Scenari negativi per il sistema energetico italiano

Dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’Enea, emerge che nel primo semestre del 2018 i consumi di energia primaria in Italia sono cresciuti del 3,2% rispetto allo stesso periodo 2017, trainati da trasporti (+2,2%) e settore industriale (+2,6%).

A livello di fonti energetiche si registra un incremento del consumo di petrolio (+4,5%), che interrompe un trend di riduzione in atto dal 2016, mentre risultano in calo sia il gas naturale (-1,6%), dopo tre anni di aumenti, che il fotovoltaico (-10%), nonostante la crescita delle rinnovabili nel loro insieme (+9%).

L’Analisi evidenzia incrementi generalizzati dei prezzi di tutte le commodity energetiche, soprattutto greggio (+32%, ai massimi dal 2014) e gas (+17%, ai massimi dal 2013) con un impatto significativo sui prezzi della borsa elettrica (+5% nel semestre, +20% nel II trimestre rispetto allo stesso periodo 2017). Inoltre, i prezzi dei permessi di emissione di anidride carbonica a carico dei produttori elettrici sono più che triplicati negli ultimi 12 mesi.

Si registra anche un nuovo peggioramento (-9%) dell’indice ISPRED elaborato dall’Enea per monitorare la transizione energetica: si tratta del decimo decremento consecutivo in relazione al deterioramento di tutte e tre le sue componenti: prezzi, decarbonizzazione, sicurezza energetica.

La riduzione delle emissioni nel primo semestre 2018 è stata dello 0,7% rispetto al I semestre 2017, segnando una sostanziale stabilità negli ultimi due anni, mentre gli obiettivi europei richiederebbero una discesa molto più rapida. A frenare la decarbonizzazione anche la quota di FER sui consumi finali che, per il quarto anno consecutivo, si attesta sui valori raggiunti nel 2015 soprattutto per i modesti incrementi di potenza fotovoltaica ed eolica.

In negativo anche la sicurezza energetica (-2%) a causa degli indicatori riferiti al sistema petrolifero e ai margini della raffinazione (sui minimi degli ultimi 3 anni per la risalita del petrolio) e per la minore diversificazione delle importazioni di gas, con la Russia che nel semestre è tornata al 50% del totale. Per quanto riguarda i prezzi, la componente dell’indice ISPRED segna un -12% per gli aumenti al dettaglio conseguenti agli incrementi sui mercati internazionali; infine, ancora una volta il gasolio italiano resta il più costoso dell’Unione europea anche al netto delle imposte.