A poco più di due anni dalla costituzione della filiale giapponese, BTS Biogas realizzerà i suoi due primi impianti di biogas nel paese del Sol Levante.
L’impianto più grande di BTS Biogas, della potenza installata di un 1 MW elettrico, sorgerà dove l’11 marzo 2011 uno tsunami distrusse l’area di Rikuzentakata, disastro nel quale morirono circa 3.000 persone e 20.000 persero tutto. Il progetto è finanziato direttamente da un fondo dell’imperatore giapponese che ha sottolineato che il progetto è il primo di una serie.
Il settore del biogas si conferma sempre più spesso come la soluzione più efficiente da un punto di vista economico ed ambientale per rispondere ad esigenze energetiche, ecologiche e strutturali anche in aree colpite da disastri come lo tsunami di Rikuzentakata.
Anche a Fukushima BTS Biogas ha proposto per le aree contaminate una soluzione agro-energetica che potrebbe portare grandi vantaggi in termini di decontaminazione e sostegno delle popolazioni colpite. Questo sarebbe possibile attraverso un ciclo chiuso che prevede la produzione di biomasse che durante la loro crescita assorbirebbero le sostanze radioattive, la generazione e valorizzazione di biogas e syngas tramite le biomasse prodotte, la gasificazione di tutti i residui per arrivare a raccogliere nelle ceneri gli isotopi radioattivi.
Questo processo porterebbe a un’accelerazione significativa nella bonifica del territorio e un importante vantaggio economico e strutturale per il rilancio di tutta l’area colpita.
Il secondo contratto siglato prevede la realizzazione di un impianto nei pressi di Fukuoka con una potenza installata di 370 kW elettrici. L’alimentazione prevalente è composta da deiezioni suinicole e insilato di sorgo. Si tratta quindi di un tipico impianto di medie dimensioni particolarmente adatto alla realtà agricola giapponese.