Secondo l’analisi trimestrale del sistema energetico italiano realizzata dall’Enea, nei primi sei mesi del 2016 il prezzo del chilowattora per le imprese italiane con consumi medio-bassi (tra 20 e 500 MWh annui) è diminuito del 6% raggiungendo 17,7 centesimi di euro, rispetto a 18,9 centesimi dello stesso periodo del 2015. In tal modo la differenza tra il prezzo italiano e quello medio dell’unione Europea è scesa in termini assoluti da 6,3 centesimi di euro a 5,5. L’indagine rivela inoltre che i consumi totali di energia primaria sono diminuiti dell’1% mentre il prezzo del gas naturale si trova al limite più basso degli ultimi 5 anni (inferiore a 25€/MWh), in particolare per le imprese energivore con consumi annui superiori a 25 milioni di m3.
L’analisi evidenzia anche un miglioramento dell’Indice Ispred, indice di Sicurezza energetica, Prezzo dell’energia e Decarbonizzazione, elaborato dall’Enea per valutare insieme gli obiettivi di decarbonizzazione al 2020 e al 2030, i prezzi dell’energia e la sicurezza energetica. Al riguardo, a metà 2016, l’Italia presentava un soddisfacimento del 64%, in crescita rispetto al 61% raggiunto lo scorso anno.
La riduzione dei consumi di energia primaria – rileva l’Enea – è in parte attribuibile al minor consumo di gas per il riscaldamento, a causa del clima mite. Al contrario, il ricorso al gas naturale è aumentato, sia per la generazione elettrica (+10%) sia per la produzione industriale (+2,5%).
Nel settore elettrico, la generazione da fonti rinnovabili non programmabili si è attestata in media al 14% della domanda, sui livelli del massimo storico del primo semestre 2015.
Le emissioni di CO2, nel semestre, hanno registrato un calo (-1,4%), in particolare quelle legate alla generazione elettrica (-6%), a causa del minor ricorso a combustibili solidi (-20%). Una riduzione si nota anche nel settore civile (-2,6%), mentre nei trasporti si rileva una crescita (+2,3%).