Internet of Things, IoT, Internet delle Cose o degli Oggetti: comunque lo si voglia chiamare, è un fenomeno inarrestabile che sta per travolgerci, anche se non ne comprendiamo ancora pienamente le potenzialità e gli sviluppi. La Rete entrerà progressivamente negli impianti tecnologici, nei veicoli e persino in molti oggetti e materiali di uso quotidiano, cambiando per sempre il nostro modo di esistere e di rapportarci col mondo che ci circonda. Per molti di noi, specialmente per i tecnici che si occupano da anni di impiantistica industriale o civile, il clamore mediatico che sta intorno al fenomeno IoT appare senz’altro un po’ esagerato ed artificioso. In fondo, sono almeno quarant’anni che si fa la gestione remota degli impianti, anche se nel tempo si è passati dalle linee telefoniche analogiche a quelle digitali e poi alle reti cellulari, sempre più veloci, mentre sensori ed attuatori sono divenuti più moderni ed affidabili. Ora disponiamo di una grafica dei software più gradevole ed elaborata e il tutto è più facile da implementare e da gestire; in pratica c’è solo qualche comodità in più, ma niente di sostanzialmente diverso dal solito.
Potenzialità immense
Dove sta allora tutta questa grande rivoluzione? In effetti, l’aspetto veramente innovativo e, se vogliamo, sconcertante, è che gli oggetti non comunicano più solo con il loro “padrone”, ma sono potenzialmente tutti in grado di connettersi tra loro e con altre diverse entità, come centri di elaborazione, autorità di controllo, enti privati o statali di gestione, di studio e di ricerca, utenti autorizzati e così via, condividendo dati che possono essere processati e sfruttati in modo condiviso e a fini molteplici. Le potenzialità e gli sviluppi di un tale sistema sono immensi, dove il limite è rappresentato solo dalla fantasia degli operatori coinvolti e dai limiti tecnologici (in continua evoluzione). In realtà, dobbiamo tenere presente che l’interconnessione via Internet di alcune reti tecnologiche e di servizi vari è in atto da molti anni e già oggi il sistema complessivo può consentire di accedere ad una mole di dati impressionante: ormai, praticamente ogni tipo di infrastruttura (militare e civile, di comunicazione, di trasporto, energetica, finanziaria, sanitaria, meteorologica) utilizza la Rete. Tutto è informazione e questa miriade di dati viaggia e viene memorizzata, più o meno permanentemente, all’interno della Rete stessa. Attualmente, la capacità di gestire questa mole informativa è molto vicina alla saturazione, il che significa dovere porre mano rapidamente alla struttura stessa di Internet per consentire l’interconnessione di miliardi di nuovi dispositivi: per questo motivo, è prematuro pensare che sia fin d’ora possibile interconnettere in massa tutti gli impianti tecnologici di casa, gli elettrodomestici o la propria automobile senza incorrere in pesanti rallentamenti o blocchi nel flusso di dati.
Necessarie nuove reti
Quindi, prima di osservare un vero e proprio sviluppo della tecnologia IoT dobbiamo ancora attendere una maggiore diffusione delle reti di comunicazione a fibre ottiche e delle reti wireless ultra-veloci di ultima generazione, nonché l’attivazione generalizzata del nuovo standard IPV6 di gestione degli indirizzi IP, ovvero le “targhe nominali” che devono essere apposte ad ogni dispositivo connesso in Rete: in pratica, lo standard attuale IPV4, un codice a 32 bit, mette a disposizione una quantità di numeri identificativi che è ormai quasi esaurita (circa 4,3 miliardi), mentre il nuovo IPV6 è un codice a 128 bit, in grado di fornire un’enorme riserva di combinazioni (per gli amanti dei numeri, circa 7×1023 indirizzi IP per ogni metro quadro di superficie terrestre … sembra un valore straordinariamente esagerato, ma c’è già chi sta pensando a come connettere in Rete delle “nuvole” di micro-dispositivi, quindi è meglio prevedere una buona riserva di indirizzi). Lo standard IPV6 è già parzialmente attivo, ma la sua adozione generalizzata è prevista non prima del 2025.
La situazione attuale
Fra gli oggetti connessi ad internet dobbiamo comprendere tutti i dispositivi per il controllo del traffico (semafori, rilevatori di velocità), per la gestione delle reti di distribuzione di gas, energia elettrica ed acqua potabile, per i servizi sanitari, di soccorso e di protezione civile, l’illuminazione stradale, il trasporto ferroviario, ai quali dobbiamo aggiungere i sistemi di controllo di tipo industriale per gli impianti di processo e le centrali di produzione energetica. Inoltre, in campo civile possiamo contare una quantità molto elevata di impianti pubblici di sorveglianza dotati di telecamere, mentre gli impianti domotici e le altre applicazioni relative a utenti privati, come impianti di allarme e sorveglianza, condizionamento, televisori, frigoriferi, rappresentano per ora una quota marginale (ma destinata in tempi brevi ad un notevole incremento, in base agli investimenti pianificati dai grandi gruppi produttori di elettronica di consumo).
Se consideriamo però gli oggetti “tracciabili” in Rete, come ad esempio tutte le merci immagazzinate o in spedizione (ormai ogni tipologia di prodotto è contrassegnata almeno da un codice a barre, oppure da una etichetta identificativa a radiofrequenza che ne permette la tracciabilità) i numeri diventano già talmente elevati da rendere molto difficile una stima attendibile.
I benefici che possiamo attenderci
Come abbiamo visto, il vero aspetto rivoluzionario della connessione in Internet degli oggetti consiste nella condivisione delle informazioni, che non devono più essere solo elaborate localmente: questo permetterà, in sostanza, di rilevare l’andamento di tutte le variabili di nostro interesse e di prendere decisioni adeguate in tempi brevi al fine di governare dei processi a nostro piacimento. Per fare alcuni esempi, la produzione e la distribuzione di energia saranno sempre più in grado di modellarsi in base all’andamento dei consumi e questi ultimi potranno essere previsti con molta accuratezza in base all’andamento meteorologico e agli altri fattori influenti; il traffico veicolare potrà essere regolato automaticamente in remoto, eliminando così le congestioni, le cause di incidente e allo stesso tempo riducendo i consumi energetici; persino i materiali costruttivi edilizi avranno dispersi al loro interno dei micro-sensori, in modo che sia possibile monitorare costantemente le loro condizioni interne e le sollecitazioni a cui sono sottoposti; i motori di ricerca non si limiteranno a metterci a disposizione documenti, immagini, video e mappe, ma saranno in grado di trovare tutti i dispositivi di libero accesso in Rete e di stabilire con loro una connessione.
Le incognite e i pericoli da considerare
Dato che ormai da tempo si vanno sperimentando le connessioni in Rete di oggetti, le vulnerabilità e i vari problemi che interessano questa tecnologia sono ampiamente emersi in tutta la loro pericolosità. L’affidabilità complessiva del sistema Rete e la sicurezza dei dati e degli accessi ai dispositivi rimangono per ora degli aspetti insoluti, anche se vi sono stati nel tempo dei grandi progressi. Rimangono ancora da affrontare diversi problemi relativi alla privacy degli utenti ed alle responsabilità delle azioni condotte dai dispositivi connessi, anche per quanto riguarda i problemi assicurativi. La Rete è purtroppo ancora priva di quegli strumenti legislativi, internazionali e dei singoli Paesi, che permettano di tutelare efficacemente gli utenti che ne usufruiscono: in questo momento, è molto vivace il dibattito su aspetti molto importanti e delicati, come il livello ammissibile di criptazione dei dati e chi possa avere il potere di accedervi legalmente senza il consenso di chi li ha generati. Nelle condizioni attuali, anche la semplice connessione in Rete degli impianti tecnologici casalinghi, basti pensare ad esempio ad un termostato intelligente di ultima generazione, può esporre al rischio potenziale di un uso illecito del dispositivo, che potrebbe essere utilizzato per monitorare le abitudini dell’utente inconsapevole e persino come microspia ambientale (proprio come può avvenire con tutti i terminali di telefonia cellulare). Non a caso, l’European Agency for Network and Information Security ha recentemente pubblicato un documento (Privacy and Data Protection by Design) contenente le linee guida di riferimento in tema di protezione dei dati scambiati tra oggetti connessi in Rete e di prevenzione degli abusi.