Rapporto sulla certificazione energetica degli edifici

Il “Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici”,  recentemente presentato da Enea e Cti, fornisce una panoramica dell’implementazione della certificazione energetica del parco edilizio nazionale, in particolare attraverso valutazioni approfondite delle caratteristiche costruttive e degli aspetti energetici degli immobili italiani, ricavati dagli Attestati di Prestazione Energetica (APE). Le valutazioni svolte si basano su dati raccolti attraverso il Siape (Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica) e su quelli forniti dalle singole Regioni e Province Autonome nel periodo 2016-2019, facendo riferimento a un campione di circa 4.500.000 APE per le analisi generali e di quasi 2.000.000 di APE per le analisi di dettaglio.

Gli attestati analizzati riguardano per l’85% il settore residenziale e per il 15% a quello non residenziale. Nel Rapporto le analisi degli andamenti per destinazione d’uso sono approfondite anche secondo la motivazione che ha portato alla redazione dell’APE e la classificazione del D.P.R. 412/1993, dalla quale emerge una prevalenza di attività commerciali, uffici e attività industriali e artigianali per il settore non residenziale.

L’analisi del settore residenziale mostra che oltre il 60% del campione dati è caratterizzato da scarse prestazioni energetiche, ricadendo nelle classi energetiche F e G, mentre quasi l’8% appartiene alle classi energetiche più alte (A4-B); tuttavia, si evidenzia un miglioramento della qualità energetica degli immobili, con un aumento percentuale degli APE relativi alle classi energetiche A4-B nel periodo di emissione 2016-2019, dovuto all’applicazione delle politiche energetiche nel settore delle costruzioni.

Il settore non residenziale presenta una quota maggiore di immobili nelle classi energetiche C e D (oltre il 30%) rispetto a quello residenziale e oltre il 10% degli APE nelle classi energetiche A4-B, indicando una più elevata propensione a intraprendere azioni indirizzate alla riduzione dei consumi energetici. L’andamento nel periodo di emissione 2016-2019 mostra l’aumento della percentuale di unità nelle classi energetiche migliori (A4-B), seguito da una diminuzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche intermedie (C-E). Le valutazioni relative all’anno di costruzione evidenziano che la maggior parte del parco edilizio nazionale risale al periodo tra il 1945 e il 1972, motivando in parte l’elevato numero di immobili nelle classi energetiche peggiori. Inoltre, le analisi sulla motivazione di redazione dell’APE mettono in luce una prevalenza di passaggi di proprietà e locazione (oltre l’80% dei casi), procedure che si limitano a fotografare la situazione esistente, senza comportare interventi di miglioramento della prestazione energetica. Le altre motivazioni evidenziano che il 3,7% degli APE analizzati è relativo a ristrutturazioni importanti, seguito dalle nuove costruzioni (3,4%) e dalle riqualificazioni energetiche (2,7%). Ugualmente significative sono le analisi dell’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile EPgl,nren, dell’indice di prestazione energetica globale rinnovabile EPgl,ren, dell’indice di prestazione termica utile per la climatizzazione invernale EPH,nd e delle emissioni di CO2, che, nel periodo di riferimento, mostrano andamenti nella direzione della riduzione dei fabbisogni energetici e dell’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili. In particolare, i risultati delle indagini sull’EPgl,nren evidenziano dei trend discendenti sia in funzione dell’eventuale intervento migliorativo, dichiarato nella motivazione dell’APE, che dell’anno di costruzione dell’immobile.

Questi risultati sono attribuibili principalmente all’adempimento degli obblighi legislativi in materia di prestazione energetica e all’attuazione di interventi migliorativi, fortemente incentivati negli ultimi anni.

Gli andamenti dell’EPgl,nren e dell’EPgl,ren, per classe energetica e per i settori residenziale e non residenziale sono approfonditi secondo la classificazione per destinazione d’uso del D.P.R. 412/1993.

Gli immobili residenziali mostrano su tutto il settore una corrispondenza tra i valori medi dei due indici e la classe energetica, la quale peggiora al crescere dell’EPgl,nren e migliora all’aumento dell’EPgl,ren. Queste condizioni di proporzionalità non si verificano per il settore non residenziale, composto da immobili contraddistinti da una grande varietà di servizi forniti, di esigenze energetiche e caratteristiche del sistema fabbricato-impianto. Per questi motivi, inoltre, il settore non residenziale è generalmente contraddistinto da valori medi più elevati di EPgl,nren e EPgl,ren rispetto a quello residenziale, a parità di classe energetica, motivazione o anno di costruzione. In entrambi i settori sono visibili gli effetti dei vincoli normativi legati alla produzione di energia da fonti rinnovabili per nuove costruzioni e ristrutturazioni importanti, generalmente afferenti alle classi energetiche migliori, caratterizzate dai valori medi più elevati di EPgl,ren.

Completano il Rapporto una dettagliata ricostruzione del quadro legislativo e di normazione tecnica di riferimento e la descrizione della metodologia di trattamento dei dati analizzati. Il Rapporto include, inoltre, una serie di prospetti tematici che sintetizzano vari aspetti della gestione della certificazione energetica da parte delle Regioni e Province Autonome. Vengono quindi messe in luce le specificità delle singole politiche locali e i progressi compiuti nell’uniformare l’applicazione della certificazione energetica a livello nazionale rispetto al periodo antecedente al 2015. Al contempo vengono evidenziali i margini di miglioramento che il sistema può ancora adottare, soprattutto relativamente alla qualità delle informazioni riportate nell’APE e al meccanismo dei controlli degli attestati.