Il fondatore di KWB Erwin Stubenschrott ha otto figli e crede nelle biomasse. E quando parla i due aspetti salienti della sua vita, una famiglia numerosa e un’azienda in crescita, si compenetrano a vicenda, emergono entrambi come principi fondativi di un essenziale amore per la vita. (Ha inserito la voce “padre di famiglia” all’interno del suo curriculum lavorativo come una delle attività di Formazione Supplementare). La stessa KWB che ha fondato 20 anni fa nasce sulla spinta di un sogno, coltivato assieme al prof. August Raggam, quello di costruire caldaie che una volta per tutte smettessero di utilizzare combustibili fossili e riuscissero a sfruttare quelle grandi quantità di rifiuti e scarti procurati di continuo dal lavoro contadino, che lui ha vissuto nella casa natale. Potere riscaldarsi, nelle nostre case, con gli stessi arbusti con cui accendiamo un falò, evitando i costi e l’impatto ambientale del gasolio. Per Erwin la modernità si coniugava con il ritorno alla terra e bruciare con successo ogni genere di scarto naturale era il motore di sviluppo della tecnologia più innovativa.
Spazio alla ricerca
Anno dopo anno, sperimentazione dopo sperimentazione, concedendo al settore ricerca&sviluppo una fetta di fatturato sempre molto elevata, le idee prendono corpo e la sua piccola azienda macina successi. Dal 1994 al 2007 l’aumento del fatturato era fra il 30 e il 70 per cento ogni anno e la KWB si presentava sempre più come una felice eccezione “ecologica” nel mare magnum del riscaldamento a gasolio, gpl e metano. Sono arrivati a 200 operai con l’idea di vendere 7000 pezzi all’anno. Ma è arrivato il 2007 portando con sé una grande crisi, dovuta non al crack della Lehmann-Brothers, ma all’aumento improvviso del prezzo del pellet, passato da 130 a 260 a tonnellata. Il 2007 resta l’anno ricordato per aver consegnato 2500 pezzi invece dei 7000 previsti e lo spettro dei licenziamenti in massa allungava la sua ombra minacciosa anche sugli operai della KWB. “In quel periodo tutte le aziende hanno cominciato a licenziare”, racconta Erwin Stubenschrott, “ma noi abbiamo fatto una scelta diversa, quella di mantenere il personale”. Scelta che si è rivelata vincente, perché l’anno dopo il mercato delle biomasse è stato aiutato da un altro aumento improvviso, quello del gasolio. “Abbiamo fatto bene a non licenziare nessuno, perché la ripresa del mercato ci ha visti pronti, avevamo già in casa la forza lavoro sufficiente per la ripresa”. Se il tempo medio di consegna di una macchina era, in linea generale di 8-10 settimane, per loro era di due o tre. Così la KWB arriva agli attuali 74 milioni di fatturato e 367 dipendenti. Costruito nel 2006 il centro di ricerca, costato circa 8 milioni di euro, l’azienda lavora anche in collaborazione con l’università di Graz per dare alle biomasse lo spazio che meritano, arrivando ad investire fino al 10% del proprio fatturato nella ricerca. Fra queste rientra anche il “giardino energetico”, grande spazio destinato alla ricerca delle piante più utili al mondo delle biomasse. Oggi l’azienda austriaca è presente in 14 paesi con quattro filiali in Germania, Italia, Slovenia e Francia.
L’attività in Italia
KWB ha colto una richiesta del mercato, particolarmente viva in quello italiano, di ridurre i costi dell’energia. Per questo con la propria società affiliata in Italia, da oltre 15 anni offre soluzioni per il riscaldamento a biomasse su tutto il territorio, occupandosi di consulenza, progettazione, vendita e installazione di caldaie alimentate a legna spaccata, pellet e cippato di potenza compresa tra i 10 e i 300kW. In Italia sono state installate oltre 2.000 caldaie a pellet, cippato e legna spaccata, utilizzate per il riscaldamento di ambienti da 100 m² fino a reti di 15 abitazioni singole. Una delle specificità delle caldaie KWB è di bruciare ogni genere di combustibili naturali, anche meno utilizzati ma molto diffusi nelle attività agricole, come i semi di zucca esausti, i noccioli di olive, pellet di vite e di olivo. (Paolo Pogliani).