Giornata Mondiale degli Oceani: Ariston a supporto delle donne protagoniste nella conservazione dei nostri mari
La Giornata Mondiale degli Oceani di quest’anno verterà sul tema de “Il Genere e gli Oceani” e sarà un’importante occasione per esplorare la dimensione del genere nella conservazione marina, promuovendo il ruolo di tutte le donne del mondo attive nei settori legati agli Oceani. Oggi più che mai, Ariston è orgogliosa di fornire il proprio supporto a un team scientifico guidato da donne che studiano il fitoplancton presente nel mare di Disko Island, in Groenlandia.
La Giornata Mondiale degli Oceani è un’occasione per riconoscere su scala globale l’importanza del rapporto tra uomo e acqua, sottolineando quanto sia fondamentale la conservazione degli Oceani per garantire la sopravvivenza di tutte le specie del nostro Pianeta. Il tema di quest’anno – “Il Genere e gli Oceani” – vuole esplorare il ruolo del genere in tutti i settori legati alle nostre acque, dalla ricerca scientifica in ambito marino, alla pesca, al lavoro e alle migrazioni che hanno luogo in mare, fino alla politica e alla gestione dei flussi che attraversano le nostre acque.
L’obiettivo di tale focus è quello di incoraggiare e promuovere il ruolo delle donne, cercando di raccogliere più dati di ricerca possibile sulla funzione che svolgono per l’esistenza degli Oceani. Un’azione collettiva mirata a raggiungere pienamente l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 5 dell’ONU: ottenere l’eguaglianza di genere in tutto il mondo. Per questo, la Giornata Mondiale promossa dalle Nazioni Unite di quest’anno aspira a diffondere una maggiore consapevolezza sul genere e sugli Oceani, promuovendo l’uguaglianza in tutti i settori e le attività legate ai nostri mari.
La ricerca accademica in ambito marino è tradizionalmente un settore a prevalenza maschile, ma la situazione sta lentamente mutando: i gruppi di ricerca, infatti, sono sempre più composti e guidati da donne coraggiose e brillanti. Ne è l’esempio la Stazione Artica Internazionale, situata sulla remota Disko Island, in Groenlandia. Lì, Claudia Bruhn – dottoranda proveniente dalla Germania – sta fornendo un contributo fondamentale per gli studi sul fitoplancton, raccogliendo dati rivoluzionari per la propria tesi di dottorato.
Il fitoplancton è un tipo di microrganismo che vive nei nostri Oceani e produce metà dell’ossigeno che respiriamo – un fatto di cui la maggior parte di noi è tuttora all’oscuro. Il lavoro di questa scienziata è quello di analizzare come il cambiamento climatico sta influendo su questi microscopici esseri viventi, che popolano le acque dell’ecosistema artico circostante. Giorno dopo giorno, Claudia e il suo team raccolgono campioni di acqua a diverse profondità, analizzano gli organismi che la popolano e studiano il loro genoma.
La presenza di donne come Claudia Bruhn in un ambiente così aspro non deve però essere data per scontata, visto che non è sempre stato così: “Qualche anno fa, erano poche le donne sul campo. Oggi sono la maggioranza,” ha spiegato Claudia. “Durante l’estate, la Stazione Artica ospita fino a 25 persone contemporaneamente; di queste, l’80% è ormai costituito da donne. In generale, abbiamo assistito a un aumento degli accademici di genere femminile presenti sul campo. Non hanno nulla da invidiare agli uomini e sono altrettanto tenaci.”
L’opera di ricerca di Claudia e del resto del team è stata resa possibile dalla generosità di Ariston, il brand internazionale del Gruppo Ariston Thermo. Grazie a The Ariston Comfort Challenge, il team di scienziati è stato dotato di una casa modulare innovativa e sostenibile (Ariston Comfort Zone), riscaldata dalla caldaia ad alta efficienza Alteas One NET, che consente al gruppo di scienziati di proseguire le analisi ben oltre i miti mesi estivi. Tutto ciò è stato impossibile fino ad ora, ma darà risultati rivoluzionari, poiché al momento si ha poca conoscenza su ciò che succede all’ecosistema artico durante i gelidi inverni artici.
Lo studio dell’ecosistema marino, in particolare nell’Artico, è cruciale per capire in che modo possiamo garantire la sopravvivenza ottimale del nostro Pianeta. Ma la situazione attuale è preoccupante, come delineato dalle più recenti informazioni fornite dalla One Ocean Foundation, un’organizzazione la cui principale missione è quella di proteggere i nostri mari.
Gli effetti del cambiamento climatico sui nostri Oceani sono multiformi e ormai sotto gli occhi di tutti: dall’aumento della temperatura dell’acqua, che porta a una più alta frequenza di eventi climatici estremi, fino all’acidificazione dei nostri Oceani, che causa la morte di alghe, coralli e molluschi. Un fatto ancora più allarmante se si pensa che il 50% dell’ossigeno da noi respirato è disponibile proprio grazie alle nostre acque.
E non è tutto: i nostri Oceani assorbono circa il 93% del calore generato dal cambiamento climatico. Il 2018 è stato l’anno più caldo mai registrato nei nostri mari. Il problema è che un aumento delle temperature porta allo scioglimento del ghiaccio polare, che provoca un innalzamento del livello del mare e minaccia così l’esistenza di numerose comunità costiere. Ad oggi, cinque isole coralline sono scomparse proprio a causa di questo innalzamento dei mari, mentre il 7% della popolazione globale rischia di vedere la propria casa sommersa dalle acque.
Promuovere il ruolo delle donne in tutti in settori legati agli Oceani non potrà che essere una nuova e preziosa risorsa per la gestione del cambiamento climatico. E il fatto che la presenza di persone come Claudia Bruhn non sia più un’eccezione è un ottimo motivo per guardare al futuro dei nostri Oceani con ottimismo. In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani di quest’anno, vi invitiamo a unire le forze per preservare il nostro Pianeta Blu.