Il recente rapporto “Ozone-depleting substances 2016” dell’Agenzia europea per l’Ambiente presenta dati aggregati sulle sostanze dannose per l’ozono (Ods-ozone depleting subsstances) nell’Unione Europea.
Il rapporto copre 28 Paesi e contiene informazioni di base e informazioni sulle disposizioni istituzionali, sulla procedura di segnalazione e sulla terminologia chiave. I risultati sono inclusi per le seguenti transazioni di sostanze controllate: produzione, importazione, esportazione, consumo, distruzione, impiego di materie prime e utilizzo di agenti di processo. Sono inoltre presentati dati di produzione, importazione e esportazione di nuove sostanze.
Nel 1989 – ricorda il rapporto – è entrato in vigore il protocollo di Montreal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono. Il protocollo comprende oltre 200 singole sostanze con un elevato potenziale di esaurimento dell’ozono, inclusi i clorofluorocarburi (Cfc), haloni, tetracloruro di carbonio (Ctc), 1,1,1-tricloroetano (Tca), idroclorofluorocarburi (Hcfc), idrobromofluorocarburi (Hbfcs) bromoclorometano (Bcm), tutti indicati come “sostanze controllate”. Nell’ambito dell’Unione Europea, le sostanze nocive per l’ozono sono coperte dal regolamento (CE) n. 1005/2009 (denominato regolamento Ods). Il regolamento ODS dell’Ue è più rigoroso delle norme del protocollo di Montreal e comprende anche sostanze aggiuntive.
Il protocollo è stato modificato per disciplinare gli idrofluorocarburi (Hfc) nell’ottobre 2016, a Kigali, in Ruanda. Sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo hanno assunto impegni obbligatori per ridurre la produzione e il consumo di Hfc nei prossimi tre decenni.
I dati chiave del 2016, rispetto al 2015, evidenziati nel rapporto sono:
-le importazioni di Ods dell’Unione sono scese del 15%;
– le esportazioni sono diminuite del 17%;
-la produzione è calata dell’1%;
-la distruzione è scesa del 26%.
– il consumo totale (produzione + import-export-distruzione) delle Ods diminuito del 13%.