Un nuovo rapporto del Joint Research Centre – JRC, il servizio scientifico interno della Commissione Europea, affronta il problema della povertà energetica in Europa, rivelando che oltre 50 milioni di persone nell’UE non sono in grado di permettersi i servizi energetici essenziali necessari per garantire un tenore di vita dignitoso.
Gli esperti del JCR hanno analizzato 31 progetti di ricerca e innovazione finanziati dall’UE in 30 paesi europei (UE28 + Norvegia, Serbia e Macedonia settentrionale) per testare l’efficacia dei diversi approcci per combattere la povertà energetica.I progetti di tecnologie digitali, in cui la tecnologia dell’informazione e della comunicazione è utilizzata per ridurre il consumo di energia nelle famiglie che vivono principalmente in complessi di edilizia popolare – sostiene il rapporto – hanno dimostrato che i controlli intelligenti, ad esempio, possono portare a una riduzione delle bollette energetiche. Tuttavia, l’efficacia delle soluzioni dipende da una varietà di fattori tecnici, geografici, sociali e culturali. Una mancanza di esperienza nella gestione della tecnologia o bassi tassi di alfabetizzazione, ad esempio, limitano le opportunità di risparmio energetico.Il rapporto rileva invece che l’ostacolo da superare nei progetti di cambiamento comportamentale, consistenti in consigli su misura per incoraggiare buone pratiche di gestione degli impianti, attraverso visite a domicilio di un consulente dell’energia, è quello di coinvolgere i consumatori vulnerabili, principalmente a causa del loro disagio nel riconoscere la propria condizione.
I progetti di finanziamenti affrontano le barriere legali e finanziarie per migliorare gli edifici esistenti con sistemi ad alta efficienza. Tuttavia – evidenzia il rapporto – il retrofit energetico spesso non è sufficiente per ridurre i consumi, poiché i risparmi dipendono fortemente dal comportamento degli occupanti.
Lo studio fornisce quindi raccomandazioni per future iniziative di ricerca e progetti pilota. Le principali considerazioni che emergono sono le seguenti.
Necessità di più progetti incentrati specificamente sulle esigenze dei consumatori vulnerabili e sugli aspetti sociali più ampi della povertà energetica. Infatti, i progetti esaminati si concentrano principalmente sulla riduzione dei consumo per obiettivi economici e climatici e la riduzione della povertà energetica è spesso solo uno scopo collaterale.
Attualmente esiste una distribuzione geografica irregolare di progetti e investimenti. Le organizzazioni attive nei progetti di povertà energetica sono concentrate in alcune aree, non sempre corrispondenti alle aree maggiormente colpite da problemi di povertà energetica. I progetti futuri dovrebbero cercare di coprire più aree geografiche e aumentare la partecipazione dei paesi sottorappresentati.
La maggior parte dei progetti si rivolge ai consumatori che vivono in case popolari. Questo approccio mirato esclude molte famiglie bisognose, soprattutto in quei paesi con un basso livello di offerta di alloggi sociali, come l’Europa orientale e i paesi del Mediterraneo.
Incoraggiare la partecipazione delle principali parti interessate come i gestori dei sistemi di distribuzione, i servizi pubblici e i produttori di tecnologie ai futuri progetti di innovazione che affrontano la povertà energetica per ottimizzare i risultati.
Sviluppare nuovi indicatori di successo del progetto in quanto il risparmio energetico ed economico potrebbe non essere appropriato in caso di povertà energetica. Indicatori come il valore di mercato aggiunto alla proprietà, maggiore comfort, salute o benessere dovrebbero essere studiati.
Migliore pubblicazione e diffusione dei risultati dei progetti per facilitare l’adozione degli insegnamenti tratti e delle conclusioni.
Ultimo ma non meno importante – conclude il rapporto – coinvolgere i consumatori fin dalle prime fasi delle attività del progetto, basandosi su un senso di comunità e valori e obiettivi condivisi, può aiutare a garantire la partecipazione dei consumatori durante e dopo le attività del progetto.