero è interposto uno scambiatore di calore a piastre. Dato che l’acqua prelevata dalla falda risulta ricca di corpi solidi di modeste dimensioni o ghiaietto, al fine di evitare che queste impurità giungano allo scambiatore di calore l’acqua viene convogliata a uno skid composto da due sistemi di filtrazione posti in cascata, un filtro idrociclone e un filtro autopulente.
In ognuno dei tre nuovi edifici la fornitura dei fluidi termovettori viene realizzata mediante due scambiatori di calore a piastre, uno per l’acqua calda e uno per l’acqua fredda, installati nelle sottocentrali, a partire dai quali viene realizzata la distribuzione dei fluidi all’interno di ogni edificio con un circuito a 4 tubi in modo da garantire in ogni istante la possibilità di riscaldare o raffrescare gli ambienti.
In ogni sottocentrale sono collocati i collettori caldo e freddo (con annessi gruppi di riempimento impianto provenienti dal collettore di adduzione idrosanitaria) e i gruppi di pompaggio a servizio delle linee di distribuzione dell’acqua calda e refrigerata. Inoltre, dal collettore di acqua calda si dirama, alimentato da un gruppo di pompaggio dedicato, il circuito per la produzione di acqua calda sanitaria effettuata localmente mediante scambiatori istantanei ubicati nei servizi igienici.
Dato che l’anello di distribuzione dei fluidi dell’intero Campus è a 2 tubi con commutazione stagionale, per rispondere a situazioni in cui vi sia una richiesta contemporanea di raffrescamento o riscaldamento che l’anello non è in grado soddisfare, nella sottocentrale di ogni edificio è stato previsto un gruppo frigorifero a pompa di calore collegato all’anello d’acqua.
Sia per il circuito acqua calda che per il circuito acqua fredda è previsto un accumulo inerziale e un bypass tra circuito di mandata e circuito di ritorno con la funzione di separatore idraulico tra i circuiti primario e secondario, in grado di garantire un migliore controllo delle temperature di accumulo.
Dalla sottocentrale termofrigorifera si staccano le seguenti linee che alimentano le utenze:
- acqua calda UTA (45-40 °C);
- acqua calda elementi radianti (40-35 °C);
- acqua calda pannelli radianti dei bagni (44-34 °C);
- acqua refrigerata elementi radianti (16-18 °C);
- acqua refrigerata UTA (8 -13 °C);
Durante le stagioni intermedie possono essere in funzione sia le linee calde sia le linee fredde. Tutti i gruppi di pompaggio installati nei locali tecnici a servizio dei vari circuiti sono composti da due pompe singole comandate da inverter, ognuna delle quali è in grado di gestire l’intera portata del circuito. Ogni gruppo pompe è quindi in grado di assicurare la continuità di funzionamento del circuito da esso servito, anche in caso di guasto o di manutenzione di una delle due pompe che lo compongono.
Gli impianti idrosanitari
La distribuzione delle reti idriche a servizio dei blocchi bagni avviene a partire dalle sottocentrali di edificio e da queste si dirama fino ai piani. Le reti sono state realizzate in acciaio zincato e sono dotate di isolamento termico. Tutte le tubazioni a vista sono dotate di lamierino di alluminio di protezione.
All’interno dei locali bagno la distribuzione avviene mediante collettori a parete, da cui si diramano tubazioni in multistrato preisolato fino alle singole utenze per acqua calda e acqua fredda.
In prossimità dei collettori idrici sono stati previsti riduttori di pressione atti a limitare il valore di pressione alle utenze entro il valore di corretto funzionamento delle apparecchiature. I collettori sono collocati all’interno di cassette ispezionabili a parete, insieme ai dispositivi di regolazione della pressione, dei miscelatori termostatici e delle valvole di intercettazione. Le cassette sono state ubicate in posizioni tale da facilitare le attività di manutenzione e di regolazione.
Tutte le apparecchiature a servizio della rete idrosanitaria di adduzione acqua potabile sono riportate al sistema BMS dell’edificio, al fine di rilevarne eventuali guasti o anomalie e, laddove richiesto, di gestirne la programmazione ed il funzionamento.
All’ingresso di ogni sottocentrale l’acqua fredda potabile è trattata mediante filtro dissabbiatore, addolcitore, dosatore di poliammine e debatterizzatore a U.V. Dato che l’acqua è fornita agli edifici dalla rete del Campus a una pressione superiore a 3 bar, è stato necessario prevedere un gruppo di pressurizzazione soltanto per l’edificio B che si sviluppa su più livelli.
A valle del trattamento è previsto un collettore principale a sviluppo orizzontale, dal quale si staccano le tubazioni di adduzione idrica. L’acqua calda sanitaria è prodotta a 45 °C mediante scambiatori istantanei installati direttamente nei servizi igienici, alimentati con acqua calda 55 °C. Da ogni scambiatore si sviluppa la rete per la distribuzione dell’acqua calda che procede parallelamente a quella dell’acqua fredda potabile fino agli apparecchi sanitari.
Lo scarico delle acque usate prevede la raccolta e il conferimento separato delle acque meteoriche e delle acque nere. L’impianto di raccolta delle acque nere è realizzato in PEAD ed è costituto da discendenti disposti all’interno del fabbricato, con ventilazione primaria fino alla copertura, dato l’esiguo numero di piani da servire, e tubazioni sub-orizzontali per il collegamento con la rete fognaria con pozzetti di ispezione regolamentari.
Per il drenaggio delle acque meteoriche dalla copertura è stato previsto un impianto sifonico a depressione con speciali pozzetti brevettati collegati a tubazioni in PEAD.
Per l’irrigazione delle aree di piantumazione degli alberi presenti nel parterre del Campus è stato utilizzato un sistema a goccia alimentato da una rete interrata di acqua potabile che si dirama dalla sottocentrale dell’edificio A.
Gli impianti antincendio
Ogni edificio è collegato alla rete antincendio a servizio del Campus ed è protetto da impianti di spegnimento a protezione dei locali interni costituiti da naspi per l’edificio C e idranti UNI 45 per gli edifici A e B. La fornitura dell’acqua è assicurata fino alle sottocentrali di edificio ove è stata predisposta una valvola di intercettazione che costituisce il limite di fornitura.
La vasca di riserva idrica a servizio del Campus e la relativa centrale di pompaggio si trovano al di sotto dell’edificio A. La centrale di pompaggio è costituita da un gruppo composto da motopompa Diesel, elettropompa e pompa jockey, entrambe ad asse verticale a girante immersa in vasca, sottobattente. Le tubazioni interne sono in acciaio mentre per la rete esterna ad anello degli impianti soprassuolo sono state previste tubazioni in polietilene alta densità.
Il sistema di regolazione automatica e supervisione
Il sistema BMS consente di eseguire in automatico il controllo della temperatura all’interno di ogni aula, sulla base di un set point impostato dal responsabile della conduzione e non modificabile dall’utente. Il sistema consente inoltre di effettuare da remoto il comando e il controllo delle unità di trattamento aria, dei fluidi tecnologici e dei circuiti dell’acqua calda sanitaria, nonché l’eventuale modifica di tutti i parametri di funzionamento. Il sistema BMS che gestisce il funzionamento e i parametri sopra indicati ha come interfaccia operatore un Personal Computer con funzioni di controllo degli allarmi h24.