Caldaie obsolete e quindi molto inquinanti, impianti che non rispettano le norme sulla manutenzione e sull’emissione di fumi, ma anche sistemi dispendiosi dal punto di vista economico e per le emissioni di CO2. È questo, in sintesi, il quadro che emerge da un’analisi di Elco Italia.«I dati parlano chiaro: il 64% delle abitazioni – afferma Maurizio Boldrini, responsabile marketing e pre-vendita di Elco Italia – è dotato di impianti vecchi e spesso inquinanti. Molte delle nostre case sono “energivore”, ovvero in grado di rendere disponibile solo il 49% del calore che viene realmente prodotto. L’energia termica sprecata annualmente per inefficienza delle nostre case è pari a 10 Mtep ed immettiamo nell’ambiente ogni anno, in modo del tutto inutile visto che non si traduce in benessere, 43 milioni di tonnellate di CO2. Abbiamo calcolato che se si sostituissero le vecchie caldaie esistenti con moderni sistemi a condensazione nel 10% dei condomini di una grande città, si avrebbe un impatto sull’ambiente pari a 60.000 auto in meno. Del resto oggi, anche grazie agli incentivi fiscali, si possono riqualificare gli impianti abbattendo i costi e dimezzando il ritorno dell’investimento. E’ un’occasione che non va persa ed occorre che i vari attori della filiera, dagli enti pubblici alle associazioni, dai media alle aziende operino congiuntamente per informare efficacemente i cittadini.
Oggi è possibile infatti ammodernare le caldaie senza gravare sui conti degli utenti: gli incentivi fiscali previsti ed il risparmio energetico permesso dai nuovi impianti rendono il momento particolarmente propizio. E gli italiani sembrano essersene resi conto. Secondo l’Osservatorio sull’Efficienza Energetica 2012, il 43% delle famiglie è disponibile a valutare ed eventualmente realizzare interventi di riqualificazione, mentre il 13%, ovvero circa 3,3 milioni di famiglie, dichiara di aver già programmato, nel corso dei prossimi 12 mesi, interventi per rendere più efficienti le proprie abitazioni. Oggi i risparmi sono facilmente quantificabili: un innovativo impianto a pompa di calore integrato con pannello solare rispetto ad uno tradizionale permette risparmi anche del 60%. E anche gli utenti finali se ne stanno accorgendo: non è un caso che sia proprio il segmento delle pompe di calore a guidare la crescita del settore. Nei primi sei mesi del 2012 il mercato ha visto una crescita del 11% e si prevede un ulteriore incremento anche per la seconda parte dell’anno».
Anche nel resto d’Europa il problema della riqualificazione degli impianti è certamente significativo.
«La sostituzione dei prodotti installati in Europa con le nuove tecnologie ad alta efficienza energetica e che fanno uso di energia da fonti rinnovabili – rileva Boldrini – permetterebbe un risparmio medio del 35% dei consumi: considerando un parco installato in Europa di 180.000 impianti per il riscaldamento si potrebbero risparmiare 5.000 kWh, equivalente al consumo energetico annuo di 42 milioni di auto che percorrano 15.000 km, o alla CO2assorbita ogni anno da 15 milioni di ettari di alberi.
Esistono però in Europa anche delle differenze rispetto alla situazione italiana, ad esempio per quanto concerne la dispersione termica: per un’efficace politica di risparmio energetico, infatti, occorre affiancare all’uso di impianti efficienti e all’adozione di energie rinnovabili, anche soluzioni costruttive che evitino la dispersione di calore.
Attualmente in Italia il fabbisogno complessivo negli edifici è quantificabile mediamente in 300 kWh/m² l’anno. Gran parte di questa energia è termica (riscaldamento locali e acqua calda) ma buona parte di essa tende a disperdersi nell’ambiente. Per capire la gravità della situazione italiana, basta confrontare i consumi energetici degli edifici nel nostro paese con gli standard di Svezia e Germania. In Svezia lo standard per l’isolamento termico degli edifici non autorizza perdite di calore superiori a 60 kWh/m² l’anno. In Germania le perdite sono mediamente di 200 kWh/m² l’anno. In Italia si raggiungono punte di 500 kWh/m²».