Il Ministero dell’Ambiente ha trasmesso al Parlamento la “Relazione sullo Stato dell’Ambiente”, che – spiega una nota del Ministero – rappresenta un doveroso aggiornamento sui principali indicatori ambientali del nostro Paese, ma anche uno strumento, il più ampio e completo, per chi desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione dell’ambiente italiano. Un lavoro che consente di avere la piena conoscenza del nostro territorio, dei suoi ecosistemi, della sua biodiversità, dei punti di forza e insieme delle sue criticità.
La Relazione – continua il Ministero – si avvia dal contesto già tratteggiato con il documento dell’Agenzia Europea per l’Ambiente “State and Outlook 2015” e facendo riferimento al tradizionale approccio DPSIR (Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses) è costruita secondo un modello concettuale che favorisce una più ampia modalità di analisi e lettura delle problematiche ambientali.
Il modello delineato mira ad individuare le relazioni di causa-effetto e le interazioni tra i moduli che lo costituiscono, con l’intento di costruire gli scenari possibili, adottare e valorizzare le politiche di tutela, fissando precise nomenclature e ponendosi in definitiva quale vero e proprio sistema di supporto alle decisioni.
L’Italia che emerge da questa disamina – sostiene il Ministero – è uno Stato saldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall’Unione Europea, il più attento e completo del mondo. Molti sono i punti positivi: siamo ad esempio tra i sistemi-paese a più alta efficienza energetica, possiamo contare su performance nelle rinnovabili che ci collocano all’avanguardia su scala mondiale.
Il documento analizza anche i ritardi antichi del Paese, a partire dal settore rifiuti, da quello in materia di depurazione e della qualità dell’aria delle nostre città, che in massima parte è condizionata negativamente dalle emissioni (pure in diminuzione) dei consumi civili e dei trasporti. A incidere in maniera decisiva sui superamenti dei limiti – continua il Ministero – sono le condizioni climatiche peggiorate negli ultimi anni: i periodi di siccità più lunghi e l’assenza di vento determinano l’accumulo di sostanze inquinanti specie in aree “chiuse” a ridotto ricambio d’aria come la Pianura Padana. Sono situazioni complesse che richiedono interventi coordinati e di sistema, saldamente inquadrati nelle politiche di de-carbonizzazione del Paese e mirati in particolare al comparto della mobilità e degli usi civili. Su questi temi sono stati avviati programmi organici e condivisi con i territori interessati, nella consapevolezza che le città, dove viene prodotto il 70% dei gas serra, sono il banco di prova di ogni politica di sostenibilità ambientale.
Guardando indietro agli ultimi 40 anni – conclude la nota – la progressiva attuazione di politiche ambientali e climatiche ha portato vantaggi sostanziali per il funzionamento degli ecosistemi e per la salute e il tenore di vita dei cittadini. Tuttavia, nonostante gli indubbi progressi ottenuti negli ultimi decenni, oggi l’Europa si trova ad affrontare sfide ancor più complesse, a partire da quella sui cambiamenti climatici, rispetto alla quale l’accordo di Parigi 2015 ha sancito un passo storico e non negoziabile.