La “rivoluzione” BIM

BIM2

Il BIM (Building Information Modeling) è una piattaforma software che consente di lavorare in parallelo tra più uffici sullo stesso modello in 3D e grazie a cui ogni elemento dell’edificio può essere rappresentato da un oggetto virtuale a cui è possibile associare informazioni geometriche, prestazionali, fisiche, diminuendo al minimo i rischi di errore in cantiere. In realtà sembrano ancora pochi i progettisti termotecnici italiani che si sono convertiti al BIM, e nel corso dell’articolo ne spiegheremo le ragioni. La piattaforma BIM si sta invece diffondendo, sebbene a fatica, tra i progettisti strutturali, specie nell’ambito dei grandi studi di progettazione. Tutti i tecnici che abbiamo interpellato sono però concordi nell’affermare che il BIM rappresenterà senza dubbio il futuro della progettazione software anche in ambito termotecnico e questo obbligherà i progettisti a cambiare approccio, in quanto la distinzione fra progettista e disegnatore risulterà meno evidente.

 

Lorena Fasolini, Studio Lorena Fasolini Architetti, Milano
Lorena Fasolini, Studio Lorena Fasolini Architetti, Milano.

L’arrivo del BIM in Italia

 

Partiamo dall’inizio della storia, cioè da quando quasi una quindicina di anni fa si è iniziato a parlare di software BIM in Italia. «Fin dal 2003 – spiega l’arch. Lorena Fasolini dello Studio Lorena Fasolini Architetti – mi ero resa conto dei limiti di una progettazione bidimensionale: i prodotti software allora in commercio per il 3D non soddisfacevano appieno le mie esigenze. Autodesk aveva appena acquisito il software Revit, ancora sconosciuto in Italia, e avevo scelto di utilizzarlo per la semplicità dell’apprendimento, la piena compatibilità con Autocad ma, soprattutto, per le potenzialità che già allora si intravedevano. Ma non mi rendevo ancora conto che mi stavo approcciando al BIM del futuro. Da lì a poco abbiamo presentato il primo progetto in BIM, usando le funzionalità più elementari del software, scoprendone le enormi potenzialità. In breve tempo abbiamo sostituito completamente Autocad per tutte le nostre attività di progettazione architettonica perché finalmente il progetto poteva nascere come modello tridimensionale a oggetti e non più come insieme di linee. Questa è stata una svolta importante per poter comunicare al meglio il progetto al fine della sua realizzazione. In quell’epoca, da ritenersi pionieristica per questa metodologia, sono stata, insieme ad altri colleghi, un punto di riferimento per coloro che si approcciavano al BIM. Nel corso degli anni i software si sono evoluti e gli obiettivi sono cresciuti: partiti con un approccio rivolto esclusivamente all’ambiente architettonico si è gradualmente manifestata la necessità di affrontare anche le problematiche strutturali e impiantistiche in maniera integrata. Da ciò è nata la necessità della figura del BIM manager, sempre più centrale nell’ambito del processo produttivo dello studio».

 

 

Marco Melino, Studio Tecnico Architetto Melino, Varese.

I vantaggi

 

 

Nell’introduzione abbiamo già descritto brevemente le principali caratteristiche del BIM che lo rendono un mezzo così potente per la progettazione. Ma vale senz’altro il caso di andare più nel dettaglio, descrivendo i pregi della progettazione con la piattaforma BIM. «Per i progetti di piccola entità e le piccole ristrutturazioni – sostiene l’arch. Marco Melino dello Studio Tecnico Architetto Melino – il software BIM è un po’ sprecato, mentre può essere usato in maniera vantaggiosa già a partire dalla progettazione di una villetta mono-familiare dove è necessario gestire piante, prospetti e sezioni, computi che devono essere aggiornati più volte. Per il BIM si parla di modello 4D e 5D, cioè quarta dimensione (tempo) e quinta dimensione (costi), perché permette il controllo di queste voci già nella fase di progetto. Alla progettazione in 3D di un software CAD, il BIM consente di aggiungere tutte le informazioni anche di natura materica, strutturale, termotecnica in un unico modello da gestire Ad esempio, è possibile inserire il valore della trasmittanza di una parete in funzione dei diversi prodotti in commercio, delle altezze, della stratigrafia di un muro con cappotto, abbinando il relativo prezzario. Si può così verificare che la trasmittanza sia congruente con la normativa e modificarla di conseguenza. In precedenza, si doveva disegnare un progetto, lo si dava al termotecnico che eventualmente modificava lo spessore della parete per adeguare la trasmittanza alle richieste di legge. La stessa cosa avveniva per la parte strutturale, quella impiantistica e così via. Si continuava quindi a fare e rifare il progetto. La filosofia del BIM è invece usare un unico modello direttamente in 3D che contiene tutte le informazioni utili e indispensabili per la successiva realizzazione, dalle pratiche burocratiche fino al dettaglio esecutivo in cantiere. Si costruisce un modello virtuale dell’edificio che genera tutte le tavole e le relazioni che servono. Una volta che apporto una variante al progetto, si modifica in 3D e si aggiorna tutto anche per quanto riguarda il computo metrico, materico e le richieste di legge».

L’arch. Fasolini pone l’accento sul controllo puntuale e preciso di ciascun elemento in fase progettuale: «Le tubazioni non sono solo un puntino in un piano ma hanno percorsi complessi che grazie al BIM possono essere visualizzati e verificati per il controllo delle interferenze. Altro vantaggio è l’aggiornamento del progetto in tempo reale: se la finestra del piano terra viene modificata, tutte le viste sono aggiornate automaticamente e si possono evitare quegli errori banali che a volte si ritrovano in progetti non BIM. Un ulteriore vantaggio è che il progetto viene verificato preliminarmente in tutti i suoi aspetti e la direzione lavori risulta semplificata e maggiormente sotto controllo».

Elena Nappi, Idroform, Verona
Elena Nappi, Idroform, Verona

Un aspetto descritto anche dall’ing. Elena Nappi, di Idroform: «La fase di progettazione iniziale con il BIM è un po’ più lunga perché bisogna inserire tutte le informazioni termiche e metriche delle componenti dell’edificio, ma si risparmia tempo in fase di cantiere perché si è sicuri che tutte le problematiche maggiori sono già state affrontate a monte. La modellazione in 3D del BIM permette a noi impiantisti di vedere in che maniera gli impianti vanno a interferire con le altre utenze elettriche o architettoniche. Il committente risparmia soldi perché tutte le problematiche sono risolte in fase di progettazione e non più in cantiere: pensiamo ai materiali che vengono comprati prima di iniziare il cantiere ma che poi non vengono usati e sono buttati».

 

«Il BIM – sottolinea l’ing. Cesare Orsini dello Studio Tecnico STC Engineering – permette di lavorare in parallelo. Si tratta infatti di una piattaforma che può essere condivisa tra diversi studi di progettazione e le modifiche in corso d’opera sono visibili in tempo reale a tutti. Non ci sarà quindi il rischio di arrivare in cantiere e trovare qualche sorpresa dell’ultimo minuto. Questo è un grosso vantaggio soprattutto quando si lavora nei Paesi in sviluppo, dove è assai difficile trovare parti di ricambio o reperire quando si è già in cantiere eventuali materiali o prodotti mancanti». 

 

Nicola Radice, Proger, Roma.

Un’organizzazione che si deve adattare 

 

Anche nelle aziende con una struttura manageriale e un team già consolidato potrebbe non essere banale l’implementazione di una piattaforma per la progettazione come quella del BIM, come ritiene l’arch. Nicola Radice di Proger: «Il passaggio al BIM non è purtroppo a costo zero, visto che coinvolge l’acquisto di nuovo software, e verosimilmente di nuovo hardware, e la formazione dei progettisti. Potenzialmente si tratta di un vero e proprio processo di change management interno all’azienda. Il BIM comporta un cambio di approccio nella gestione e nella modalità di sviluppo della progettazione stessa. È necessario cambiare mentalità: si lavora pensando in tre dimensioni sul manufatto edilizio. Il progettista, per essere pienamente efficace, necessita di una conoscenza maggiore e di dettaglio, perché tutto può essere virtualmente modellato. È indispensabile inoltre considerare un periodo fisiologico di sovrapposizione e di lavoro in parallelo tra i vecchi software (generalmente CAD) e il sistema integrato BIM. All’interno di molti studi è nata la nuova figura del BIM manager. Si tratta di uno specialista BIM che prende in carico la gestione della piattaforma: assistenza software, definizione e aggiornamento costante degli standards necessari e possibilmente anche training delle risorse. Sarebbe auspicabile che il BIM manager avesse un background tecnico legato alla progettazione, in questo modo riuscirà sicuramente a interfacciarsi con più efficacia con il resto del design team. Nel caso dell’azienda in cui lavoro, Proger, questo processo è stato intrapreso a partire dal 2010, anno in cui abbiamo iniziato a usare il BIM in Italia per poi estenderne l’utilizzo anche alle succursali estere. A Riyad, in Arabia Saudita, lo usiamo ad esempio all’interno di due importanti progetti edilizi, di cui curiamo la supervisione della progettazione e la direzione dei lavori per conto del Ministero degli Interni del Regno Saudita a partire dal 2013».

«Nel nostro studio – continua Elena Nappi lavora un disegnatore puro (è un disegnatore CAD) che ha imparato a usare il BIM. Penso che in futuro nasceranno delle figure preposte, un po’ come è successo con i disegnatori CAD. Oppure i disegnatori CAD stessi si evolveranno verso il BIM. Negli studi più piccoli spesso una singola persona disegna e fa anche la progettazione e dovrà imparare a usare questo software. Io e i miei colleghi in ufficio siamo auto-didatti: abbiamo comprato il software e abbiamo seguito un mini-corso online».

Cesare Orsini, Studio Tecnico STC Engineering, Bologna
Cesare Orsini, Studio Tecnico STC Engineering, Bologna

«All’interno del nostro studio – rivela Cesare Orsini – un dipendente si sta formando in maniera autonoma sul software BIM e un collaboratore esterno sta facendo esperienza sulla progettazione della parte meccanica. Credo che il BIM rappresenterà sempre più un elemento chiave in fase di progettazione. Il futuro della progettazione sarà la realtà aumentata all’interno della parte impiantistica dell’edificio. Le software house che hanno sviluppato programmi di calcolo per la progettazione termotecnica dovranno adeguarsi al BIM, adattando i loro software a questa piattaforma».

 

 

Perché non è ancora diffuso in Italia?

Malgrado le potenzialità della piattaforma software BIM, il suo utilizzo in Italia rimane ancora limitato tra i progettisti termotecnici, come rileva Lorena Fasolini: «L’ambito della progettazione termotecnica è quello in cui finora abbiamo riscontrato la maggiore resistenza all’innovazione metodologica. Non abbiamo infatti ancora avuto opportunità di lavorare con progettisti termotecnici che operassero in 3D. Ma ritengo che proprio il fatto di limitare al massimo l’errore è l’elemento di maggiore interesse per noi progettisti di piccoli studi. Infatti, mentre i grandi studi di progettazione possono contare su numerosi operatori CAD, noi grazie al BIM possiamo affrontare progetti anche di grandi dimensioni con risorse misurate, senza perdita di qualità. Ma per questo sono necessarie competenze elevate, aggiornamento costante e persone più qualificate». Un concetto condiviso da Elena Nappi: «Non è così diffuso in Italia a causa della disinformazione e dal fatto che è necessario mettersi a studiare per imparare a usarlo. Non è complicato, ma spesso c’è bisogno di fare un corso e dedicarci del tempo. E non tutti ne hanno. Un altro problema è che nel mondo dei decisori politici mancano le competenze tecniche e si arriva in ritardo a esplorare delle alternative valide come il BIM. Sono sicura che se negli appalti pubblici si richiedesse l’uso del BIM, tutti gli studi si adeguerebbero e lo userebbero in breve tempo».

«Sono essenzialmente due – spiega Cesare Orsini – i motivi per cui il nostro studio non sta usando la piattaforma BIM per tutti i lavori di cui ci occupiamo. Il primo è di carattere economico. Come studio tecnico, ci eravamo approcciati al software BIM circa quattro anni fa e il preventivo per questa la tipologia di software che si occupava unicamente dei disegni in 3D (e non dei calcoli) per la progettazione termotecnica, anti-incendio ed elettrico si attestava sui 15.000 euro, un investimento considerevole quindi. Il secondo motivo è che il file BIM ci deve arrivare dall’architetto o dall’ingegnere che si occupa della parte edile e per ora nessun committente ci ha richiesto l’uso del software BIM. Lo abbiamo però usato nel caso di attività all’estero, che abbiamo realizzato in collaborazione con altri studi in Cina, Nord Africa, altri Paesi europei e Russia. All’estero il BIM è molto usato ed è indispensabile imparare a usarlo se si vuole lavorare a livello internazionale».

Dal canto suo, Marco Melino ritiene che «L’esperienza e le capacità del progettista rimangano degli elementi chiave anche quando si utilizza un software BIM, che non fa tutto da solo: è sempre comunque il progettista che stabilisce prospetti, distanze, cubatura, superfici, come e dove realizzare i muri e le aperture, come e dove sviluppare gli impianti termici ed elettrici. Pertanto il software non si sostituisce certo al progettista, ma è un grande supporto. Per imparare a usare il BIM serve però seguire almeno dei corsi base, perché impararlo da zero è difficile per chi non ha già un buon imprinting in materia. Ci vuole una grande esperienza per iniziare a ragionare in 3D: i progettisti (anche quelli termotecnici) sono ancora troppo abituati a pensare in 2D e il 3D si concretizza solo con il render finale. Il 3D andrebbe invece utilizzato fin dall’inizio del progetto. Diverso il discorso per quanto riguarda le giovani generazioni. Collaboro con uno studio piuttosto grosso e ogni tanto mi capita di avere a che fare con architetti e progettisti tirocinanti che conoscono già benissimo il BIM e sanno come usarlo: per loro è assai difficile trovare lavoro senza conoscere la progettazione in 3D e soprattutto il BIM».

Roberto Rizzo