L’edizione 2025 del rapporto “Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European Countries”, pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, esamina gli andamenti degli indicatori energetici ed economici in relazione alle emissioni di gas a effetto serra e al consumo energetico.
Il rapporto dell’Ispra conduce anche l’analisi degli indicatori di efficienza e decarbonizzazione a livello settoriale, con particolare attenzione ai sub settori dell’industria. Inoltre, individua il ruolo dei fattori determinanti per le emissioni di gas serra, come la crescita economica, le energie fossili e rinnovabili, l’efficienza di trasformazione, le intensità di carbonio ed energetica. E sono confrontati gli indicatori di efficienza e decarbonizzazione in Italia e nei maggiori Paesi europei. Le performance del settore elettrico dei principali paesi europei sono state confrontate per mix di combustibili, efficienze di trasformazione e fattori di emissione di gas serra.
I risultati – si legge nel rapporto – mostrano che l’Italia ha una delle economie più efficienti tra i principali Paesi europei. I dati evidenziano che l’intensità energetica per PIL e la produttività delle risorse sono tra le più basse in Europa, nonostante un ruolo ancora rilevante dell’industria nell’economia italiana. Una bassa intensità energetica corrisponde spesso a economie basate sui servizi, con un ruolo minore delle attività industriali. L’intensità di carbonio per energia consumata in EU27 è mediamente inferiore a quella italiana, anche per il contributo di una quota non trascurabile di energia nucleare in diversi Paesi. L’andamento dei gas serra dipende da molti fattori. La riduzione delle emissioni nei Paesi europei è dovuta principalmente alla diminuzione dell’intensità energetica e all’aumento del consumo di energia rinnovabile.
A seguito della variazione del mix energetico, della diminuzione dei consumi (-31,6%) e della produzione di calore (-20,5%), i gas serra – specifica il rapporto – hanno registrato una riduzione del 57,2% dal 1990. Il fattore di emissione di gas serra è diminuito del 46,1%. A livello europeo, le emissioni di gas serra di questi impianti sono state 37,2 Mt CO2eq. Dal 2005 il fattore di emissione è diminuito del 26,3% nell’UE27. Il fattore di emissioni dell’Italia nel 2023 è inferiore del 14% rispetto alla media UE27. Il rilevante consumo di combustibili solidi o rifiuti non rinnovabili in Polonia e Germania si traduce in un fattore di emissione più elevato, rispettivamente del 98,1% e del 45,4% superiore a quello italiano.
Nel 2020 le misure adottate per contenere la diffusione della pandemia – sostiene il rapporto – hanno inciso pesantemente sull’economia europea e sulle emissioni di gas serra. Indipendentemente dalle contingenze c’è un chiaro disaccoppiamento tra PIL ed emissioni serra nei Paesi europei, anche se al disaccoppiamento non corrispondono necessariamente riduzioni delle emissioni in linea con gli obiettivi. Il potenziale di riduzione delle emissioni deve essere valutato considerando anche i punti di partenza dei fattori determinanti e dei costi per modificare il sistema energetico, nonché la struttura economica, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra servizi e industria.
Gli indicatori settoriali di decarbonizzazione in Italia – continua il rapporto – mostrano comparti come l’industria e l’agricoltura con intensità energetiche e di carbonio in rapporto al PIL tra le più basse d’Europa e settori come residenziale e trasporti con ampi margini di miglioramento. Il livello di elettrificazione del settore residenziale in Italia è ben al di sotto della media europea e il settore dei trasporti ha ampi margini di riduzione delle emissioni, soprattutto nel segmento delle autovetture. Le emissioni italiane pro capite per questo segmento dei trasporti sono superiori alla media europea e tra le più alte tra i principali Paesi.
Tali risultati – lamenta il rapporto – sono coerenti con la preoccupante distanza delle proiezioni italiane dall’obiettivo di riduzione delle emissioni serra da raggiungere nel 2030. Gli obiettivi si concentrano sulla ripartizione tra le maggiori industrie energetiche e manifatturiere (soggette al sistema di scambio di quote di emissione, ETS) e altri settori (disciplinati dal regolamento sulla condivisione degli sforzi, ESR).
Gli obiettivi di emissione del Paese – conclude il rapporto – sono fissati solo per i settori non soggetti a ETS, ovvero trasporti, servizi, residenziale, agricoltura, rifiuti e piccola industria, mentre le emissioni di grandi impianti (come centrali termoelettriche, raffinerie, cementifici, acciaierie, ecc.) rientrano nel sistema europeo di scambio di quote di emissione. Tale impegno non cambia con l’introduzione del cosiddetto ETS-2, che entrerà in funzione nel 2027 per l’edilizia, il trasporto stradale e altri settori, come l’industria non coperta dall’attuale ETS.


