Il valore dell’acqua

L’acqua è una risorsa scarsa e strategica – e lo sarà sempre di più in futuro. Ad oggi purtroppo permangono significative disuguaglianze nell’accesso alla risorsa idrica e la scarsità d’acqua provoca gravi ripercussioni economiche e sociali. Nel mondo, 2,2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile, 4,2 miliardi di persone sono prive di sistemi di purificazione sicuri e il 40% delle abitazioni è privo di impianti per il lavaggio delle mani. Oggi più che mai una filiera dell’acqua efficiente e sostenibile è indispensabile per il futuro di ogni territorio e assume sempre più rilevanza sistemica. Diventa quindi fondamentale avere una visione e una strategia capace di mettere a sistema i contributi di tutti gli attori della filiera estesa dell’acqua.

Partendo da queste riflessioni, il Gruppo professionale The European House-Ambrosetti ha realizzato il Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia 2021” contenente la prima mappatura completa della filiera estesa dell’acqua in Italia, che mette a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano: dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte

Il Libro Bianco è frutto della raccolta dei dati economici pluriennali di 2 milioni di aziende operanti nella filiera estesa dell’acqua, per un totale di oltre 50 milioni di osservazioni, ed evidenzia che il fatturato del settore del ciclo idrico esteso (le sette fasi del ciclo idrico integrato e i fornitori di tecnologie e input necessari al suo funzionamento) nel periodo 2013-2019 è cresciuto del +4,4% in media all’anno, raggiungendo un valore di 21,4 miliardi di euro.

Complessivamente – rileva lo studio – l’acqua è l’elemento abilitante per la generazione di 310,4 miliardi di euro di valore aggiunto: il 17,5% del PIL italiano non potrebbe essere generato senza la risorsa acqua.

Da un punto di vista occupazionale il comparto cresce annualmente (sempre nel periodo 2013-2019) del +1,7%, il doppio rispetto a quello ottenuto dalla media delle imprese italiane e superiore alla media del settore manifatturiero, che è rimasto sostanzialmente fermo nel periodo (+0,1%). In pratica, se si considerasse il ciclo idrico esteso come un unico settore, si posizionerebbe come secondo comparto industriale per crescita occupazionale nel periodo 2013-2019, su 50 settori censiti.

Il Libro Bianco mette in evidenza che l’Italia è un Paese ad alta vulnerabilità climatica (al penultimo posto in Europa prima della Romania), con una rete infrastrutturale obsoleta (60% delle infrastrutture idriche italiane ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni), che disperde quasi la metà dell’acqua (47,6%, il doppio della media europea). Anche quest’anno l’Italia rimane in fondo alla classifica europea per investimenti nel settore idrico, con 40 euro per abitante all’anno (60 euro in meno per abitante rispetto alla media europea). Le differenze nel tasso di investimenti – continua lo studio – sono legate anche alle discrepanze nei livelli tariffari, che vedono l’Italia nella seconda metà della classifica europea, con una tariffa pari a 2,08 euro/m3, la metà di quella francese (4,03 euro/m3). Una tariffa contenuta – sostiene lo studio –  rischia di deresponsabilizzare il consumo in un Paese tra i più idrovori di Europa, con 153 m3 di acqua prelevata per uso potabile per ogni abitante all’anno (secondo Paese dell’Unione Europea, il doppio della media europea, due volte la Francia e quasi tre volte la Germania) e 200 litri pro capite annui di acqua minerale in bottiglia, che posizionano il Paese come primo al mondo in questa classifica.

L’Italia può però contare su una buona qualità dell’acqua (84,8% di acqua potabile proviene da fonti sotterranee, che richiedono minori processi di trattamento per la potabilizzazione perché naturalmente protette, 20 punti percentuali sopra la media europea) e modelli di produzione agricoli sostenibili (15% del terreno agricolo è dedicato all’agricoltura biologica, quarto Paese sui 28 Paesi europei). Il Paese ha inoltre una dotazione tecnologica e competenze all’avanguardia: ci 6 posizioniamo al quinto posto in Europa per richieste di brevetto per tecnologie applicate ai sistemi di filtraggio, smaltimento e purificazione delle acque (67 in totale nell’ultimo anno, rispetto ad una media europea di 36).

L’acqua – conclude lo studio – può quindi diventare la risorsa chiave per il rilancio sostenibile del Paese. A tale scopo, occorre definire un intervento, a livello nazionale e di natura sistemica, che possa intervenire sui fattori ostativi e valorizzare i fattori acceleratori per lo sviluppo della filiera estesa dell’acqua.